Quando la narrazione su Obama e l’America specchia il modo unilaterale di raccontare la società
Per lui questa amministrazione ha di fatto rilanciato l’economia interna stelle e strisce, prodotto passi in avanti per quanto riguarda sanità e istruzione, per giungere al mirabile proposito con le riforme passate negli ultimi giorni di introdurre uno stile di vita meno inquinante e maggiormente consapevole nelle famiglie americane a partire dall’utilizzo mirato di auto e carburanti.
Insomma, chapeau mr Obama, e pazienza se gli indici di gradimento sono molto bassi: in fondo, dice l’editorialista, nessuno tiene fede alle roboanti promesse elettorali di un 2008 che pare lontano anni luce, mentre nella pragmaticità a sua detta é stato realizzato quanto mai fatto da presidenti con un ben più alto indice di popolarità.
Una analisi che, condivisibile o meno, ci sembra tuttavia mancare volutamente di un soggetto fondamentale: decine di milioni di americani impoveriti e imbruttiti, a partire da quei latinos che tanta fiducia riversarono nell’ urna otto anni fa, salvo poi rimangiarsi la preferenza alle Middle Term.
E pazienza soprattutto se volutamente viene sommersa una larga fetta di America, quella a cui le riforme sulla sanità e la scuola non riguardano nemmeno di striscio, quella per cui i rilanci dei proventi delle grandi corporations attraverso nuovi abbattimenti dei costi del lavoro interni non migliorano affatto alcuna condizione essenziale.
Quella del Black Live Matters, che si vedono schiaffati in faccia gli abusi e gli eccidi polizieschi a senso unico, con le rassicurazioni di turno delle amministrazioni su vari livelli che parlano di mele marce e si appellano alla pacificazione sociale tradotta poi in ancora più cops armati per le strade.
Questo editoriale, insomma, ci sembra quanto di meglio per chi allude a parlare alla popolazione citando una crescita che poi riguarda solo le alte sfere della società, plaudendo a riforme che al netto dei fatti squilibrano ancora di più la bilancia sociale e, dulcis in fundo, ambisce a cancellare dalla storia e dalle forme di riproducibilità sociale ogni ombra residuale di alterità e problematiche individuali e comunitarie presenti e vive dentro i tessuti urbani degli States.
Quanto di meglio il nostro premier non potrebbe e saprebbe chiedere; pare anzi che questo editoriale sia stato scritto con le sue stesse mani: parlare di America allo stesso modo e con la stessa retorica usata per modellare l’opinione sull’ Italia.
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