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Digos, interrogatori e denunce in una scuola di Palermo

Si è trattato di una procedura che ha intrecciato investigazione, intimidazione e arroganza. Dapprima sono infatti stati interrogati i Professori e le Professoresse che il giorno dell’inizio dell’occupazione non sono potuti entrare a scuola: a questi docenti gli agenti della DIGOS chiedevano di fornire indicazioni sugli alunni che gli avevano impedito di entrare a scuola. Dopodiché con una subdola scusa (la consegna delle pagelle infra-quadrimestrali) sono stati fatti salire i venti ragazzi e ragazze che avevano comunicato alla Preside lo stato di occupazione: in questo momento i Professori che si erano mostrati più accondiscendenti ai metodi sbirreschi hanno, verosimilmente, indicato i discoli da punire! Infine rimandati tutti nelle aule, quattro studenti sono stati chiamati nuovamente al piano della presidenza dove, accolti in una stanza da due funzionari DIGOS, hanno ricevuto la denuncia per violenza privata e interruzione di pubblico servizio!

Ascolta il racconto di Max, studente del collettivo del Cassarà:

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In pratica gli agenti della Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali hanno convocato negli uffici della presidenza gli studenti più attivi durante la mobilitazione di quest’anno per identificarli, denunciarli e procedere con l’elezione di domicilio legale. Il tutto durante gli orari di lezione, impedendo così ai soggetti coinvolti direttamente di seguire regolarmente il programma e generando un clima di tensione nelle aule in cui i compagni venivano sottratti alla classe.

Un ulteriore elemento cruciale, che non può passare inosservato, è che con questa assurda pratica si sono posti gli uni contro gli altri studenti e formatori, su un piano che impedisce ai primi di avere fiducia nei secondi, con una naturale difficoltà di instaurare un rapporto sincero e proficuo nei giorni, nei mesi e negli anni a venire. Non sono mancati Professori che si sono opposti e negati durante l’interrogatorio, né è mancata una reazione stizzita di polizia e Dirigente scolastico in occasione di tali non-collaborazioni. Evidentemente però, alcuni Professori hanno prestato il fianco a DIGOS e autorità giudiziarie, indicando quattro degli studenti che l’intera comunità scolastica dovrebbe contribuire a formare.

Paradigmatiche sono le risposte date a mezzo stampa dalla Preside a chi la ha accusata di connivenza con le minacce operate dalla polizia contro i protagonisti dello scorso autunno di mobilitazioni. Si tratta di Daniela Crimi, la stessa Dirigente che aveva comminato una settimana di sospensione dalle attività didattiche ai trenta studenti e studentesse che avevano vissuto da protagonisti l’occupazione della scuola. Per lei il ruolo del Dirigente Scolastico è quello di un dirigente dello Stato che, in quanto tale, non può non dare il consenso ad eseguire un ordine dell’Autorità Giudiziaria: le “norme che disciplinano il vivere civile” diventano quindi pieno assoggettamento a magistrati e poliziotti. Tutto quello che fa la nostra preside-sceriffo quindi è, una volta permesso a DIGOS, questura e magistratura di appropriarsi dei luoghi e delle istituzioni scolastiche, augurarsi “che tutti coloro che risultano oggi indagati abbiano la possibilità di difendere le loro posizioni attraverso le forme di legge così come ci si augura che attacchi sconsiderati finalizzati a destabilizzare figure dello Stato non si ripetano”.

Quello che ci pare evidente è che quest’operazione di polizia, arrogante e inaccettabile, sia frutto della dirompenza che ha assunto il movimento studentesco a Palermo. Una forza che non riesce ad essere arginata nei mesi di piena e che adesso, a sei mesi dagli eventi oggetto di indagine, polizia e Dirigente Scolastico, insieme, attaccano provando ad impaurire quegli stessi protagonisti che hanno animato la vita scolastica e cittadina di quest’autunno, pensando di poter fare i loro comodi senza ricevere alcuna reazione. Ma gli studenti medi a Palermo, hanno dimostrato più volte che l’arroganza dei metodi polizieschi, e dei presidi sceriffi, non riesce certo ad intimidire gli animi di chi lotta quanto piuttosto ad accrescere la loro voglia di cambiamento.

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