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Da Macerata a Piacenza, l’antifascismo non delega e contrattacca!

In decine di migliaia di persone hanno riempito questo pomeriggio le strade di Macerata, in un corteo di massa in risposta al terrorismo leghista. Intanto a Piacenza la piazza antifascista si scontrava con la polizia schierata a difesa della sede locale di Casapound. Anche a Cosenza e a Milano intanto altre mobilitazioni prendevano vita, rispettivamente contro piazze forzanoviste e in sostegno a Macerata.

I trentamila di Macerata hanno espresso, oltre alla solidarietà ai feriti di Traini, un rifiuto fortemente politico ai diktat di Minniti, al suo razzismo democratico, non facendosi intimorire dalla repressione paventata dal Ministro dei Lager. Macerata è stata raggiunta da tutta Italia da decine di migliaia di persone, comprese le sezioni ribelli di quell’associazionismo la cui dirigenza è sempre più schiacciata sulla subalternità al Partito Democratico.

L’antileghismo di massa del corteo marchigiano è stata una boccata d’aria per le lotte antirazziste del paese e uno schiaffo all’arroganza istituzionale.

I duemila di Piacenza han risposto con forza all’idea che al radicamento fascista si debba rispondere con il silenzio, i toni bassi e il mantenimento della pace sociale. A fronte di un elemento numerico minore, maggiore è stata la radicalità dello scontro e della prassi antifascista militante.

Il corteo è riuscito a spinta a prendersi il diritto di portare l’antifascismo militante nel cuore della città dopo duri scontri con le forze dell’ordine schierate a difesa dei fascisti. La prova di forza dell’Emilia-Romagna antagonista di oggi ha dato un duro colpo alle speranze della destra fascioleghista di potersi impunemente radicare nel territorio.

Il messaggio delle giornata è che al terrorismo fascioleghista si risponde riempiendo le piazze e con il bastone, aprendo e radicando percorsi di lotta sociale, ripulendo le strade dalla feccia. E poco importa di che diranno le anime belle che boicottano le piazze dal basso mentre preparano nuove adunate di piazza autoreferenziali e svuotate da ogni volontà di poter incidere realmente sui processi di radicamento dei Salvini, dei Di Stefano e dei Fiore di turno.

L’ideologia suprematista della preferenza nazionale è un nemico duro da sconfiggere, in un contesto dove il grande capitale, le istituzioni politiche tutte e il media mainstream alimentano retoriche xenofobe per continuare a regnare e a sfruttare attraverso la paura e la creazione di capri espiatori, arrivando a rivendicare tentate stragi basate sul solo colore della pelle. Nonostante questo la giornata di oggi ha messo in chiaro la disponibilità di ampie parti di società a reagire alla barbarie stragista nera e verde. Da domani tocca a tutti e tutte il compito di approfondire la sana pratica antifascista e radicare le lotte sociali sui territori. 

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