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“Rivogliamo l’ospedale”: Crocetta contestato a Giarre

Quella che voleva essere una semplice passerella, per Rosario Crocetta, si è trasformata in una contestazione. All’arrivo davanti al duomo di Giarre ad aspettarlo infatti c’erano più di 500 giarresi, che già da tempo organizzavano la contestazione, “incazzati” per il ridimensionamento dei servizi ospedalieri, la chiusura del pronto soccorso e la mancanza di ambulanze adeguate per il soccorso immediato; insomma, per la chiusura di un presidio ospedaliero di riferimento per un comprensorio di circa 100mila abitanti. Si presentano muniti di pettorina ospedaliera e urlano “buffone – rivogliamo il nostro ospedale”, messaggio chiaro e forte di chi a causa di queste mancanze già conta le vittime e si chiede quante ancora ne dovrà contarne. Già l’ anno scorso nel piccolo comune del catanese si scatenò una vera e propria rivolta dopo la morte di Maria Mercurio per un ritardo dei soccorsi, che probabilmente è costato la vita alla donna. Un corteo improvvisato, l’occupazione della stazione ferroviaria e vari danneggiamenti. Ieri, infatti, era presente anche la figli di Maria Mercurio, che in prima persona ha chiesto a Crocetta delucidazioni a riguardo, e il Presidente della regione Sicilia si è dimostrato pronto, come sempre, alle solite promesse che caratterizzano da tempo ormai il suo mandato: “ho parlato con i ministri Alfano e Lorenzin ed è pronto un piano per il rilancio dell’ospedale di Giarre”. I manifestanti non si fanno però abbindolare e continuano la protesta. Ancora una volta tagli e razionalizzazione caratterizzano l’emergenza in Sicilia, da tempo anche nella sanità. Sempre in aumento sono infatti i casi di malasanità e sempre di più i presidi ospedalieri che con la nuova riforma e la “razionalizzazione contro gli sprechi nella sanità pubblica” del governo Renzi e il connivente disinteresse di quello regionale, chiudono o sono destinati alla dismissione, lasciando senza un ospedale di riferimento migliaia di cittadini, soprattutto in quello che è l’entroterra siciliano. Un’altra comunità in questi mesi lotta per gli stessi motivi, quella di Petralia e del suo comprensorio, che si è vista sottrarre il punto nascite. Un presidio ospedaliero talmente indispensabile da far continuare i parti (sono già due nell’ultimo mese) nonostante il reparto rimanga al momento chiuso. Ancora una volta, però, le comunità cittadine siciliane dimostrano di avere la capacità di esprimere dissenso e contrapposizione alle politiche di un Governo regionale schiavo delle politiche nazionali che per la Sicilia non mostrano alcun interesse se non quello relativo a tagli e sacrifici da imporre.

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