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Renzi è di sinistra!

Sul Manifesto si possono leggere vari interventi in una discussione aperta da Norma Rangeri chiamata “c’è vita a sinistra”. Già l’assenza di una qualche punteggiatura dopo la frase dovrebbe mettere all’erta. Non ci sono né punti esclamativi né interrogativi, quasi si desse per scontata una risposta affermativa. Ma senza troppa convinzione infondo. Ha fatto qui notizia per primo Fassina che, folgorato sulla via di Atene, dopo aver votato le peggio cose in parlamento, sostenuto le grandi opere e aver avuto ruoli di governo, sostiene d’improvviso l’uscita dall’Euro (!). Poi arriva Bertinotti, e scopriamo che “la sinistra di governo è una via senza sbocco”. Da uno che verrà ricordato per aver partecipato alla sfilata delle forze armate in qualità di ministro, ma con una spilletta della pace appuntata sul giacchetto, si rimane un po’ spiazzati… Ma a quel punto arriva Sergio Cofferati, ex-sindaco di Bologna con una delle amministrazioni più di sinistra della storia della città, col merito di aver anticipato di molti anni Salvini. Infatti, mentre il leader leghista si fa stampare una ruspa sulla maglietta, Cofferati la ruspa per sgomberare le comunità rom stanziate su un fiume cittadino la utilizzò davvero.

Ma anche su Repubblica e l’Unità c’è gran fermento. La cosiddetta “minoranza PD” si sente usurpata della propria casetta-partito, è attacca l’usurpatore Renzi. Abbandonato il centralismo democratico di marca PCI, il pezzo di dirigenza dei democratici con più salde radici nella storia del partito della pacificazione nazionale togliattiana, del compromesso storico e della repressione dei movimenti, tutti a scagliarsi contro il giovane principino di Firenze e il vecchio Re Giorgio Napolitano che lo protegge. “Renzi non è di sinistra!”, proclamano. In difesa del segretario-premier interviene Staino. “Compagno Cuperlo, state uccidendo la sinistra!”, grida, invitando D’Alema, Bersani, e compagnia ad andare tra la gente, e rivolto direttamente a Cuperlo questa andata al popolo è proposta come il presentarsi “in un cinema affollato, in una trattoria, in un autobus e urlare: “questa Sinistra Dem ci sta veramente scassando i coglioni”. Avrai come risposta una standing ovation ”. Sarebbe davvero divertente vedere Staino veder strepitare in un bus tale frase. Standing ovation assicurata!

In tutto questo il più lucido si dimostra Orfini, quando sostiene sull’Huffington Post che “l’impianto politico e culturale di Matteo è perfettamente dentro la storia della sinistra italiana degli ultimi 20 anni”, aggiungendo sibillino poco dopo che “Dico che i nostri sì alla legge Fornero e al pareggio di bilancio in Costituzione sono stati discussi nei nostri organismi dirigenti assai meno del Jobs Act o dell’Italicum”. Insomma, una delle leggi di austerità più dure, quella sulle pensioni, e uno dei cambiamenti costituzionali più neoliberali e filo Troika sono stati votati senza colpo ferire da tutto il PD. Bersani & Co. Per primi. Ha dunque ampiamente ragione Orfini, Renzi è una espressione coerente della sinistra istituzionale. Renzi è di sinistra!

Va infatti ricordato un apparente paradosso. Nonostante oggi i post-piciisti di varia appartenenza fanno un po’ gli schizzinosi su Clinton e Blair, grandi icone di Renzi, ai tempi furono i primi a declararne e ammirarne le traiettorie politiche. Ossia a spostare il neoliberalismo di sinistra che tuttora informa ideologicamente tutte queste aree politiche. Ma una cosa va fatta notare. Mentre i due leader anglosassoni sono stati il volto buono della ferocia con la quale si è imposto il neoliberalismo su scala globale (seguivano infatti l’onda della Thatcher in Inghilterra e di Reagan-Bush I negli States), in Italia è stata proprio la sinistra la prima a rompere gli argini dell’avvento neoliberale nel paese. Guerra nei Balcani, prima riforma del mercato del lavoro, Turco-Napolitano sull’immigrazione, riforma Berlinguer dell’istruzione ecc… sono tutte porte alla riforma neoliberale del sistema aperte dalla sinistra, alle quali al limite ha fatto seguito un “abbruttimento estetico” coi governi di centro-destra (a partire dalla guerra in Afghanistan, tra l’altro appoggiata dai Ds, nuova riforma del mercato del lavoro, Bossi-Fini, riforme Moratti e poi Gelmini ecc…). Si può dunque ben convenire con chi oggi difende Renzi, frutto coerente di questa storia. Renzi è di sinistra!

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