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Lo sviluppo comandato dai fendenti e dai saccheggi

‘L’Europa’ chiede e comanda un decreto sviluppo come dispositivo di galleggiamento e sopravvivenza nella crisi, Berlusconi & co. scrivono un’altra puntata di una corrispondenza sovranazionale dettata dai tagli e dall’unilateralità dell’austerity.

Un documento che il premier ha portato a Bruxelles dopo una difficoltosa sintesi di governo trovata con i ministri Bossi, Tremonti e Brunetta, che all’oggi è più una dichiarazione d’intenti che un decreto legislativo, per quanto dentro ciò trovi collocazione un segmento importante di macello sociale che i governi della crisi stanno implementando dappertutto, Grecia in testa.

Quindi, riassumendo e andando per macro-punti:

1. Libertà di licenziamento per ‘motivi economici’, tramite una legge che sarà approvata entro il maggio 2012, con la quale si ‘garantirà’ un presunto risarcimento monetario (non quantificato in mesi di stipendio) e si eliminerà il diritto al reintegro sul posto di lavoro per via giurisdizionale. 2. Blocco del turnover dei dipendenti pubblici, questione oramai decennale nella sua non risoluzione, aggravato dall’intenzione di messa in mobilità di 300mila statali e parastatali, con al fondo una vaga promessa e possibilità di nuova collocazione lavorativa. 3. Età pensionabile elevata a 67 anni, da oggi al 2026, sia per gli uomini che per le donne. 4. La continuazione del saccheggio del patrimonio pubblico, diversificato e potenziale, che dovrebbe far fruttare 5 miliardi per 3 anni, che metterà nell’obiettivo nuovamente scuole e università, investimenti per il Sud Italia, privatizzazione dei servizi pubblici locali, etc.

Per quanto confusionario e dettato dall’imminente scadenza europea (c’è chi definisce il vertice il più difficile della storia dell’Unione Europea), il plan berlusconiano portato a Bruxelles sembra andare parzialmente ad indicare una mappa della crisi da trasformare in cambio di battaglia contro l’austerity…

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