Processo Cucchi, una sentenza spudorata e ignobile
Oggi, i giudici della III Corte d’Assise si sono trovati a decidere le sorti dei 12 imputati, responsabili della morte di Stefano: sei medici, tre infermieri e tre agenti della polizia penitenziaria. Nel tardo pomeriggio di oggi la sentenza: condannati per omicidio colposo i medici del Pertini a due anni di reclusione e l’assoluzione per il resto degli imputati. Alla lettura della sentenza, tra il pubblico, gli amici e i famigliari di Stefano e non solo, che formavano un unico grido di rabbia e sdegno per l’ennesima autoassoluzione da parte dello Stato a riprova che la giustizia non passa dai banchi dei tribunali. “Vergogna” e “Assassini” sono infatti alcune delle parole che si levavano in aula, emblematica della frustrazione provata alla lettura di questa sentenza spudorata che si dimostra nella (non) condanne inflitte e nelle pene notevolmente ridotte rispetto alla richiesta dell’accusa per tutti i 12 imputati.
Non potevano di certo mancare le parole del senatore del Pdl Carlo Giovanardi che dopo aver classificato Stefano Cucchi come uno “spacciatore abituale”, un “poveretto” e amenità di questo tipo, oggi esulta per la sentenza emessa, rimarcando la solidarietà nei confronti degli agenti di custodia assolti (parlando di “linciaggio mediatico” nei loro confronti) e arrivando a parlare di “giustizia fatta” attraverso il più spregevole gergo lessicale che solo personaggi come lui sanno utilizzare in situazioni di questo tipo. Viene da pensare che il co-ideatore della legge Fini-Giovanardi continui a cercare visibilità e a difendere il suo operato, rimarcando la connivenza con istituzioni e tribunali per l’ennesimo caso di autoassoluzione ritenuta leggittima da parte dello Stato. Eppure sappiamo benissimo chi ha ucciso Stefano quel 15 ottobre di 4 anni fa, e non fu fatalità nè tanto meno condizioni di salute precarie pregresse come invece vuol far credere chi oggi difende e protegge, dai banchi dei tribunali, gli agenti di custodia che diedero il via alla lenta e inesorabile morte di Stefano.
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