Gela: comizio di Crocetta rovinato dalle contestazioni
Una contestazione sicuramente dura da mandare giù per Crocetta che nella sua città natale ha ricoperto la carica di sindaco per due mandati. Oggi si ritrova invece a raccogliere una piazza Umberto più ricca di fischi e insulti che di saluti calorosi. Nonostante il presidente della Regione, chiaramente infastidito e sorpreso di aver trovato una piazza avversa, abbia più volte sostenuto si sia trattato di una contestazione organizzata da candidati di una o più liste concorrenti, la composizione della piazza ha palesato piuttosto un coro, cercato, ma allo stesso tempo spontaneo, di un generale malcontento popolare. Oltre a quella che è sembrata infatti una piazza gremita di cittadini gelesi, tanti gli operai delusi dall’operato di Crocetta: operai della raffineria (in piena dismissione) Eni in cassa integrazione il cui futuro è del tutto incerto, o operai dell’indotto licenziati per via dell’assenza di commesse da parte di Eni. Numerosi No Muos del comitato gelese e provenienti dalla vicina Niscemi, si sono poi uniti con decisione alle voci della contestazione, rendendo ancor più inefficace e difficilmente comprensibile dalla platea l’intervento di Crocetta.
Ed è proprio di qualche giorno fa il decreto varato dal governo Nazionale di riconoscimento del territorio di Gela e delle aree di localizzazione delle aziende dell’indotto quale area di crisi industriale complessa. Uno stato di crisi che, in teoria, a detta di Crocetta & co., permetterebbe alla cittadina di Gela di ricevere fondi per avviare una riqualificazione ambientale e green della raffineria e di tutta l’area industriale. Di fatto, sappiamo che ciò non significherà lavoro (soprattutto per chi lo ha già perso) e/o nuove possibilità economiche per una città soggiogata al ricatto (lavorativo, urbanistico, ambientale, etc) della raffineria da più di quarant’anni. Nuova speculazione e distruzione per gli interessi di nuovi e privati potentati industriali e aziendali, nella realtà. Del resto, i gelesi non dimenticheranno il grosso danno causato dalla raffineria con il benestare delle varie amministrazioni, che negli anni hanno relegato ormai la città in uno stato di perenne disoccupazione e inquinamento.
Le contestazioni tanto banalizzate da Crocetta sono dunque l’emblema di un generale malcontento popolare che si respira non solo a Gela, o a Niscemi, ma in tutta la Sicilia. E’ proprio di quella politica istituzionale che i siciliani sembrano esser stanchi, indipendentemente dallo schieramento politico (come dimostrano le numerose quanto partecipate contestazioni a Matteo Salvini delle scorse settimane); una politica regionale e nazionale che ha fatto colare a picco l’economia siciliana a fronte di una spesa pubblica pressocchè inesistente e che gira intorno a mazzette, grandi appalti, interessi personali, distruzione e sfruttamento esasperato dei territori e di chi li abita.
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