Trumpismo, social e dintorni. Cosa sta succedendo?
Lo strascico della battaglia di Capitol Hill investe direttamente anche i social come campo di battaglia politica e mette in discussione molti degli assunti su cui questi mezzi di socializzazione (nonchè aziende private) hanno basato la loro fortuna. Il ban di Trump dai maggiori social della silicon valley sta scatenando un fitto dibattito tra chi ne sostiene la necessità e chi lo avversa più o meno strumentalmente. Intanto a latere si illumina la zona d’ombra in cui prosperano alcuni esperimenti alternativi alle piattaforme mainstream utilizzati ed alimentati dall’estrema destra. Lo scontro si fa insieme più confusionario e più chiaro nel frattempo la frontiera del web diventa sempre più circoscritta e controllata. Per provare ad orientarci in quanto sta succedendo vi proponiamo queste due interessanti trasmissioni, la prima di Radio Onda Rossa e la seconda di Radio Blackout che fanno il punto sulla situazione.
STAKKASTAKKA 92 – POUR PARLER DI WHATSAPP E DINTORNI
Torniamo con un tris di approfondimenti da battaglia: l’attacco a Parler dopo il colpo di stato più pazzo del mondo, l’aggiornamento ai Termini di Whatsapp che ha sconcertato persino vostra zia e dei succosi dettagli sull’attacco a SolarWinds e al governo americano.
Un’ora di trasmissione con chicche imperdibili alternate da balli e canti neomelodici gentilmente offerti dai nostri mariachi lisergici, risate e divertimento assicurato per tutta la famiglia!
Link di approfondimento
L’attacco a Parler
1 Il dump su archive
2 Dettagli vari presa HackerNews (eh che ci volete fare)
3 Dettagli da una protagonista del dump
4 mappa interattiva con i video e gli audio di parler
Whatsapp e le sue soffocanti policy
Articolo di Ars Technica
Le FAQ di Whatsapp
SolarWinds Parte Seconda
Come Solar Winds è diventata lo zimbello della sicurezza IT
E il nostro eroe vince il premio come parassita dell’anno (per davvero).
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Trump scaricato: la censura che non è di Stato di Le Dita nella Presa
Dopo il tentato colpo di stato, Trump viene bannato da molti social network e da varie aziende, i contenuti che invocano la frode elettorale bloccati da Facebook. È in questo modo, e non attraverso ordinanze federali, che Trump sta venendo estromesso dalla scena politica statunitense. Senza in nessun modo difendere Trump, dovremmo tuttavia chiederci come mai discorsi complottisti, autoritari e oppressivi siano così floridi sui social network; una riflessione che potrebbe portarci a scoprire che la censura non è il modo più efficace di affrontare il problema, e che forse è la forma della comunicazione online odierna ad essere problematica.
Dopo ciò, Trump si sposta su Parler, social network assai amichevole con gli utenti di estrema destra. Probabilmente il più usato dai suoi supporter che hanno tentato il coup kux klan. Questo ha scatenato molte reazioni contro Parler: l’app di Parler è stata eliminata dall’app store di Apple e dall’omologo di Google; Amazon ha revocato i servizi di cui Parler si avvaleva attraverso AWS; Twilio gli ha revocato l’account che utilizzavano per verificare gli indirizzi email degli iscritti. Ancora più importante, vari hacker attaccano Parler e riescono ad ottenere un dump piuttosto corposo contenente tutti i dati della piattaforma. Si scoprono così informazioni personali sugli iscritti, i luoghi da cui parlavano, si possono recuperare anche messaggi che gli utenti avevano apparentemente cancellato. Se vuoi approfondire l’argomento anche nei dettagli tecnici, ascolta il podcast di StakkaStakka su RadioBlackout. Noi facciamo invece delle riflessioni su come un servizio possa (o no) essere soggetto alla censura da parte delle aziende a cui si affida, più che a quella di Stato.
Cambiando argomento, parliamo di WhatsApp, che aggiorna i suoi termini di servizio con una mossa comunicativa poco riuscita. La verità è che non cambia moltissimo, che WhatsApp ha alcune pratiche antipatiche, ma che le aveva anche prima.
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