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Renzi accelera sulla ‘Buona Scuola’ per uscire dall’impasse

L’accelerata degli ultimi giorni segna un tentativo di uscita dall’impasse del governo sul fronte della cosiddetta “Buona Scuola”, virando infine verso l’opzione che in queste settimane era stata più volte ventilata (o meglio minacciata…) da Renzi, quella di porre la fiducia. Dopo gli sproloqui di qualche giorno fa su “Renzi 1 e Renzi 2”, il premier sembra ora voler ridare fiato alla retorica del “Fare”, costruendo una prova di forza sulla riforma dell’istruzione. La scelta della fiducia si configura a tutti gli effetti come un ricatto: Renzi ha affermato che l’accelerazione nell’iter del ddl è l’unica condizione a patto della quale il governo intende tenere fede alla promessa di nuove assunzioni nel mondo della scuola (che ovviamente restano tuttora uno slogan virtuale e comunque realizzabili solo al prezzo di un’ulteriore stretta di precarietà e ricattabilità nei contratti lavorativi). “Se la riforma andrà in porto ci saranno 100 mila assunzioni. Altrimenti 20-25mila” sono state le parole del premier: la minaccia del governo viene quindi così esplicitamente costruita su quello che era stato uno dei maggiori “spot” con cui la Buona Scuola era stata presentata in autunno, mentre slitterebbe al prossimo anno l’approvazione di altre parti della riforma.

Il governo cala dunque definitivamente la maschera della retorica della buona scuola e delle tanto decantate consultazioni-farsa, decidendo per una svolta in direzione dell’approvazione. In queste settimane Renzi si è dovuto scontrare con una serie di difficoltà, tra cui un’opposizione piuttosto inedita alla riforma della scuola. La mobilitazione degli insegnanti, e in particolare la pratica del blocco degli scrutini (che in tutta Italia ha ottenuto percentuali di adesione molto alte, con una media del 40% e punte dell’80% in alcuni istituti superiori), per quanto tardiva e di fatto compatibile con l’ordinario svolgimento del sistema scolastico, ha avuto il pregio di far emergere un’opposizione al ddl atipica in termini di temporalità ma soprattutto ampia, attivando settori di popolazione rimasti finora silenti quando non compiacenti nei confronti del governo Renzi.

Intanto, dopo le mobilitazioni nate nell’ultimo periodo che hanno visto professori e studenti scendere in piazza, sono moltissimi gli studenti e le studentesse che non hanno intenzione di abbandonare le ragioni per smascherare il ddl sulla scuola, ritenendo così necessario un rilancio della mobilitazione nei primi giorni di scuola, indicendo per il 2 Ottobre una giornata di agitazione nazionale nei territori.

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