Caserta: le scuole chiudono per mancanza di fondi, gli studenti scendono in piazza
Fu così, dunque, che tra incompetenza, vincoli di bilancio e rapacità di una classe politica sempre più parassitaria, la Provincia di Caserta fallì, andò in crac, finì sul lastrico.
“I trasferimenti verso lo Stato centrale imposti dalla legge Delrio sono insostenibili”, gridano dall’ente di corso Trieste e, di conseguenza, a pagare il conto saranno i dipendenti (che rischiano di non percepire gli stipendi) e i servizi pubblici, istruzione compresa. Anzi, istruzione per prima.
Il tira e molla è andato avanti per mesi, con gli studenti in strada a protestare, fino all’annuncio dello scorso giovedi 11 maggio: 91 delle 93 scuole del casertano chiuderanno per mancanza di fondi e per problemi strutturali per cui non c’è un centesimo da spendere. Da un lato il crac, dall’altro una inchiesta della magistratura partita sul finire del 2016 che ha evidenziato lo stato di inagibilità (soprattutto dal punto di vista sismico) di molti istituti dovuto a carenze, mancati adeguamenti e omissioni protrattesi negli anni.
Una situazione surreale per una istituzione, la Provincia di Caserta, già al centro di un terremoto giudiziario che ha visto l’arresto del Presidente, Angelo Di Costanzo, già sindaco di Alvignano, un piccolo comune dell’alto casertano. Esponente di Forza Italia, incallito giocatore d’azzardo e – ironia della sorte – indebitato fino al collo ma dedito a una vita di lussi e privilegi nel peggior stile della politichetta provinciale all’italiana.
Di Costanzo finì sotto inchiesta con divieto di dimora per una storia di appalti truccati nel settore dei rifiuti. Secondo un testimone la stessa candidatura a presidente della Provincia fu stabilita da Maria Rosaria Rossi, fedelissima di Berlusconi, senatrice e commissario provinciale di FI, per permettergli di saldare un debito di gioco.
Oggi a reggere le sorti del palazzo di corso Trieste c’è un presidente facente funzioni, un altro signor nessuno di nome Silvio Lavornia, anch’egli esponente di Forza Italia e sindaco di Dragoni, un piccolissimo comune dell’alto casertano confinante con Alvignano.
A questo fronte di personaggi d’avanspettacolo, degni successori di don Mimì Zinzi, si contrappongono gli studenti casertani “In rotta contro la Bancarotta” che ad oggi sono scesi in piazza a migliaia per rivendicare diritti e dignità. Da novembre, quando scesero in piazza in 15.000 fino al corteo di lunedì, 15 maggio, quando hanno manifestato soprattutto i ragazzi del Buonarroti (prima scuola a essere chiusa) e del Mattei. Blocchi e sit-in hanno preceduto un incontro in Prefettura.
La prossima giornata di mobilitazione è prevista per sabato 20 aprile alle 9:30. “Saremo in piazza – spiegano gli studenti in agitazione – perché chiediamo che il governo stanzi i fondi per le scuole casertane, per renderle sicure ed agibili. Saremo in piazza perché non accettiamo più promesse da parte delle istituzioni e perché non vogliamo che il prossimo settembre le scuole chiuderanno i battenti ad 80.000 studenti”.
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