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Polizia a scuola o scuola di polizia?

Di recente il professor Raimo è balzato agli onori della cronaca a causa della pubblica punizione inflittagli dal Ministero dell’Istruzione, tramite l’Ufficio Scolastico Regionale.

da Kollettivo Studentesco Autorganizzato – Torino

Raimo, reo di aver mosso critiche alle politiche del Ministero e di aver paragonato il ministro alla Morte Nera di Star Wars – quindi “debole da colpire” -, è stato sospeso per tre mesi dall’insegnamento, con una decurtazione del 50% dello stipendio. Quello che vediamo è un attacco chiaro e frontale alla libertà di opinione e di espressione del dissenso rispetto al potere e alle istituzioni. Un attacco che si articola in maniera capillare in ogni riforma del ministro e in ogni iniziativa repressiva sua e dei suoi cani da guardia. L’irrigidimento di queste forme repressive si muove di pari passo con la loro normalizzazione, anche su altri piani.

È emerso infatti in questi giorni un video girato all’Expo Training di Milano, evento in cui studenti e professori delle scuole superiori “incontrano” le imprese, nella prospettiva di avvicinarli al mondo del lavoro e alle sue richieste, definendo addirittura percorsi PCTO. Sorvolando sulla nocività di questo scempio sostenuto dal MIM, che non perde occasione per sacrificare e legare la nostra formazione ai profitti e agli interessi delle aziende, l’attenzione è da riservare a ciò che succedeva nei sempre numerosi stand delle forze dell’ordine. Da quanto testimoniato dallə studenti e dal video, gli operatori di Polizia, sorridenti ed entusiasti di tramandare il mestiere, mostravano e insegnavano come usare il taser, come ammanettare e addirittura le modalità di utilizzo del manganello sfollagente.

Tutto ciò è perfettamente in linea con un contesto di guerra che intravede pesanti crisi e la conseguente difficoltà del potere di elaborare un’ideologia capace di mantenere l’ordine. Sono state tante le occasioni in cui ci siamo organizzati e abbiamo alzato la testa, cercando spazi di autonomia e di riscatto. In quest’ultimo anno ci siamo mobilitati in solidarietà al popolo palestinese e l’abbiamo fatto in tantissimə, ma in ogni caso la risposta è stata sempre la stessa: violenza e intimidazioni da parte delle istituzioni e della Polizia. L’intenzione più o meno vana di spegnere/dividere la forza che esprimiamo nelle piazze si concretizza in effetti in un continuo schieramento di sbirri, di caschi, manganelli, idranti e lacrimogeni.

E’ quindi impossibile accettare questi subdoli tentativi di avvicinamento allə studenti da parte di queste merde, che mettono nelle mani di uno studente lo stesso manganello con cui è stata aperta la testa o rotto un braccio a un suo coetaneo ad una manifestazione. In un momento di crisi, a fronte di questi tentativi di abbattere sul nascere le future mobilitazioni, solo l’unità dellə studenti sarà capace di dare una risposta effettiva.

Fuori gli sbirri e servi del ministro dalle scuole!

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