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Venite a Genova è un’unica battaglia

Ci rivolgiamo direttamente a voi come coordinamento Verso Genova2011 oggi riunito, prendendo spunto dall’appello girato in rete per la grande fiaccolata dell’8 luglio a Torino. Lo facciamo perché crediamo siano utili le relazioni tra il vostro percorso e il nostro. E che sia bene siano dirette e il più possibile unitarie e condivise.

La vostra mobilitazione ci dimostra come le questioni di un diverso modello di sviluppo, capace di rispettare ambiente e comunità umane non sia più eludibile. Sempre di più l’attacco al nostro territorio ed al benessere delle generazioni che verranno si somma ad una progressiva sospensione delle prerogative democratiche che passa dalla militarizzazione dei territori, dall’espulsione delle comunità, dall’imposizione di infrastrutture inutili e costose. Abbiamo assistito con sgomento ai fatti di alcune settimane fa; fatti che, non ve lo nascondiamo, ci hanno riportato con la memoria a quanto accaduto a Genova nel luglio 2001.

 

Abbiamo visto e sentito cose che non avremmo più voluto sentire e vedere: un’intera valle militarizzata, le tende del vostro campeggio devastate, i lacrimogeni usati in spregio alla salute delle persone e dell’ambiente e la solita arroganza di chi pensa che la forza sia l’unico strumento politico possibile per determinare le scelte. Fatti che hanno permesso ad una certa stampa di rispolverare termini e appellativi come si fece nel 2001, non esitando a paragonare – ma esclusivamente per questo – i due percorsi.

Noi però crediamo siano altre le analogie tra le vostre lotte e Genova; abbiamo assistito infatti anche a qualcosa di più forte che richiama la memoria (e non solo) di quei giorni genovesi di cui quest’anno ricorre il decennale: la forza di migliaia di persone, unite, che hanno continuato a lottare per un diverso mondo possibile, nonostante tutto e tutti. La vostra lotta, il diverso modo di concepire i trasporti, il modello di società, l’ambiente e i rapporti sociali in questo nostro Paese devastato culturalmente – oltreché socialmente ed economicamente – sono una delle battaglie fondamentali di oggi per un altro mondo possibile.

Noi ci siamo impegnati in questo anno con questo spirito per organizzare il decennale. Abbiamo trovato uno slogan semplice ma a nostro modo di vedere efficace: loro la crisi, noi la speranza. Non una festa quindi, non una riappacificazione per qualcuno e neanche solo e soltanto la riflessione e il ricordo di quanto accadde in quei giorni tragici. Abbiamo voluto e creduto che Genova potesse rappresentare un nuovo inizio, attualizzando e recuperando un bagaglio di saperi e di lotte attorno ai temi del reddito, del lavoro, della precarietà, dei beni comuni, della partecipazione, della cultura, della democrazia reale, contro la globalizzazione della miseria che tende ad impoverire costantemente chi ha già meno.

Questa idea di mondo è fallita miseramente da tempo e noi lo vogliamo
continuare a ribadire. L’ultima settimana di luglio, quella dal 19 al 24, è per noi solo l’ultima tappa di un programma vasto che è partito il 24 giugno scorso. Sarà la settimana in cui le dinamiche nazionali s’incontreranno con le aspirazioni e le idee locali con quello spirito unitario che abbiamo voluto imprimere fin da subito. Saranno come dicevamo le giornate di ricordo a Carlo, ai fatti della Diaz e di Bolzaneto, alle centinaia di bastonate prese in piazza ma saranno soprattutto le giornate della possibilità di rilanciare insieme una nuova agenda di lotte e di tematiche anche alla luce dello straordinario  risultato referendario.

In particolare, la giornata per noi  più importante – unitamente alla manifestazione del 23 luglio, sarà proprio il 24 luglio con l’Assemblea Internazionale. Nella convinzione che la prossima fase di movimento non potrà prescindere della grande battaglia di popolo della Valsusa, noi le offriamo a voi, così come le offriamo a tutte le pratiche di resistenza e alternativa che vivono nel nostro paese, come luogo fisico e politico perché siamo davvero convinti che le giornate di Genova 2011 non si chiudono con la sacrosanta malinconia del ricordo ma, che la battaglia per un altro mondo possibile oggi è attualissima e continua per i nostri diritti e per i diritti di chi ancora oggi, non può nemmeno rivendicarli.

Con stima e affetto

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