Abbiamo commentato con la sociologa il dibattito mediatico creatosi attorno al caso Berlusconi. Dal punto di vista della comunicazione Anna Simone critica il fatto che venga definito “caso Ruby” ponendo l’accento su di lei e facendone un caso, invece che su di Berlusconi. Probabilmente questo ha contribuito a far sì che fossero le donne a sentire l’esigenza di prodigarsi ad affermare l’esistenza di modelli di comportamento alternativi e non gli uomini.

L’intervista è proseguita analizzando le risposte del mondo femminile prima e femminista poi: le prime si sono concentrate sulla questione “dignità delle donne” terreno fertile per la distinzione tra donne perbene e donne permale.

Il movimento femminista respinge questa suddivisione donne che di fatto costituisce l’elemento fondante dell’appello alla mobilitazione di concita de Gregorio.

Anna Simone prosegue affermando come abbia senso attraversare la giornata del 13 esclusivamente nell’ottica di portare in piazza temi radicalmente differenti. E’ fondamentale non confondere questioni politiche con giudizi morali e creare uno stacco con la cosiddetta “politica degli appelli”, assolutamente ridicola. Non si può pensare di poter fare politica promuovendo degli appelli e apponendo delle firme. La politica si fa stando nelle piazze e, innanzitutto, attraverso pratiche conflittuali.