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A Catania la Questura ha paura. Pioggia di denunce per la manifestazione anti-Renzi

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Ieri la Questura di Catania ha dato notizia di 39 provvedimenti emessi a seguito della manifestazione di contestazione al premier Matteo Renzi a Catania l’11 settembre scorso.    Ci appare quindi necessario ritornare su quella giornata che ha visto scendere in piazza contro Matteo Renzi e il Partito Democratico non di certo i 39 denunciati di cui la questura parla ma migliaia di persone, cittadini e cittadine catanesi e dal Sud Italia, che hanno espresso la propria contrarietà alle politiche messe in campo dal premier e dal partito di governo.    Il percorso verso la manifestazione ha visto assemblee partecipate da centinaia di persone, nonostante la stagione estiva, che hanno costruito all’unisono la manifestazione e l’11 settembre a Catania si è rivendicato il diritto di cacciare Renzi ed impedire la passerella pacificata del leader piddino.    Appaiono dunque al limite della paranoia le dichiarazioni rilasciate dalla questrua catanese su quella giornata.
Si fa riferimento, quasi come scoop, persino a presunte componenti ultras organizzate all’interno del corteo. Chiunque è sceso in piazza l’11 settembre è sceso esercitando la propria libertà di manifestare. Essere tifosi del Calcio Catania vuol dire forse non potere prendere parte ad una manifestazione? La questura vorrebbe sindacare su chi può o non può esprimere dissenso?
Su questa stessa scia la questura catanese continua, sostenendo che i 39 denunciati di quella giornata siano gli organizzatori di premeditati scontri con le forze dell’ordine. Nessun premeditato scontro nè tantomeno 39 facinorisi in piazza: tutta l’intera manifestazione ha scelto di violare i divieti e la zona rossa imposta dalla questura,per contestare il comizio del premier.
Tutti quelli che erano in piazza hanno scelto di esprimere una degna rabbia e rispondere a tono a chi si è permesso di militarizzare una città.
Tutti i partecipanti hanno rivendicato, all’indomani, la leggittima espressione di rabbia colletriva che ha atttaversato la giornata dell’11 settembre.    Quello che invece diciamo noi, per rispondere alle provocazioni e alle supposizioni della velina della questura, è che ci sembra particolarmente interessante sottolineare che alcuni dei provvedimenti emessi, gli avvisi orali e i fogli di via dalla provincia etnea, siano stati notificati casualmente a pochi giorni dalla manifestaizone del G7 che si è tenuta a Taormina il 27 maggio, con il solo, ed evidente, scopo di provare a scoraggiare la partecipazione, senza evidentemente riuscirci. È stato un atto intimidatorio, per condannare una giornata di lotta, che non ha scalfito però la determinazione di chi ha organizzato e costruito quella manifestazione di dissenso popolare.     Quella giornata è stata importante per l”intera città di Catania, e questo la questura lo sa: mille persone hanno attraversato la città per contestare il premier Matteo Renzi senza mezzi termini.
In quella piazza c’erano tutti: sindacati, centri sociali, partiti, associazioni, gruppi studenteschi, collettivi, comitati, cittadini incazzati.
Quello che la questura vuole è spaccare quel fronte, frammentarlo in più o meno violenti, più di destra o di sinistra, vicini e lontani. Questa risposta di violenta repressione è il simbolo della paura che manifestazioni come quella provocano a chi governa e i propri cani da guardia.
D’altronde lo abbiamo potuto vedere il 20 maggio, quando Salvini, in visita a Catania, ha dovuto spostare il proprio comizio da una piazza ad un hotel lontano ed irraggiungibile.
Una piazza decisa, coesa ed arrabbiata fa paura.    Infine, dal canto nostro, alle parole della questura rispondiamo con una semplice certezza.
Chi ci sfrutta e specula e distrugge la nostra terra e il nostro territorio qui non è il benvenuto. Non lo è stato Matteo Renzi l’11 Settembre, così come non lo sono stati i 7 capi di stato che si sono riuniti a Taormina.
Lo abbiamo dimostrato in entrambe le occasioni, come in passato e lo faremo in futuro.

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