Contrade: storie di ZAD e notav
Dopo due anni di faticoso lavoro collettivo, siamo lieti di annunciare l’uscita dell’edizione italiana di un libro importante, incentrato su due movimenti che hanno profondamente segnato le forme della partecipazione politica in Italia e in Francia.
collettivo «Mauvaise Troupe»
CONTRADE. Storie di ZAD e NOTAV
edizioni Tabor, Valsusa, 416 pagine, 12 euro
Dalla lotta contro l’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes
al movimento contro l’Alta velocità in Valle di Susa,
vite e territori in subbuglio si raccontano.
«… vinceremo, qui e altrove. Vinceremo anche contro noi stessi. Contro ciò che talvolta fa di noi non molto di più che dei tristi amministratori dell’esistente. Vinceremo, disputando a pietrate pezzi di territorio alla polizia, gettando lampi di luce negli occhi appannati dalla vita. Producendo il nostro cibo e mettendo in ginocchio un governo. Costituendo forze collettive e condividendo un pezzo di mondo con altri esiliati. Moltiplicando le comuni libere, generando le nostre culture e le nostre storie. Gli spazi in cui queste dieci, mille vittorie possono incontrarsi sono rari. Il notav e la zad sono tra questi. E ne ispirano altri. è questa la loro portata rivoluzionaria».
Da venerdì 22 dicembre lo troverete presso:
«La città del sole» – Bussoleno (aperta anche domenica 24 dicembre)
Infoshop Senza Pazienza, via Artisti 13/a, Torino
Centro di documentazione Porfido, via Tarino 12, Torino
Libreria Calusca, Via Conchetta, 10, Milano
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Pubblichiamo di seguito la prefazione all’edizione italiana:
Con la mia mano bruciata
scrivo della natura del fuoco.
Ingeborg Bachmann
Perché tradurre questo libro? La domanda non è retorica, visti i non pochi titoli che negli ultimi anni hanno trovato posto nelle librerie alla voce «notav». Ma nelle pagine che seguono prende forma un’operazione inedita. Innanzitutto perché si narrano anche le gesta del movimento che oltralpe si batte contro la costruzione di un nuovo aeroporto di lusso a Notre-Dame-des-Landes, nella Loira atlantica. Un’altra grande opera inutile, la cui consueta arroganza è stavolta accompagnata da uno sfrontato marchio di classe. In secondo luogo, perché non è solo la storia maggiore dei due movimenti a essere oggetto di narrazione, bensì anche – e soprattutto – le innumerevoli storie incrociate che vi hanno preso vita, come rivoli che si dipanano dal fiume o affluenti che ne rinforzano il corso principale. La stessa opera collettiva di traduzione e già la versione originale del testo sono esse stesse due storie minori nate da incontri inaspettati e, ci auguriamo, fertili di conseguenze a venire.
Il collettivo editoriale della Mauvaise Troupe non è nuovo a esperimenti di questo genere. Prima di questa pubblicazione aveva dato alla luce un testo altrettanto caleidoscopico e vertiginoso, Constellations, in cui si dipanavano le traiettorie impazzite di una generazione affacciatasi alla politica a cavallo del nuovo millennio, tra l’irrompere dei «no global» in Europa e l’esplosione in Francia del movimento studentesco e giovanile contro il contratto di primo impiego (Cpe). Due momenti che segnarono le esistenze di migliaia di giovani, cambiandone per sempre le traiettorie di vita.
Nel nostro Paese, in ciò che di paragonabile è accaduto dopo il G8 di Genova 2001, ha fatto la sua comparsa improvvisa il movimento notav, irrompendo in realtà da una storia già più che decennale. Forse non tutti sono disposti ad assumere che qui da noi c’è stato un prima e un dopo l’irruzione di questo movimento. Pochi possono negare che «Qui» sia successo qualcosa. Chi c’era da subito, chi l’ha attraversato, chi vi ha partecipato anche solo per un momento, chi è arrivato ed è rimasto, ha potuto apprezzare una diversa qualità nell’affrontare le sfide, comporre le differenze, accorciare le distanze. E questa qualità non è rimasta confinata in queste contrade, è scesa a valle, e in quel vasto mondo misterioso e magico della conflittualità sociale, ha lasciato un segno profondo del proprio passaggio.
Se questa sia stata anche la storia della zad non sta a noi dirlo, spetta al lettore scoprirlo, annotando le differenze, socializzando le proprie critiche, inventando forme nuove per ridare fiato a una storia comune.
Presentando due anni fa la prima edizione francese di questo testo, gli autori e le autrici precisavano che al centro della narrazione corale del libro c’erano i conflitti e si chiedevano – ci chiedevano – di cos’altro si sarebbe mai dovuto parlare, cosa c’era di più importante di cui discutere. Avevamo finalmente trovato qualcuno che parlava la nostra stessa lingua franca, seppur con accento diverso (ma è proprio questo il bello).
Quello che ci piace, della forma che la Mauvaise Troupe sa dare ai propri libri, è la tonalità particolare, al contempo leggera e affatto profonda, in grado di restituire peso e dignità tanto all’esperienza singolare quanto al grande momento di precipitazione, quando i destini sparsi si condensano e i soggetti presenti sul campo di battaglia sono obbligati a «fare insieme». Cercare nelle storie dei protagonisti – gente comune e vecchi militanti, realtà organizzate e cani sciolti – non quanto presumono di sapere o l’ideologia che affermano di seguire ma quel che sono trasportati a fare dalle circostanze esterne.
Molto spazio è concesso al racconto di vite ordinarie, variamente ma ugualmente scandite dal trinomio casa-lavoro-tempo libero, che avrebbero potuto procedere tranquille. Senonché qualcosa fa irruzione e diventa tutt’a un tratto impossibile continuare a vivere “come prima”, senza rispondere a quella vocina misteriosa (che non si capisce se sgorga dall’interno o prema dal di fuori). Sono storie di folgorazioni immediate e lenti processi di accumulo, che svelano la possibilità di un’esistenza altra.
Una delle osservazioni a nostro avviso più acute che troverete nelle pagine che seguono afferma che la natura delle lotte odierne ha «qualcosa di apertamente frattale». Si può dire lo stesso del libro che tenete tra le mani perché da qualunque punto o pagina lo si prenda, non si perde nulla della sua totalità. «Ciò che esse implicano di politico si diffrange su due livelli: innanzitutto lo scontro aperto col nemico, e poi la necessità di tenere insieme forze, slanci e aspirazioni disordinate senza per ciò allinearle».
Spesso i libri che analizzano o raccontano i movimenti sono opera di ricercatori che sterilizzano la materia bollente che trattano con il linguaggio clinico dello specialismo o, alla meno peggio, reporter che rubricano nel «già visto, già sentito» la più interessante delle situazioni. Questo testo è di tutt’altra natura: senza nulla sacrificare alla precisione dell’analisi e alla profondità dell’esplorazione, lascia che le differenti voci parlino il loro proprio idioma, facendo emergere le domande di fondo che non smettono di assillarci. Come organizzarsi? Cosa significa fare movimento? Come confrontarci tra di noi e affrontare il nemico? Ciò è possibile perché chi scrive proviene dalle stesse file di chi parla, è su questo lato della barricata, si pone i medesimi problemi, si complica l’esistenza con gli stessi tormenti.
Per scoprire infine che la lotta non dà risposte, ma allarga il campo delle domande, restituendo alla vita quotidiana quel senso normalmente confiscato dal vuoto reiterarsi dei riti sociali di lavoro-consumo-partecipazione.
Ma quello che il movimento notav e la zad ci hanno insegnato è che le condizioni possono essere rovesciate, proprio perché le nostre esistenze possono svolgersi altrimenti. Anticipando dalla conclusione: «Ci credevamo soli. Ci attaccavamo con tanta più forza a quel poco di comunità che avevamo sotto gli occhi. Ai problemi di soldi, salute, speranza. E qualche sciocchezza, un look, degli ideali. Talvolta è molto bello, spesso molto triste. Abbiamo scoperto che eravamo numerosi, e soprattutto che potevamo essere numerosi insieme. Che valeva la pena mettere in gioco la nostra identità per far circolare ciò che è comune».
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