
Ponte sullo Stretto: la Corte dei Conti boccia Salvini
La Corte dei Conti ha inflitto un duro colpo al progetto del ponte sullo Stretto, evidenziando buchi e falle enormi nel procedimento che avrebbe dovuto rilanciarne la realizzazione.
da notav.info
Nelle carte dei magistrati contabili si legge di passaggi motivati in modo incompleto, di prescrizioni mai rispettate, di costi lievitati senza spiegazioni convincenti e di un’assenza clamorosa: il parere del consiglio superiore dei lavori pubblici, che per legge avrebbe dovuto esprimersi. In altre parole..un iter totalmente pasticciato e portato avanti a solerti colpi di propaganda.
A uscirne sconfitto è prima di tutto il Ministro Matteo Salvini, che aveva fatto del ponte uno dei suoi cavalli di battaglia. Dopo mesi di annunci trionfali, di conferenze stampa e di promesse roboanti, la Corte dei Conti restituisce un’immagine opposta: un progetto zoppicante, contestato e privo di fondamenta solide. Per il leader della Lega, che aveva spinto con urgenza su questo dossier per mostrare muscoli politici, la bocciatura suona come un’umiliazione pubblica.
Ma non si tratta solo di una figuraccia politica. I rilievi dei giudici hanno anche dimostrato divergenze inspiegabili nelle stime dei costi, dubbi sul piano tariffario e persino l’ipotesi che l’aumento complessivo delle spese renda obbligatoria una nuova gara d’appalto secondo la normativa europea. Tutto ciò mette il governo davanti a un bivio scomodo: o rispondere in tempi stretti, fornendo chiarimenti che finora evidentemente non sono stati capaci di dare, oppure ritirare il provvedimento ammettendo il fallimento.
Il ponte sullo Stretto si conferma così un grande fantasma delle politiche infrastrutturali italiane: evocato da decenni come miraggio di modernità, si infrange puntualmente contro la realtà di numeri che non tornano, di procedure viziate e di una società sempre più consapevole dei rischi ambientali e sociali.
Questa volta però la sconfitta pesa ancora di più perché a rimanere esposto è il governo stesso, che aveva scelto di intestarsi il progetto senza tentennamenti. Salvini, che in più occasioni aveva liquidato le critiche come chiacchiere da ambientalisti, si ritrova ora con un dossier che non regge al setaccio tecnico di un organo istituzionale.
Una vicenda che dimostra, ancora una volta, come dietro la retorica delle grandi opere si nascondano spesso cantieri fragili, procedure viziate e interessi poco chiari. Ed è proprio in queste crepe che si inseriscono le lotte territoriali, quelle che da anni denunciano sprechi e speculazioni, opponendosi a progetti calati dall’alto e privi di reale utilità. La partita del ponte non è chiusa, ma la bocciatura della Corte dei Conti offre nuovo slancio a chi continua a difendere il proprio territorio e a rivendicare alternative concrete e basate sui bisogni reali di tuttə noi.
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