8 Marzo: è sciopero transfemminista globale! La cronaca dalle piazze
Un grido ovunque: Non Una di Meno!
In tutta Italia, in tutto il mondo, è sciopero globale transfemminista. Una giornata di sciopero contro la violenza maschile sulle donne, durante la quale cortei, azioni, performance, picchetti, blocchi hanno costituito forme molteplici di astensione dalla produzione e dalla riproduzione sociale.
Una giornata dedicata ad Alessandra e Fortuna, vittime più recenti di una serie di femminicidi che continua alla media di uno ogni tre giorni, solo nel nostro paese. Una giornata dedicata a Olga, uccisa nel 2016 e il cui assassino è stato ritenuto colpito da una “tempesta emotiva” da parte di una giustizia patriarcale. La quale violenta anch’essa ogni giorno, anche da morte, donne come Olga, legittimando di fatto la violenza di genere. Una vergogna che rende legittimo andare all’assalto del patriarcato.
Un 8 marzo di lotta in più di quaranta città, da Milano a Roma fino a tante altre piccole medie e grandi località del nostro paese. Un 8 marzo che ha visto la partecipazione del sindacalismo di base, la cui mobilitazione ha avuto un forte peso, con astensioni rilevanti in settori quali i trasporti pubblici, la formazione, la logistica, la sanità. Uno sciopero politico, esattamente quanto rifuggito da Landini, capace di scagliarsi contro la mobilitazione di oggi, incapace di vedere oltre il proprio naso da lavorista fuori tempo massimo. Uno sciopero che parla di tante forme di violenza, oltre a quella sul lavoro. A partire dalla questione della razza, che mostra la sfaccettata natura di un ricatto sulle donne, che in questa era di confini armati unisce alla violenza del permesso di soggiorno quelle su produzione e riproduzione.
A Roma la giornata di sciopero inizia già dalla mattina, prima di confluire nel corteo pomeridiano di Piazza Vittorio. Due presidi si svolgono di fronte al Ministero della Salute e al Ministero del Lavoro, flashmob poi al Ministero della Famiglia a chiedere le dimissioni di Fontana. All’università un centinaio di studentesse bloccano la didattica di alcune facoltà e sfilano per le strade dell’ateneo denunciando le centinaia di molestie segnalate, la mancanza di consultori e la massiccia presenza degli obiettori al Policlinico. Nel pomeriggio 50.000 persone hanno partecipato al corteo partito da Piazza Vittorio e arrivato a Piazza Venezia. Ad aprire il corteo c’erano gli spezzoni regionali e cittadini di Non Una di Meno. Il concentramento delle 17 è stato raggiunto dagli studentesse universitarie della Sapienza e dalle studentesse dei licei che insieme hanno formato uno spezzone giovanile. Poco prima del corteo è stata segnalata la sede prolife di viale Manzoni.
Migliaia di persone in piazza a Milano, così come a Napoli. A Pisa presidio all’INAIL per il riconoscimento delle malattie professionali e al tribunale contro la violenza istituzionale. Mattinata di mobilitazione universitaria: i docenti aprono la proclamazione delle lauree a Scienze politiche esprimendo sostegno allo sciopero femministe. Dottorandi, ricercatori e Assegnisti della scuola normale si uniscono a un corteo di studentesse che raggiunge piazza dei Cavalieri astenendosi dalle proprie attività istituzionali. Nel pomeriggio tremila persone in piazza, azioni ai Centri per l’impiego e all’INPS.
A Torino, in mattinata pur di impedire che il corteo si muova liberamente per la città, la celere si schiera, tira i capelli, spintona le donne in piazza. Vuole impedire di percorrere via Garibaldi ma è costretta a battere in ritirata. Il corteo di centinaia di persone può così muoversi e comunicare alla città. Nel pomeriggio di nuovo in migliaia in piazza sempre nel capoluogo piemontese. A Bologna la giornata inizia sin dalla mattina con un presidio e lezioni in piazza sotto il Nettuno. Nel mentre, agitazione in università, con interventi nelle lezioni e comunicazione nelle facoltà. In migliaia di donne e uomini sfilano poi nel pomeriggio da piazza XX Settembre a piazza Maggiore, in una manifestazione partecipata anche da tantissimi studenti e studentesse partite dall’università. Tra la stessa Bologna e Modena è blocco negli avamposti della logistica: a Bologna alla Geodis, a Modena a Italpizza, due aziende dove lottano da mesi lavoratrici per i loro diritti, picchetti hanno imposto l’astensione dalla produzione. Iniziative anche a Genova, Cagliari, Firenze, Brescia, Trieste, Padova, Salerno.
Un 8 marzo di sciopero dunque ma non solo in Italia. L’8 Marzo risuona a livello globale nei settanta paesi che in giro per il mondo hanno visto mobilitarsi le forze di chi si oppone al dominio patriarcale. Protagoniste della giornata sono le centinaia di migliaia di donne, e di uomini, che hanno fatto sentire la loro voce contro il patriarcato e le conseguenze che questo ha sulla loro vita di tutti i giorni. Una violenza simboleggiata non soltanto da quelle che sono le molestie sui luoghi di lavoro e nelle strade, ma anche da un rapporto sociale all’interno dell’economia da sempre e continuamente fondato sul privilegio maschile.
In questo, lavoro di produzione e di riproduzione si fondono all’interno di un meccanismo che da un lato vede le donne essere pietra angolare di un sistema di sfruttamento come quello attuale, ma dall’altro mette a nudo quello che è l’equilibrio precario – e quindi potenzialmente rovesciabile – in merito ai temi di genere in questa società. Nelle piazze già aleggia l’opposizione alla futura discussione (se il governo terrà) del DDL Pillon e la discussione su ciò che rappresenta in termini di regressione delle conquiste sociali passate ed innovazione, in termini di aggiornamento i dispositivi di sfruttamento capitalistici.
Un tentativo infame, quello di Pillon, che si riappropria di temi come quello dell’autodeterminazione evitando di parlare dei rapporti di forza materiali e culturali che la negano, anzi rinforzandoli. Il decreto non ha ancora fatto sentire i suoi effetti, non essendo ancora legge. Ma già in potenza si è visto come possa essere applicato in termini di regolazione sociale nei singoli contesti, tramite i dispositivi adottati da amministrazioni locali. Per relegare le donne a mogli e madri, a schiave e vittime. Nondimeno, l’opposizione al mondo rappresentato da Pillon è già foriera di discorso di mobilitazione all’interno dei vari cortei e delle varie assemblee che hanno preparato in questi mesi le piazze di oggi.
“Siamo pronte!” è il grido collettivo che emerge dalle piazze!
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