Revolution in the Making: risoluzione finale
Riprendiamo da retejin.org la risoluzione finale dell’incontro transnazionale Revolution in the Making, dove si sono incontrate 500 donne in lotta da tutto il mondo.
“Ci prenderemo ciò che ci appartiene: il nostro potere e la nostra libertà.” Così si conclude la prima conferenza internazionale delle donne tenutasi il 6 e il 7 ottobre a Francoforte. Una pluralità di voci che parla della stessa volontà di sovvertire e decostrure le diverse forme del patriarcato, della necessità di organizzare una società fuori dalla logica capitalista. Affermando che l’autorganizzazione è l’unico modo per tessere insieme il nostro futuro. Contemporaneamente si svolgeva a Bologna l’assemblea nazionale di Non Una Di Meno, che rilancia lo stesso desiderio di riscatto e autodeterminazione, calendarizzando una stagione di lotte che non prevede un passo indietro…perchè non esiste una rivoluzione che non sia femminista! Rivoluzione e sciopero globale sono la nostra agenda politica!
Nella risoluzione finale, la Conferenza Internazionale delle Donne afferma: Ci prenderemo ciò che ci appartiene: il nostro potere e la nostra libertà.
La 1° Conferenza Internazionale delle Donne “Revolution in the Making” che si è svolta a Francoforte lo scorso fine settimana, è stata in effetti un deciso nuovo passo in avanti nella costruzione di una rete di donne.
Vedere oltre 500 donne di ogni età, provenienti da tutte le latitudini del mondo, non è una cosa comune e in effetti la conferenza ha mostrato che se l’idea è forte, la partecipazione è garantita.
Il Movimento delle Donne Curde va lodato e encomiato non solo per l’enorme sforzo organizzativo che ha fatto per garantire il successo della conferenza, ma anche e soprattutto per aver fornito gli strumenti (forniti dalla jineolojî) e i materiali di lavoro che hanno unito centinaia di donne dando loro speranza e motivandole.
La risoluzione finale della Conferenza lo riflette e in effetti comprende la plurivisione che è emersa nei due giorni di sedute e discussioni.
Il messaggio è chiaro: non ci prenderemo ciò che è nostro: il nostro potere e la nostra libertà. E “lo faremo nonostante l’estrema brutalità che il patriarcato ci costringe a affrontare”.
L’impegno non lascia dubbi su cosa ci possiamo aspettare nei prossimi mesi: “Alla fine di questa conferenza dichiariamo che continueremo la nostra lotta insieme per la libertà di ciascuna e di tutte noi. Noi non permetteremo che venga fatto del male ad alcuna donna. Vinceremo la nostra lotta contro il patriarcato. Creeremo le nuove istituzioni di una società nuova e libera. Dichiariamo che una rivoluzione è in costruzione, la recente crisi del capitalismo è un risultato delle nostre lotte e l’ora – il presente – ci da l’opportunità storica di trasformare questo secolo, il 21° secolo, un secolo delle donne e dei popoli”.
Qui il testo completo:
Risoluzione finale della 1° Conferenza Internazionale delle Donne “Revolution in the Making”
Siamo consapevoli del fatto che il patriarcato sta conducendo una guerra globale contro le donne. Abbiamo lottato contro il patriarcato per migliaia di anni in forme diverse. Questa nuova ondata di guerra globale contro le donne è rivolta contro di noi per via di ciò che abbiamo conquistato e per il fatto che abbiamo fatto crescere strumenti per immaginare e realizzare sempre di più una vita uguale e libera; in tutte le parti del mondo.
Sappiatelo! Ci prenderemo ciò che ci appartiene: il nostro potere e la nostra libertà. Lo faremo nonostante la brutalità estrema che le forze del patriarcato ci costringono ad affrontare. Ci sono molte diverse facce della guerra globale contro le donne. Razzismo, colonizzazione, capitalismo e patriarcato si alleano in guerre diverse; in tempi che si cristallizzano in figure come Erdoğan, Duterte, Mondi, Putin e Trump, che sono apertamente misogini, così come sono razzisti e che mobilitano il patriarcato per monopolizzare il potere e distruggono l’ambiente per arricchire pochi.
Ci sono cartelli in luoghi come El Salvador, Guatemala, Honduras e ci sono i signori della guerra in Afghanistan. Ci sono i tribunali di stato dell’Iran che esercitano la pena capitale contro le donne e ci sono le pattuglie di confine in Europa e negli Stati Uniti. C’è tratta sessuale in Europa come in Africa. C’è l’ISIS e altre organizzazioni patriarcali jihadiste nel Medio Oriente e poi ci sono i capitalisti che sfruttano il lavoro delle donne e mercenari che le rapiscono e le stuprano ovunque nel mondo. Ci sono i cosiddetti crimini d’onore e passione, le mutilazioni genitali e il date rape; tutti modi in cui le donne vengono ferite, violate e uccise dalle loro relazioni intime. Poi ci sono gli stati e i tribunali che proteggono gli esecutori e puniscono le donne. Ma la cosa più importante, molto più importante, è che ci sono le donne. Operatrici dei diritti umani, femministe, combattenti, politiche, attiviste…Ci sono donne che nonostante tutte le avversità cercano di tenere in vita i loro bambini in Yemen, che resistono e lottano contro l’estremismo e la dittatura in Egitto, sopravvivono e aiutano altre a sopravvivere nonostante gli stupri e i sequestri nelle comunità ezide, cercano di portare la pace alla loro società e al mondo nei Balcani e donne che si organizzano e si sindacalizzano in Argentina. Ci sono le donne profughe dalla Siria, dalla Libia, dall’America Centrale e dall’Africa Occidentale, che cercano di portare al sicuro se stesse e le loro famiglie. Ci sono anche le donne zapatiste che lottano e costruiscono in ogni avversità, e poi ci sono le donne che fanno una rivoluzione in Rojava e immaginano un mondo differente. In tutti questi modi diversi stiamo tessendo il futuro.
Ci sono quelle che dicono Black Lives matter e me too , quelle che dicono che non saremo una di meno, no al divieto di abortire e che non sarai sola. Ci sono quelle che dicono potresti essere stata tu. Ora è il tempo di capire, di valorizzare, di sentire e di sostenere tutte le diverse lotte. E soprattutto è importante diventare parte di queste lotte!
Negli ultimi due giorni, noi, oltre 500 donne da tutto il mondo, ci siamo incontrate a Francoforte e abbiamo discusso di come tesseremo il futuro e contribuiremo alla rivoluzione delle donne in costruzione, e come proposto in questa conferenza da molte, dobbiamo organizzarci e collegare e mettere in rete le nostre organizzazioni, e, come ha proposto un’altra, dobbiamo iniziare la costruzione del Confederalismo Democratico Mondiale delle Donne. Che questa conferenza e questa rete siano il primo passo verso questo.
Alla fine di questa conferenza dichiariamo che continueremo la nostra lotta insieme per la libertà di ciascuna e di tutte noi. Noi non permetteremo che venga fatto del male ad alcuna donna. Vinceremo la nostra lotta contro il patriarcato. Creeremo le nuove istituzioni di una società nuova e libera. Dichiariamo che una rivoluzione è in costruzione, la recente crisi del capitalismo è un risultato delle nostre lotte e l’ora – il presente – ci da l’opportunità storica di trasformare questo secolo, il 21° secolo, un secolo delle donne e dei popoli.
Come ha detto una delle oratrici, noi come Jin, vogliamo la nostra vita Jiyan basata su Azadi.
Quindi ora alziamo le nostre voci e i nostri pugni e diciamo NI UNA MENOS, ELE NAO, BLACK LIVES MATTER, e JIN JIYAN AZADI!
Network Women Weaving the Future (Rete delle Donne che Tessono il Futuro)
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