Rosarno, un anno dopo la rivolta dei braccianti migranti
Un anno dopo i migranti rimasti nel paese tornano in strada, dietro l’invito dell’associazionismo vario e della Cgil, con una cabina di regia evidente e direzionata, rinchiusa nel giardino del testimoniale e del commemorativo. Un partecipato corteo è sfilato nel centro di Rosarno, per chiedere diritti sul lavoro e condizioni di vita migliori; in testa lo striscione con sopra la scritta “Rosarno” in mezzo alle date del 7 gennaio 2010 e 2011. Molti cartelloni, insieme alle bandiere (…): “Permesso di soggiorno”, “Lavoro equo”, “Diritti e dignità”. Alla manifestazione hanno partecipato anche gli studenti e le studentesse del liceo scientifico Piria. Poi (…), sosta di commemorazione davanti all’abitazione di Giuseppe Valarioti, segretario Pci ucciso dall’ndrangheta nel 1980, e delegazione in partenza per Reggio Calabria per incontrare il prefetto.
Con le deportazioni che fecero seguito alla rivolta del gennaio 2010, molti braccianti si spostarono a Roma, dove hanno dato vita ad un percorso politico collettivo che oggi li riporta in piazza sotto il ministero delle politiche agricole per tornare a denunciare l’assenza totale delle istituzioni, la crisi del settore agricolo e lo sfruttamento cieco sotto il quale sono sottoposti. Il 9 gennaio nella capitale è prevista un’altra iniziativa dei migranti per ricordare le “tante Rosarno che esistono in Italia”.
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