InfoAut
Immagine di copertina per il post

STRIKE THE WAR! LOTTA TRANSFEMMINISTA CONTRO LA GUERRA

||||

Come femministe e transfemministə rifiutiamo la guerra, tutte le guerre.

Lo scorso 8 marzo questo rifiuto incondizionato è risuonato nello sciopero femminista e transfemminista di Non Una di Meno e nelle mobilitazioni sociali in ogni parte del mondo. A due mesi dall’invasione in Ucraina vogliamo lottare contro la guerra in connessione transnazionale. Lo facciamo perché sappiamo che la violenza che produce è la forma più estrema di un patriarcato strutturale che da sempre combattiamo nelle case e nelle strade, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, nei tribunali e nelle carceri, nelle relazioni, sui confini.

La guerra è l’espressione più organizzata della violenza patriarcale.  

Sappiamo bene che gli stupri sono un’arma di guerra utilizzata sistematicamente. Si colpiscono le donne per intimidire, soggiogare e distruggere il nemico al fine di “contaminare l’etnia”, costruire l’identità fra “popolo” e nazione e affermare la supremazia di un popolo su un altro. L’abuso sulle donne, l’invasione dei loro corpi attraverso lo stupro, diventa simbolo di conquista militare di un territorio e di sottomissione della popolazione. Sappiamo bene anche che la violenza sulle donne agisce non solo sui fronti di guerra ma nelle case e in ogni ambito della società. Da anni scioperiamo e lottiamo contro la violenza maschile, di genere e dei generi e continueremo a farlo opponendoci alla guerra che la esaspera.

La guerra cerca di ristabilire con la sua violenza ruoli e gerarchie basate sul genere. Gli uomini devono essere sacrificabili, combattenti che difendono le “proprie” donne e l* “propri*” figl*. Le donne tornano ad essere solo madri che scappano con i figli, mogli che piangono i mariti, vittime da salvare, proteggere e controllare, ma mai protagoniste delle proprie scelte e delle proprie lotte. In Polonia – dove il primo sciopero femminista è stato organizzato nel 2016 per rivendicare la libertà di abortire – l’interruzione di gravidanza è negata anche alle rifugiate ucraine vittime di stupro, mentre vengono processate lə attivistə che hanno consegnato pillole abortive a chi ne aveva bisogno. In questo contesto di ristabilito binarismo, a scomparire da ogni narrazione sono le persone LGBTQIA+, che con la loro stessa esistenza sono una minaccia per l’ordine patriarcale e che già convivono con famiglie violente che l* rifiutano a causa dell’orientamento sessuale o identità di genere, in contesti di discriminazione che la guerra aumenta esponenzialmente. Quale sia il prezzo da pagare quando non si rispettano i ruoli di genere lo vediamo nel trattamento che stanno subendo le donne trans alle frontiere: interrogate, toccate, spogliate e molestate con la scusa di “accertarne” il genere, rispedite indietro senza la possibilità di fuggire perché sui documenti persiste l’identità maschile. Opporsi alla guerra significa per noi continuare a lottare per sovvertire i ruoli di genere, le gerarchie, la violenza patriarcale e affermare la nostra autodeterminazione.

La guerra alimenta il razzismo e lo sfruttamento: milioni di persone attraversano i confini per non morire, per non essere stuprate, per non dover combattere. Sono bambin*, sono anzian* e persone con disabilità, quando non incontrano ostacoli insormontabili, sono soprattutto donne che ora dovranno fare i conti con un’accoglienza che già prevede il loro sfruttamento e le espone al rischio della tratta. Dappertutto le rifugiate ucraine stanno entrando in un mercato del lavoro di cura fatto di salari da fame, destinati a diventare ancora più bassi perché la guerra non lascia loro altra scelta. Già oggi le migranti ucraine che da anni lavorano in Europa pagano con i loro salari la solidarietà che danno a parenti, amiche, compagne in fuga e vedono il loro futuro sgretolarsi nella povertà. Intanto, l’Italia e i paesi Europei accolgono soltanto chi ha la cittadinanza ucraina e respingono quelli che pur provenendo dai territori in guerra hanno la pelle nera e i documenti sbagliati. Opporci alla guerra per noi significa continuare a lottare contro il razzismo e dalla parte de* migranti, contro i confini e le gerarchie razziste e colonialiste.

Il nostro femminismo e transfemminismo è antimilitarista. Sappiamo che il militarismo serve a definire nuove strategie di profitto, impoverimento, devastazione ambientale. La corsa al riarmo e l’aumento delle spese militari pagate coi fondi del PNRR si ripercuoteranno sulle nostre vite. L’aumento dei prezzi dei carburanti, dell’energia, dei generi alimentari, sono le tasse nascoste con cui finanziamo i profitti crescenti delle industrie di guerra; la “ripresa” che questa spesa dovrebbe trainare non sta distribuendo ricchezza ma nuove povertà, e lo tocchiamo ogni giorno con mano. Sappiamo che il perdurare della guerra significa la fine delle già parziali e insufficienti misure contro l’inquinamento e il riscaldamento globale. Si prevede l’apertura di centrali nucleari, si riaprono le centrali a carbone e a olio combustibile, si programmano nuove perforazioni, si pianifica la costruzione di basi militari in zone naturali protette. Opporci alla guerra significa per noi lottare contro gli interessi degli speculatori, l’economia di guerra post-pandemica, il carovita e lo sfruttamento del lavoro, della vita e dell’ambiente

Se la pace è una fine dei combattimenti che lascia intatto lo sfruttamento delle nostre vite e del nostro lavoro da parte del capitale neoliberale, l’oppressione patriarcale, il razzismo, non è una pace di cui possiamo accontentarci, anche se reclamiamo la fine immediata della guerra. La nostra lotta transfemminista contro la guerra deve opporsi a patriarcato, sfruttamento e razzismo e reclamare una ricostruzione che metta al centro le nostre vite e la nostra libertà, contro l’impoverimento dei salari, per un welfare che risponda ai nostri bisogni, per un reddito di autodeterminazione e un salario minimo europeo, per un permesso di soggiorno senza condizioni, svincolato da reddito, lavoro e famiglia, e per una transizione ecologica che non ammette lo sfruttamento nostro e dei territori in nome dei profitti. Rovesciamo e ribaltiamo le priorità stabilite dalla guerra, riappropriamoci del futuro, riportiamo al centro questioni sociali, economiche e culturali cancellate dalla politica di guerra. 

Rifiutiamo la censura e la narrazione eccezionalista, atlantista ed eurocentrica di questa guerra da parte dei media e delle forze politiche, che sminuisce gli altri scenari bellici mondiali. La guerra e i discorsi che la legittimano alimentano il nazionalismo, approfondiscono i confini che ci dividono, cancellano la pretesa di libertà di donne, persone lgbtqia+, uomini che in modi diversi lottano contro l’oppressione riducendol* a semplici pedine nello scacchiere di guerra. Mentre Putin ha aggredito l’Ucraina, mentre i paesi della NATO e le grandi potenze si allineano e si scontrano in una lotta per il dominio globale, altre guerre continuano brutalmente nel silenzio generale, la Turchia ha riaperto l’offensiva verso le popolazioni curde e Israele non ha mai fermato i bombardamenti nei territori palestinesi. Questo scenario sembra toglierci ogni possibilità di scelta, ogni capacità di lotta. Noi però non rinunceremo a lottare: dobbiamo tenere aperti spazi di lotta, di autodeterminazione, mettere in luce quelle fratture nascoste e silenziate dal sistema in cui siamo immers*, dare visibilità alle molteplici forme di opposizione alla guerra e di lotta per la libertà che oggi, nonostante tutto, sono in campo

Dobbiamo continuare a gridare forte il nostro sostegno alle persone che vivono e resistono in Ucraina, alle mobilitazioni russe contro la guerra di cui le femministe sono state protagoniste, alle compagne polacche che sostengono la libertà di abortire per sé e le rifugiate ucraine, alle molte forme di solidarietà che si sono attivate con chi è rimast* in Ucraina e con chi è scappat*, agli scioperi che in Russia e in molti paesi europei si moltiplicano per contestare la guerra, l’aumento dei prezzi e la riduzione dei salari che essa produce, e a tutte quelle voci inascoltate di contrasto alla deriva della guerra e del riarmo. 

La prospettiva femminista e transfemminista non si fa schiacciare nella trappola dei nazionalismi attivata dalla guerra né in quella delle responsabilità geopolitiche. L’opposizione femminista e transfemminista alla guerra è una parte di una lotta che pratichiamo ogni giorno per la trasformazione radicale della società. Per questo ci aspetta una primavera di lotta transfemminista. Cominceremo a praticarla attraversando con i nostri discorsi e le nostre pratiche le manifestazioni del prossimo 25 aprile in diverse città. Il filo rosso (e fucsia) che ci lega indissolubilmente allə partigianə di ieri è il desiderio di un presente e di un futuro migliore e la volontà di costruirlo; è la necessità di non essere indifferenti all’ingiustizia. Con questo spirito partigiano, rispondiamo alla chiamata per una mobilitazione transnazionale per il primo maggio lanciata dall’Assemblea permanente contro la guerra. In diverse città saremo in piazza con la parola d’ordine Strike the war! per riattivare il processo dello sciopero femminista e transfemminista nelle lotte del presente.  

Transfemminismo è lotta per cambiare il presente, condividere desideri, organizzare la nostra rabbia, continuare a stare dalla parte di chi ovunque nel mondo lotta per ribaltare tutte queste situazioni di violenza, sfruttamento e oppressione e per immaginare e costruire altri modi di vivere e altri futuri.

Lotta Transfemminista contro la guerra

STRIKE THE WAR!

Non una di meno

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

guerraNUDMPrimo Maggio

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Verso il 25 novembre: contro i femminicidi e la violenza di genere

L’osservatorio nazionale femminicidi, lesbicidi e trans*cidi di Non Una Di Meno porta avanti dal 2019 un progetto che vuole combattere la violenza di genere

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

NUDM: è morta un’altra studente, non ne possiamo più

Sabato 23 novembre saremo a Roma anche perché desideriamo e pretendiamo una scuola diversa. da NUDM Torino E’ morta un’altra studente, non ne possiamo più. Aurora aveva 13 anni quando, il 25 ottobre, è stata uccisa dal fidanzato di 15 anni, che non accettava la fine della loro relazione.Lo stesso giorno, Sara è stata uccisa […]

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Torino, la mobilitazione contro gli antiabortisti continua: presidio al consiglio regionale

In queste settimane a Torino sono migliaia le persone che si mobilitano per chiedere la chiusura immediata della cosiddetta “stanza dell’ascolto”

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Per Anàs, morto in mare e per tutte le altre vittime dei confini

Lo scorso 9 agosto la comunità lametina si è stretta attorno alla piccola bara bianca contenente i resti di Anàs, bimbo di sei anni annegato in un naufragio e ritrovato nel nostro mare.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Aborto libero, sicuro e gratuito!

Sabato 28 settembre, in occasione della giornata internazionale per l’aborto sicuro, in Piemonte in tant3 ci mobiliteremo su tutto il territorio contro le politiche regionali che da anni sposano obiettivi antiabortisti, retrogradi e lesivi della libertà di scelta.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Pride critico, Pride comodo

Dov’è stato lasciato il “prendere e fare” a favore del “chiedere e aspettare”? Gli oppressi hanno iniziato un ciclo politico in cui si costituiscono come vittima senza agency che cerca di essere protetta. Il presente testo è la traduzione di un articolo di Charlie Moya Gómez pubblicato in castigliano su Zona de Estrategia il 27/06/2024. […]

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

RBO al Festival Alta Felicità – in dialogo con Fatima Ouassak

Fatima Ouassak è una politologa e militante ecologista, femminista e antirazzista. Il suo ultimo libro Per un’ecologia pirata (tradotto in italiano da Valeria Gennari per Tamu edizioni (2024)) propone un’alternativa all’ecologia bianca, borghese e a cui manca un approccio intersezionale.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

RBO al Festival Alta Felicità – In dialogo con Louisa Yousfi

Il termine “Barbari” viene utilizzato da Louisa Yousfi nel suo libro “Rester barbares” allo scopo di mettere in luce una trappola: da una parte il paradigma del razzismo proclamato, quello dell’estrema destra che definisce barbari i soggetti razzializzati e dall’altro lato il razzismo integrazionista, quello per cui occorre essere dei “buoni selvaggi”educati per essere all’altezza dei bianchi.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

No agli antiabortisti nelle strutture pubbliche!

Giovedì 11 luglio alle ore 12 si terrà una conferenza stampa davanti all’Ospedale Sant’Anna a Torino (ingresso via Ventimiglia) organizzata dal Comitato per il Diritto alla Tutela della Salute e alle Cure – Piemonte.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Le donne africane e la difesa della terra e dei beni comuni

Due articoli tratti dalla WoMin African Alliance, scritti in occasione della Giornata della Terra (22 aprile) e della Giornata internazionale della biodiversità (22 maggio).

Immagine di copertina per il post
Formazione

Leonardo occupata: costruire una prassi per boicottare la guerra

L’Intifada ha annunciato sin dall’inizio dell’anno accademico l’intenzione di proseguire con l’azione di boicottaggio contro Israele e i suoi alleati.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Amerika Trump again

Fin dalle prime ore dall’inizio dello spoglio, la vittoria elettorale di Trump si stagliava netta, ben oltre le previsioni di chi scommetteva sulla sua rielezione, macinando stato in bilico dopo stato in bilico, mentre Fox News si sbilanciava a dichiarare la vittoria in anticipo su tutte le testate nazionali del mainstream media a stelle e strisce. 

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Ancora Trump, non stupitevi

Ad un primo sguardo superficiale queste elezioni negli Stati Uniti sono state un replay di quelle del 2016. Trump vince nonostante le previsioni dei sondaggisti più autorevoli.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’esplosione delle spese militari italiane

Nel 2025 a 32 miliardi (di cui 13 per nuove armi).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Appesi sulla facciata di Palazzo Madama: protesta di XR alla festa delle forze armate

Due persone si sono appese all’impalcatura di Palazzo Madama durante la Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale, srotolando uno striscione con scritto “Onorano guerre, distruggono terre”.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’intelligenza artificiale. Problemi e prospettive

L’Ai attuale è una grande operazione ideologica e di marketing, confezionata per aumentare il controllo delle persone e restringere il margine di libertà digitale” (1) Intervista a Stefano Borroni Barale, da Collegamenti di Classe L’Intelligenza artificiale (Ai) è un tema oggi talmente di moda che persino il papa ha ritenuto indispensabile dire la sua sull’argomento. […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Gli Stati Uniti verso le elezioni: guerre e guerra civile

Manca poco più di una settimana alle elezioni negli Stati Uniti e nonostante i pronostici regna l’incertezza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Vertice dei Brics a Kazan: si prospetta la fuoriuscita dal dollaro?

In questi giorni si è tenuto l’incontro internazionale dei Brics+ che ha coinvolto 36 Paesi a Kazan, alla guida la Russia di Putin.