Scuola: vorrai mica non fare un concorsone?
Risale a qualche settimana fa la pubblicazione dei bandi di concorso per l’insegnamento nella scuola: ben 4, che vanno dalla scuola primaria alla secondaria.
La notizia segue a mesi di rumors sulla possibilità di aprire i concorsi ai migliaia di precar* che già insegnano, oltre a quelli che non hanno esperienza, ma vorrebbe intraprendere la carriera di docente. Se le circostanze fossero altre, la notizia non creerebbe nessun stupore. Quello che insospettisce e reputiamo sconcertante è il momento che si è scelto: dopo anni in cui le assunzioni sono state fatte con il contagocce, solo dalle cosiddette “graduatorie ad esaurimento” , sembra paradossale lo svolgimento di un concorso pubblico nel mezzo di una pandemia. La ministra Azzolina prosegue per la sua strada, dritta e senza cedere alle rimostranze di maggioranza, opposizione e sindacati di ogni sorta. La noncuranza in materia, rispecchia il totale sbando della gestione di tutto il comparto scuola, pre e post pandemia. Ma non vogliamo ingarbugliarci in un dibattito che, con molta probabilità, finirà con l’ennesimo slittamento delle prove – ancora una volta, dal 2012!
Quello che ci interessa far emergere è l’ipocrisia di lasciar navigare a vista una ministra che, per quanto si vanti di essere stata tra le cattedre e i banchi prima di arrivare al governo, sembra non riconoscere per nulla uno dei pilastri su cui si basa la scuola italiana: il precariato. La scuola italiana poggia il proprio impianto su lavoratori/trici precari non solo di terza fascia, ma anche sulle cosiddette MAD (Messa a Disposizione) – tutte persone che facevano affidamento alla riapertura della terza fascia e che invece si vedono rinviare tutto.I bandi mettono in luce non solo una tipologia di prove. Si cerca di valutare delle conoscenze mediante test psicometrici sicuramente più comodi, ma che di nuovo ci portano nel terreno di come si valuta a scuola, in questo caso rispetto alla valutazione degli insegnanti. Valutare le competenze del futuro corpo docenti, chi è qualificato ad insegnare attraverso prove che si centrano esclusivamente sulle competenze cognitive delle persone, altamente standardizzate, ci restituiscono il paradigma su cui si basa la scuola italiana stessa da decenni, senza riuscire ad aprirsi a delle prospettive innovative ma riproducendo un meccanismo burocratico attraverso un test a crocette che dovrebbe valutare la qualità dei futuri insegnanti ma che di fatto si affida ancora al mito dell’oggettività della valutazione, lontano da anni dalla realtà scientifica e oggettiva. I bandi mettono piuttosto in luce la condizione in cui si viene messi come aspiranti al ruolo: una guerra tra poveri in cui si induce al pressapochismo, vince o meno il nozionismo, vince- sempre- un modello di scuola-azienda in cui il self-made teacher ha la meglio. Perché ottenere un lavoro fisso nella scuola implica una sequela infinita di prove volte a valutare una non ben specificata competenza de* insegnanti? Perché queste modalità di selezione spingono a lottare col coltello tra i denti contro dei presunti “avversari” quando manca un terzo del personale tra le fila dei docenti? Stabilizzare le/i migliaia di precar* sarebbe davvero così insostenibile per le casse dello Stato?
Considerato anche il periodo (e sempre se le prove dovessero svolgersi davvero), viene facile pensare che molti decideranno di non partecipare per non rischiare di ammalarsi. È gioco della ministra tentare di abbassare il numero dei partecipanti, così da mantenere sempre più alto il numero de* precar* nella scuola? La costante incertezza in cui versa questo settore potrebbe al contrario far prevalere la volontà di fare un tentativo per un’occupazione migliore. Possibile che l’unica maniera di gestire la situazione del precariato nella scuola sia un concorso a scelta multipla, tenere appese decine di migliaia di persone, perlopiù giovani neolaureat* che, ognuno con la propria storia e condizione, si trova a dover contendere un contratto nel proprio paese dopo oltre dieci anni di attesa e promesse non mantenute.
Sebbene sul totale de* prossim* neo assunti non si possano avere certezze, è facilmente deducibile la sottostima del numero. Questo significa che la scuola continuerà a reggersi su una maggioranza di docenti che rimarrà precaria (da terza fascia o MAD). Un ministero che si appresta a testare chissà quali conoscenze a futuri insegnanti (già laureati e qualcuno con master e formazioni specifiche alle spalle) e che ha creato una task force per rispondere allo stato emergenziale della scuola, mette a rischio la salute di tutt* pur di far apparire che qualcosa sarebbe stato fatto . Un ministero che, come il governo tutto, è responsabile della negazione di due diritti fondamentali, il diritto allo studio e il diritto al lavoro, e però si appresta ad “aggiustare il tiro” con l’ampio bacino di precar* che, per necessità lavorative, si ritrovano con le mani legate sempre più strette. In ultimo, non per importanza, si pensi anche all’ennesimo giro di soldi che viene creato ad hoc intorno ai concorsi.
Oltre alla beffa del famoso Fit (o 24cfu), chi dovesse decidere di partecipare agli eventuali concorsi, deve prepararsi. Le case editrici che forniscono il materiale necessario sono sempre le stesse, l’accessibilità non scontata, visto che il costo complessivo si aggira sui 200 euro, e la disponibilità si rifà direttamente al volere delle case editrici. Se l’effettivo svolgimento dei bandi non fosse confermato, i/le precar* verranno risarciti dell’ennesimo investimento economico caduto nel vuoto?Zero riconoscimenti professionali, zero riconoscimenti economici, blocco quasi totale del percorso professionale, tutto poggia sulle spalle de* singo* docenti come se dipendesse solo da loro e quindi: per avere un lavoro normale a chi dobbiamo citofonare?
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