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Alla Sapienza le studentesse in corteo verso il 25 Novembre

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Oggi in tanti e tante alla Sapienza hanno dato vita ad una passeggiata rumorosa verso il corteo Nazionale del 25 Novembre. Riportiamo il racconto di Sapienza Clandestina.

Verso il corteo del 25 novembre le studentesse e gli studenti della Sapienza hanno attraversato il loro ateneo. Una passeggiata ha percorso tutta la città universitaria, lasciando lungo il percorso tracce del suo passaggio, andando a toccare luoghi e tematiche differenti. Negli ultimi mesi La Sapienza aveva dimostrato la sua incapacità di affrontare la questione di genere: dal rettore Gaudio che premia “Miss Sapienza”, alla campagna dell’ex-professoressa Lucetta Scaraffia sulla protezione delle donne sul Messaggero, all’ultimo evento tenutosi sotto la minerva con il patrocinio della Polizia di Stato proprio ieri.

In tutte queste occasioni le donne sono state descritte come deboli vittime, bisognose di protezione o valutate per il loro aspetto fisico (forse perchè si crede che nel mondo accademico questo è l’unico contributo che le donne possano dare).

Nonostante le ore di banchetto in cui la Sapienza si è “tinta di rosa” con la polizia, facendo finta di occuparsi della questione di genere, i servizi che offre in questo ambito sono nulli. Infatti l’unico asilo esistente è accessibile solo ai e alle docenti, la richiesta di un consultorio aperto e permanente non viene neanche discussa, non c’è uno sportello anti-violenza.
La paseggiata ha toccato tutti questi punti: la facoltà di lettere in cui insegnava la Scaraffia, l’asilo, il rettorato e perfino il policlinico (dove il tasso di obiezione di coscienza è superiore all’80%). In tutto il mondo della formazione la donna viene relegate a ruoli di cura (asili, materne, elementari) più i ruoli salgono d’importanza più sono relegati agli uomini (professori universitari, rettori). Quindi bisogna essere studiose e diligenti perchè è ciò che si “addice” alle donne, ma mai risaltare, né frequentare facoltà scientifiche perchè, si sa, le donne sono portate alle materie umanistiche.

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Gli stereotipi e i ruoli in cui, in quanto donne, siamo quotidianamente incastrate si alimentano quindi nel mondo della formazione, fin dalla prima infanzia. Questi sono gli stessi luoghi da cui crediamo che possa partire l’unico vero cambiamento, lo stravolgimento e il ribaltamento della retorica che viene portata oggi nelle aule dell’Università. Se è il luogo in cui dinamiche sessiste vengono alimentate, sarà lo stesso in cui vengono distrutte. La violenza non è solo quella fisica o sessuale, la violenza è anche istituzionale. E’quella di chi ci giudica per chi siamo, perchè se sono donna quel professore può alzarmi il voto; il mio datore di lavoro mi può assumere o abbassare lo stipendio e se voglio abortire è colpa mia perchè una “vera donna” deve essere anche madre. Tutto ciò viene costruito anche nell’università e nell’università verrà de-costruito.

L’unico cambiamento parte da noi, dal basso, dalla vita di tutte e tutti.
Per tutte quelle volte che hanno detto che ce la siamo cercata, che in fondo è colpa nostra, che ci devono proteggere, che da sole non possiamo affermarci, ci saranno tutte queste volte in cui alzeremo la testa!

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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