Lettera al compagno Mario
Un anno fa ci lasciava Mario Bini, storico compagno del CSA Dordoni.
Per Mario, Autonomo, comunista e rivoluzionario, queste righe scritte da un compagno di Cremona.
Ti immagino a testa alta,
Compagno Mario,
navigare su una stessa barca
verso l’assalto ad ogni mare,
ad ogni potere.
Ripetendo a chi lo definisce immenso
che termina,
Qua o là.
Ti immagino a capo chino,
passeggiare tra le finestre e i lampioni,
sognando le urla di rivolta,
stringendo tra le dita i ricordi
dell’ardore autonomo del’ 70.
Affranti perenni,
lottavano per chi vive
appeso a delle ore
svendute a 5000 lire l’una.
“Tutto è politica”
ripetevi,
Ed ora ripensandoci cammini
ancora con noi in corteo,
azzardandoti ad essere il primo
a scagliare la prima pietra,
la pietra in più.
Compagno Mario,
Proletario in Divisa,
ti immagino costretto
a chinare la testa
al cospetto di una bandiera,
certo di essere antagonista,
costretto a non scendere a patti
con nessuno.
Chi potra dire oggi
di aver solcato le tue vie?
Dai movimenti operai
fino ai facchini in rivolta.
Dalla lotta al nucleare
fino ai pugni alzati
contro gli inceneritori!
Tu che hai visto schiacciato
dalla repressione
il pensiero antagonista,
“I compagni servono per strada, non in carcere!”
Fino a quando poi la rivalsa
si rimise a serpeggiare tra le vie.
Raddrizzando la schiena,
prima ricurva,
di una presunta sconfitta.
La primavera dei nuovi centri sociali,
fiorivano… fioriscono!
Lotte, cortei,
picchetti e occupazioni!
Come fiori a ribaltare
questo grigio cemento!
Cosa prenderesti ora
da una delle mille tasche
del tuo giubbotto da pescatore?
Sempre pronto a renderti utile,
dagli oggetti ai consigli,
senza peli sulla lingua, sincero.
Ora noi ti salutiamo, Mario.
Col pugno sinistro alzato,
per aggrapparci al cielo!
Tu che ci hai insegnato
che morire non è un limite.
Che la rabbia è una scelta
e io allora scelgo
di non dissociarmi.
Di non rinunciare ad ogni sosta
ad ogni come, ad ogni perché.
Perché non tutto
come il sentimento che portavi
in te,
ha bisogno di essere spiegato.
Marco Visigalli
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