La camera dei deputati ha deciso: Ruby era la nipote di Mubarak
Il simpatico commento dei compagni di Senza Soste al nuovo capitolo del Rubygate.
Con sprezzo cosmico del ridicolo la camera dei deputati ha approvato l’attribuzione del conflitto tra poteri dello stato sul caso Ruby. Questo voto porta la conseguenza di un ricorso alla consulta costituzionale sulla legittimità o meno del giudizio su Berlusconi da parte del Tribunale di Milano. La tesi approvata alla camera dei deputati, per quanto frutto del più scatenato sprezzo del ridicolo, è di una cristallina chiarezza.
La camera sostiene che, siccome Berlusconi credeva che Ruby era la nipote di Mubarak, il presidente del consiglio ha agito nell’esercizio delle sue funzioni e quindi non è processabile che dal tribunale dei ministri.
Per questo motivo, la camera dà mandato per il ricorso alla corte costituzionale. Durante la votazione il centrodestra ha anche ottenuto tre voti in più, rispetto ai deputati disponibili nelle settimane scorse.
Evidentemente i tre eroi ritenevano opportuno entrare nel più grande spettacolo illusionistico dell’anno: trasformare in atto giuridico formale la più incredibile delle cavolate sparate dal presidente del consiglio.
Quanto all’opposizione è riuscita nell’impossibile. Ovvero a non farcela a condizionare il governo su un voto (quello di Ruby nipote di Mubarak) sulla cui crebibilità politica non è disposto a giurare nemmeno un analfabeta delle isole Andamane. Così va oggi questo paese. Gli unici a ridere saranno gli storici di questo periodo
(red) 5 aprile 2011
la fonte
Camera approva proposta conflitto attribuzioni sul caso Ruby. Berlusconi: contro di me brigatismo giudiziario. Bersani: Italia umiliata. Franceschini: conflitto passa con 314 sì e 302 no, la quota 330 il premier se la sogna. Cicchitto: maggioranza tiene e si allarga. Tutto pronto a Tribunale di Milano per prima udienza. Ghedini: giudici faranno come sempre come vogliono. Pm: su intercettazioni premier stiamo ricostruendo.
MAGGIORANZA TIENE, OK CONFLITTO ATTRIBUZIONE PER 12 VOTI – L’Aula della Camera ha approvato la proposta avanzata dalla maggioranza di sollevare un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato sul caso Ruby. La proposta è passata per 12 voti di scarto. La votazione è avvenuta con il sistema elettronico.
Banchi del governo al gran completo nell’Aula della Camera per la votazione sul conflitto di attribuzioni sul caso Ruby. In Aula c’erano praticamente tutti i ministri tranne il presidente del Consiglio: alla poltrona da lui usualmente occupata c’era il ministro Michela Vittoria Brambilla, tra i ministri Umberto Bossi e Franco Frattini. I banchi erano talmente pieni di ministri e sottosegretari che i ministri La Russa e Meloni non hanno trovato posto ed hanno dovuto accomodarsi ai banchi da deputato.
I deputati Daniela Melchiorre, Italo Tanoni e Aurelio Misiti, hanno votato insieme alla maggioranza a favore del conflitto di attribuzione in aula alla Camera. I tre parlamentari, subito dopo il voto hanno cominciato a parlare tra di loro, sempre più isolati dai colleghi delle opposizioni. “Finalmente – commenta un deputato del centrosinistra – hanno gettato la maschera. Alcune volte infatti non votano, altre votano con l’opposizione e adesso hanno deciso di schierarsi con il centrodestra. Vediamo quanto questa volta tengono ferma la loro posizione…”. Prima che esprimessero il loro voto deputati del Terzo Polo avevano provato a convincerli a schiacciare la lucina verde, così come il resto del centrosinistra, ma loro, imperterriti, prima hanno coperto con la mano la spia luminosa per non far vedere cosa votavano, poi, invece, non hanno più avuto alcuna remora nel far capire la loro reale intenzione.
GHEDINI, VOTO AULA? GIUDICI FARANNO COME VOGLIONO – “Ovviamente se ne discuterà in udienza e poi vedremo..”. Lo afferma Niccolò Ghedini, avvocato del premier Berlusconi, conversando con i cronisti alla Camera e rispondendo a chi gli chiede se il voto di Montecitorio sulla sollevazione del conflitto di attribuzione sul cosiddetto ‘caso’ Ruby avrà ricadute sul processo. A chi gli chiede se a questo punto il processo debba essere sospeso, Ghedini, riferendosi ai giudici di Milano risponde: “Faranno come sempre quello che vogliono”.
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