Intervista ad un compagno di Exarchia sull’operazione “tolleranza zero”
Riportiamo l’intervista ad un compagno del quartiere greco di Exarchia in merito all’operazione di alcune settimane fa, denominata ‘Tolleranza zero’ e orchestrata da forze dell’ordine e istituzioni, che ha colpito alcuni spazi sociali di Atene.
N: Prima dalle elezioni è stato annunciata la volontà di intraprendere tra gli altri provvedimenti questo tipo di azione per far rispettare l’ordine. Questa è solo la restaurazione dello Stato che con la scusa dell’ordine cerca di eliminare il movimento e le sue conquiste. In questa situazione cercano capri espiatori,”carne cruda” e lo Stato ha reso chiare le proprie intenzioni omicide, a partire dagli attacchi agli spazi antiautoritari, autogestiti e liberi di Villa Amalias il 20/12 di Villa Skaramanga il 9/1. Subito dopo somo stati annunciati altri interventi contro i centri sociali gli spazi che promuovono una cultura diversa da quella dominante, come quelli di economia solidale, le sedi di eventi artistici, asili nidi autogestiti, laboratori di auto-formazione, ecc… .
I: Perche ti sei riferito a questi eventi come fossero stati «preannunciati»?
N: Con il pretesto della crisi del capitalismo greco, lo Stato, attraverso una serie di meccanismi di ricatto, cerca di imporre una situazione di allarme , una strategia storicamente provata che mira a proteggere il potere. L’insicurezza dello Stato, a causa della crescente partecipazione del popolo alle manifestazioni e al movimento e del crollo dei partiti tradizionali, è la ragione dell’imposizione di uno stato di emergenza che serve al potere per tutelarsi. Le azioni che lo Stato mette in campo contro l’antiautoritarismo comprovano il suo obiettivo finale che è il consolidamento del capitalismo.
I: Qual’era la scusa per l’attacco all’occupazione di Villa Amalias?
N: Non ci sono state scuse particolari. C’era una relativa calma. Sicuramente l’attività antifascista dello spazio dava fastidio. In questo momento il governo ha in atto una vera e propria strategia.
I: Qual’è la situazione in questo momento?
N: Le occupazioni di Villa Amalias e Skaramangas sono state sgomberate dalla polizia. L’intero movimento sta sveglio, sta in comunicazione ed è sempre reattivo. C’è stata anche una manifestazione da 10.000 persone. Il nostro obiettivo è quello di far diventare estendere sempre a più persone il contenuto sociale della Resistenza.
I: Quale sono le accuse contro quelli che sono stati arrestati? Ci sono persone ancora detenute?
N: Ci sono stati 150 arresti e adesso sono tutti liberi. Le accuse si basavano solo su semplici atti di disobbedienza. Siamo ancora all’inizio, se pensiamo che prevedono di intervenire contro altre 40 occupazioni.
I: Quindi, come andrà avanti la situazione?
N: Se lo Stato continua, arriveremo a situazioni molto brutte. Può iniziare una guerra. Lo Stato lo ha gia previsto. Lo Stato non lascia spazio di respiro ad un movimento che rivendica la sua esistenza. Mette in dubbio la nostra stessa esistenza. Non si può vivere in una società così totalitaristica. Il movimento non è sconfitto e lo Stato ha commesso un errore nella sua valutazione se lo crede.
I: Quello che sta succedendo in Grecia, può rappresentare un esempio per altri Stati, come l’Italia?
N: Il contrario: vogliono trasformarci in «Italia». Intendono uniformare la realtà del movimento greco con quella Italiana, Olandese, ecc. Una «europeizzazione» della repressione. In Grecia il non è lo stesso di quello europeo, ha delle sue peculiarità e delle conquiste particolari che stanno attaccando. Il movimento però non è facile da battere. Dobbiamo condurre a termine questa battaglia per la sopravvivenza della Resistenza. Siamo pronti per la battaglia.
I: Quale é l’approccio del movimento verso i gruppi sociali più deboli (disoccupati, persone al di sotto della soglia di povertà), sia nell’aiutare che nel mobilitare?
N: Tentando di aprire più fronti, per esempio: 1. la fabbrica occupata «VIOMET» a Salonicco, di cui invieremo un video al Cantiere. 2. l’occupazione del Comune di Filadelfias, dove il consiglio comunale stesso ha deciso di non lasciar intervenire la polizia. Il processo di ravvicinamento fra i diversi gruppi sociali richiede un sacco di lavoro. Ci sono azioni mirate a questo, ma a livello micro-sociale. É un processo ancora nella sua infanzia.
(da cantiere.org)
Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.