Roma: Perchè sostenere la battaglia No Lidl!
Da circa sei mesi una battaglia è iniziata nel quadrante est della città di Roma, dove gli abitanti e le realtà sociali della zona si oppongono alla devastazione di un’area verde e alla costruzione di un ennesimo supermercato LIDL. Diverse sono le fasi che hanno portato il Comitato no cemento a Roma Est al corteo di Sabato 19 dicembre che ha visto centinaia di abitanti attraversare il quartiere assieme a studenti e occupanti di case. Si è passati dalle assemblee di piazza, agli incontri negli spazi sociali, alle interminabili attese negli uffici comunali in cerca di risposte dalle istituzioni, alle irruzioni nelle commissioni capitoline che sbarravano le porte terrorizzati dall’avere dei cittadini infuriati che chiedevano conto del loro operato. Si è poi giunti a quindici giorni di picchetto dall’alba al tramonto e al blocco dell’ingresso delle betoniere nel cantiere illegale.
La battaglia è contro un supermercato ma si tratta anche di molto altro. Come la Valsusa, intervenuta telefonicamente durante un picchetto, ha da tempo insegnato, opporsi ad un cantiere inutile e dannoso per la collettività, significa lottare per riconquistare il diritto a determinare la propria esistenza. Significa riuscire a riaffermare che gli abitanti non sono esseri impalpabili che attraversano le strade e le piazze per recarsi dall’ufficio al dormitorio passando per qualche centro commerciale e il campo da calcetto. Ma che invece sono fisicamente presenti e determinati. Soprattutto vogliono, senza delegare a nessuno questo compito, decidere come il luogo dove vivono deve trasformarsi.
Bloccando le betoniere si aspira a costruire una città in cui le persone hanno il potere di stabilire cosa verrà fatto o non verrà fatto nel quartiere in cui vivono. Davanti ai cancelli si immagina che quella comunità creatasi attorno alla lotta sia allargata a tutto il quadrante; per cogliere non solo il piacere di conoscere chi fino a ieri era solo un vicino e oggi invece è un compagno, ma anche l’entusiasmo, domani certezza, di poter determinare oggi il blocco del cantiere e domani il completo realizzarsi dei nostri bisogni.
Probabilmente è da lotte come questa che si può produrre una presenza nei territori e quella ricomposizione sociale ben rappresentata da tutti coloro che si sono avvicinati alla battaglia, costretti per una volta a scegliere da che parte stare nella sana frattura creatasi nel quartiere.
A seguire il Comunicato del Coordinamento No Cemento est in seguito al corteo del 19 Dicembre verso un nuovo anno di lotta:
Contro cemento e inquinamento, anche nel 2016, vogliamo cambiare il destino di questo quartiere e delle nostre vite.
Il 19 dicembre un corteo composto da centinaia di persone, abitanti, occupanti di casa, studenti e precari, si è mosso da Piazza Malatesta e ha percorso strade e piazze del Prenestino e della Marranella per terminare a Largo Preneste, dopo aver sostato di fronte al “cantiere della vergogna” che la multinazionale Lidl con arroganza porta avanti forte del silenzio connivente delle istituzioni.
Nel giro di pochi mesi la violenza del cemento e l’ingordigia di profitto hanno devastato un’area coperta di vegetazione spontanea e alberi ad alto fusto. Un pezzo del nostro territorio destinato a parco archeologico, protetto da un vincolo per le sue caratteristiche paesaggistiche e archeologiche, e deterrente per natura al rischio di alluvioni e inondazioni dovuti all’impermeabilizzazione da cemento del suolo.
Una potente multinazionale che vende merce scadente, votata allo sfruttamento di manopera, metro dopo metro, sta spianando la strada a nuove colate di cemento e speculazioni, in un quartiere dove mancano aree di verde esteso e spazi fruibili dagli abitanti, e sta consolidando un modello di lavoro sottopagato quando non sfacciatamente gratuito. E proprio in quel supermercato, a sistemare merci sugli scaffali e vendere prodotti della grande distribuzione, la “Buona Scuola”, che prevede un periodo obbligatorio di alternanza scuola-lavoro, vorrebbe gli studenti delle scuole superiori della zona. Gli stessi che da più di un anno scendono in piazza contro questa riforma targata Renzi, che vuole impiantare sul mondo dell’istruzione il modello privatistico aziendale della competizione e dello sfruttamento.
Su quella che era un’area verde si sta costruendo un supermercato che porterà l’aumento di traffico e quindi di inquinamento: le polveri sottili che ci costringono a respirare non accennano a diminuire e i livelli sono ben al di sopra dei parametri di legge, rappresentando una minaccia concreta per la salute di tutti, in particolare di anziani e bambini. Mentre l’Italia ha il primato nell’unione europea di morti per tumori legati all’inquinamento, il governo taglia fondi alla sanità e propina come soluzioni per la città inutili blocchi del traffico e targhe alterne.
Per questo le persone non sono restate a guardare. Contro un modello di gestione dei territori votato al profitto privato e all’avidità di suolo a scapito della qualità della vita e della salute, fin dal mese di maggio, dopo i primi alberi abbattuti, sono iniziati i primi turni di fronte al cantiere per ostacolare i lavori. Una forma di lotta che ha visto diverse generazioni ed esperienze dare il proprio indispensabile contributo mettendo in gioco i propri corpi. Un insegnamento vero e reale dello stare insieme nei territori che viviamo, dai momenti di socialità e di discussione in strada a quelli di tensione con le forze dell’ordine, inviate puntualmente a difesa di un cantiere inutile e dannoso oltre che illegale . Un’analogia con il militarizzato cantiere in Val Susa, contro cui una comunità intera ha messo in gioco sé stessa per difendere la propria terra dalla devastazione di una enorme opera inutile e dannosa. Una vicinanza espressa dal movimento notav intervenuto durante un picchetto a sostegno del presidio.
Anche se i lavori del Lidl stanno andando avanti, ormai nessuno può far finta di niente: la cementificazione rischia di estendersi a macchia d’olio e distruggere tutto il comprensorio “Ad duas lauros”, tra Via Acqua Bullicante e Centocelle, che da possibile parco archeologico e museo diffuso rischia di trasformarsi nell’ennesima e inutile distesa di cemento che riempirà unicamente le tasche dei soliti palazzinari in una città con tante case senza persone e tante persone senza casa.
Saremo li a vigilare a partire dalle assemblee del Coordinamento No cemento a Roma Est il prossimo anno e dal ricorso al TAR in arrivo di giudizio.
No Cemento Roma Est
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