Usa: scatta il ‘sequester’, tagli per 85 miliardi
L’approvazione del pacchetto di tagli, noto come sequester, chiude così la lunga sequela di battibecchi e accordi, puntualmente sfumati, in materia di bilancio tra l’ala dei repubblicani e quella democratica.
Se la (difficoltosa e sudatissima) approvazione del fiscal cliff passata al Senato nel mese di Gennaio aveva fatto tirare momentaneamente il fiato ad Obama, già allora era chiaro che la riduzione delle agevolazioni fiscali (osteggiata fino all’ultimo dai Repubblicani) non sarebbe comunque stata sufficiente a scongiurare il taglio drastico alla spesa pubblica, che veniva così solo rimandato di alcuni mesi.
E così è stato: esclusa definitivamente la possibilità di un’intesa ampia all’interno del Congresso, Obama ha infine apposto la firma al programma previsto dal sequester, entrato quindi in vigore a partire da ieri.
Si tratta in realtà solo di una prima tranche di tagli, i cui effetti verranno spalmati nei prossimi sette mesi, ma se l’intesa tra repubblicani e democratici, tanto agognata da Obama, continuerà ad essere rimandata, l’effetto del sequester è destinato a prolungarsi per circa un decennio, con un impatto totale di circa 1.200 miliardi di dollari di qui al 2021.
Il sequester era stato infatti pianificato due anni fa per permettere all’amministrazione Obama di innalzare il tetto dell’indebitamento massimo degli Stati Uniti. In sostanza, un piano di pesanti tagli lineari pronti a scattare se il Congresso non fosse riuscito ad accordarsi su un piano di tagli al budget più ordinato e strutturato.
Ad oggi l’effetto di questa prima tranche si farà sentire nelle voci di spesa per la difesa ma colpirà molto duramente anche la sanità, i sussidi per la casa e per la disoccupazione e altre fette di quel che rimane del welfare statunitense. Una prima stima diffusa dopo l’approvazione del sequester parla di 750.000 licenziamenti pronti a scattare nei prossimi mesi.
Insomma, se all’indomani dell’entrata in vigore del piano da un lato Obama punta il dito contro i repubblicani addossandogli la responsabilità dell’approvazione dei tagli e dall’altro ne minimizza gli effetti tentando di rassicurare il proprio elettorato, è certo che questa prima tranche peserà già in maniera determinante.
Ora per l’amministrazione democratica la prossima scadenza importante sarà quella del 27 marzo, data dell’approvazione della finanziaria con cui Obama vorrebbe ‘ammorbidire’ gli effetti del sequester, ma anche in questo caso le trattative si preannunciano difficoltose e l’empasse del governo nel tentare di aggirare il problema dei tagli sembra sempre più evidente.
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