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Per un 8 dicembre di lotta e futuro, secondo appuntamento al Presidio Permanente dei Mulini

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Ci siamo ritrovat* oggi pomeriggio al campo sportivo di Giaglione. Tra il freddo delle montagne innevate e le mascherine, per tutelarci dal covid-19, erano gli occhi a regalare emozioni, in questa giornata che è per noi storica, dove nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2005 le forze dell’ordine invadevano l’allora presidio di Venaus e colpivano i presidianti del tempo con l’intento di fare male. Da quella giornata ad oggi sono passati 15 anni e noi c’eravamo, ci siamo – ancora – e senza dubbio possiamo affermare che ci saremo sempre.

Tra sorrisi e tanta voglia di far brillare queste giornate di avvicinamento all’8 dicembre, una volta arrivati al campo sportivo di Giaglione ci siamo confrontat* e abbiamo deciso di raggiungere le/i presidianti ai Mulini.
Loro sono i nostri occhi e le nostre orecchie, giorno dopo giorno, con la pioggia, la neve e il forte vento valsusino che in questa stagione fischia tagliente e gelido sulla vallata. Sono tant* giovani No Tav che con coraggio lottano costantemente per conquistare un futuro vivibile e dignitoso per tutte e tutti.
Oggi abbiamo deciso di raggiungerli e portargli il nostro calore, oltre che un po’ di viveri per proseguire la permanenza in quel luogo incantato che Telt, il Governo e la Regione Piemonte vorrebbero distruggere. Un governo che sceglie di rinunciare alla meraviglia della Terra, alle sue opere naturalistiche e storiche, come il meraviglioso esempio di archeologia industriale che è il Mulino della Val Clarea, è un governo che non ha a cuore il bene delle persone che vivono i territori. La brutalità con cui continua a concedere a Telt la possibilità di agire in quel cantiere mortifero, per di più in un momento come questo dove la sanità urla l’esigenza di ricevere fondi perché al collasso a causa della pandemia, dimostra la cifra che ne delinea gli obiettivi scellerati che sanno guardare sempre e solo al portafogli di un ristretto numero di persone, e mai alle vere esigenze di tutte e tutti.

Non ci stupisce che le/i giovani No Tav guardino a questa classe dirigente come fallita perché fallimentare è il modello fin ora proposto, il pianeta ci sta chiedendo di interrompere all’istante tutte le opere che lo stanno danneggiando. Il Tav rientra tra le opere inutili e dannose, per noi tutt* e per l’intero pianeta. I/le giovani che oggi presidiano i Mulini con grande forza e coraggio, sono giovani che vogliono resistere alla devastazione dei territori perché equivale alla distruzione anche del loro futuro, ma non solo. Lottare oggi contro chi vuole sfruttare il pianeta, significa costruire un futuro anche per chi oggi ancora non ha un nome e una storia, significa avere obiettivi alti e puri che sanno guardare lontano e che mettono al centro il rispetto per l’ambiente, la solidarietà tra le persone, la dignità della vita e del lavoro, la salute di tutte e
tutti.
Così oggi, ci siamo messi in cammino verso il Presidio Permanente dei Mulini e ad un certo punto, arrivati sul sentiero, abbiamo incontrato il solito cancello di ferro a sbarrare la strada. Un ammasso di ferraglia piantata nella roccia, uno sfregio alla natura. Non ci siamo minimamente lasciat* intimorire e abbiamo deciso di prendere i sentieri per scendere ai Mulini. Così, una volta arrivati, dopo aver ritrovato diversi sguardi che da un po’ non incrociavamo, siamo sces* verso le recinzioni del cantiere.

Abbiamo subito iniziato con la battitura e con alcuni cori, mentre altr* No Tav avevano acceso qualche fuocherello per riscaldarsi viste le temperature poco miti. Così le forze dell’ordine, si vede che “fin troppo”
infastidite (di già), hanno cominciato a sparare con l’idrante per spegnere i fuocherelli. Non contente, hanno cominciato a sparare anche candelotti di lacrimogeni che subito abbiamo spento, evitando così anche a chi è meno-giovane di dover respirare inutili gas tossici e carcerogeni. Come al solito constatiamo che le “nostre” forze dell’ordine applicano la “legge della valsusa” e cioè che con il silenzio e la connivenza di Questura, Ministero dell’Interno e Governo, in Val Susa si utilizzano pratiche che non sono consentite nemmeno in guerre interazionali. Ma questo non ha fermato i/le No Tav che con energia hanno continuato
a intonare cori, sfuggendo prontamente ai lacrimogeni.
Giornate come queste ci fanno sentire più vicini a Stella, Mattia, Dana, Fabiola, Emilio, Stefanino e tutt* le/i compagni che oggi non sono potut* essere con noi perché ristretti nelle loro libertà da un disegno repressivo al quale continueremo ad opporci finché non li vedremo nuovamente al nostro fianco sui sentieri della Clarea.
Ci vedremo dunque martedì 8 dicembre, al Presidio di San Didero per celebrare i 15 anni della liberazione di Venaus, 15 anni di instancabile lotta che hanno fatto la storia di tutte e tutti noi, vicini e lontani. 15 anni nei
quali abbiamo costruito un’infinità di piccole e grandi mobilitazioni.

L’appuntamento è dunque per martedì 8 dicembre, dalle ore 11, al Presidio di San Didero. Si consiglia per chi arriva da Torino di lasciare l’auto a Borgone, e chi arriva da Bardonecchia a Bruzolo, e venire su a piedi, in fila indiana, lungo la statale.

Avanti No Tav! Fino alla vittoria!

Da notav.info

 

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