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Pisa: Libreria popolare Paulo Freire, perché e come funziona

Pubblichiamo di seguito il testo di presentazione della Libreria Popolare Paulo Freire che verrà inaugurata venerdì 24 marzo allo Spazio Antagonista Newroz.

da Riscatto

Da qualche tempo gli spazi del Newroz sono in trasformazione, e chi ha avuto modo di attraversarli ha potuto notare un nuovo utilizzo e una nuova conformazione delle stanze. Pareti imbiancate, nuovi quadri e nuovi mobili.

Tra questi una libreria, ma perché? 
La libreria Paulo Freire nasce da un’esigenza che nell’ultimo anno si è concretizzata nel percorso della casa della formazione. Ci siamo chiestə insieme quali fossero i saperi fondamentali su cui porre le basi delle nostre lotte, come riuscire a socializzarli e a far sì che il processo formativo fosse un’esperienza collettiva e non scissa dall’organizzazione, ma in profondo e costante dialogo con essa. Da questa esigenza anche il nome: Paulo Freire. Dal Brasile degli anni ‘60, Freire ha messo in pratica una nuova pedagogia, quella da lui chiamata “della libertà”. In costante dialogo con le classi oppresse, il pedagogista brasiliano ricorda come un percorso rivoluzionario debba partire da queste, anche nella sua teorizzazione: “Chi è preparato – infatti- più degli oppressi, a capire il significato terribile di una società che opprime? […] Chi, più di loro, può capire la necessità della liberazione?”. La necessità della pedagogia non è quindi insegnare un’ennesima verità sul mondo a chi ha perso la capacità di esprimersi proprio a causa dell’oppressione cui è sempre statə sottopostə, ma è piuttosto la ricerca comune di una nuova coscienza, che restituisca a tuttə la capacità di analizzare e agire sulla realtà che ci circonda.

Sulla stessa spinta di creare uno sguardo e una prassi diversi rispetto ai processi formativi, il primo passo che abbiamo pensato è stato quello di mettere a disposizione di tuttə alcuni testi che riteniamo fondamentali. Rendere la formazione un processo collettivo, sganciarla dall’esperienza di consumo individuale cui è sempre soggetta, significa innanzitutto creare uno spazio collettivo in cui essa possa avere luogo. Uno spazio che non sia un solo recipiente di saperi, ma che di quelli faccia strumento per organizzare e nutrire le lotte. Uno spazio, quindi, che non veda utenti o fruitori di un servizio erogato da altrə, ma che viva con il contributo di chi lo attraversa.

Nella costruzione della nostra libreria vogliamo vedere il sapere come qualcosa che non sia astratto, separato o parallelo rispetto alla realtà. Non ci interessano processi cumulativi, in cui pochə sanno molto e il sapere ristagna nei perimetri della conoscenza individuale; vogliamo invece che sia una sorgente che alimenti la nostra prospettiva trasformativa della realtà.

Nel guardare alla formazione come qualcosa di profondamente connesso al reale e alle lotte, è fondamentale anche non percepire la responsabilità di formarsi come qualcosa di individuale. In poche parole: non dover ricercare, nella quotidianità, uno spazio e un tempo in cui formarci individualmente, ma crearci uno spazio ed un tempo collettivi in cui farlo.

Come funziona?

Sugli scaffali della libreria non ci saranno libri casuali: sempre presenti saranno i libri che reputiamo le radici della nostra organizzazione. Ci saranno poi testi inseriti nella programmazione culturale del nostro spazio, un piano di formazione che va di pari passo ai bisogni dettati dall’organizzazione delle lotte.

I libri e le riviste potranno essere consultati in occasione di aperture regolari, che permetteranno proprio l’esperienza collettiva di formazione che riteniamo necessaria.

Il progetto libreria è possibile solo con la partecipazione di tuttə, a partire dalla sua costruzione: ognunə potrà contribuire donando uno dei libri che abbiamo inserito nella lista delle prime esigenze del progetto!

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pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

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