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Chi scrive la post-fazione?

Nella politica italiana a soddisfare la fame dei mercati e scrivere la post-fazione, ha deciso di pensarci Napolitano. Principale fautore della possibilità di costruire un governo “tecnico / di salute pubblica / di unità nazionale”, Napolitano si pone di fatto come garante da un lato del pensionamento del Cavaliere e dall’altro come garante dell’approvazione in tempi brevi della legge di stabilità richiesta dall’Europa.

Il maxi-emendamento alla legge di stabilità con le misure richieste dalla Ue non è ancora conoscibile in toto, però le sue fondamenta le conosciamo bene: liberalizzazione dei servizi pubblici locali compreso aggiramento del referendum sull’acqua; norma che definisce “aree di interesse strategico nazionale” i cantieri della Torino-Lione; maggiore flessibilità in uscita dai contratti di lavoro; innalzamento dell’età sul pensionamento di vecchiaia a 67 anni per tutti (uomini e donne). Insomma tutte quelle norme di macelleria sociale contro cui movimenti e sindacati si stanno battendo da anni.

Sul piatto della fine di Berlusconi il capitalismo italiano mette quindi diritti e privatizzazioni, piatto che ai partiti va più che bene, perché così garantiscono alle banche amiche un po’ di patrimonio pubblico con cui potersi arricchire. E tutti vissero felici e contenti.

Se “il problema non è la caduta ma l’atterraggio” quello che si prospetta ai lavoratori e disoccupati, ai precari e agli studenti, è un atterraggio senza paracadute. Con la beffa che dietro la regia c’è colui che è disegnato, dai grandi media di sinistra e a volte anche dai movimenti, come l’unico salvatore possibile, il Presidente della Repubblica Napolitano.

Nel nome dello spread e del verbo liberista si girerà l’ultima scena di Berlusconi presidente, scena voluta e plaudita da tutti perché come ammette Anna Finocchiaro “il problema non sono le dimissioni di Berlusconi che sono un fatto acquisito ma lo spread. Dobbiamo rassicurare i nostri creditori”.

E se per tutti noi stanno preparando un bel boccone avvelenato, a Berlusconi è probabile che concedano anche la buona uscita con qualche ultima legge ad personam su cui anche il famigerato PD chiuderebbe un occhio. Insomma, una post-fazione piuttosto scontata che mette a nudo come da Napolitano alle opposizioni passando per Berlusconi ci sia una unica linea di continuità basata sul neoliberismo, dottrina causa di questa crisi e delle precedenti, e che le uniche differenze stanno nelle lobby che una parte o l’altra ha intenzione di avvantaggiare.

Il post-berlusconismo ci mostra, inoltre, la debolezza di tutta la classe politica italiana partendo dalle opposizioni, che in queste ore sembrano più terrorizzate che sollevate dalla sconfitta del proprio avversario. Perchè chiunque si siederà sulla sedia di primo ministro sa che dovrà obbedire ai mercati e alle banche europee, e se per caso colui in passato ha ammiccato a battaglie come quella sull’acqua, farà presto a dimenticare tutto.

Ora  più che mai il “Que se vayan todos” dei movimenti è una necessita impellente perchè ora come mai sappiamo che Berlusconi o non Berlusconi tutti vogliono seguire un’unica strada.

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