InfoAut
Immagine di copertina per il post

Delitto di sciopero: tutto il mondo è paese

La mano pesante del nostro Governo nei confronti dei lavoratori delle ferrovie italiane, che chiedono a Trenitalia di assumere più personale per evitare turni massacranti e a Italo il rinnovo del contratto scaduto nel dicembre del 2021, ricalca quella usata nel dicembre scorso da Joe Biden nei confronti dei lavoratori delle ferrovie statunitensi.

di Elisabetta Grande, da Volere la Luna

Come sei mesi e mezzo fa Joe Biden, è infatti oggi Salvini a impedire l’esercizio del diritto di sciopero a chi protesta per le disdicevoli condizioni di lavoro determinate dalle logiche di profitto corporate, che si sono impadronite delle ferrovie al di là come al di qua dell’atlantico. Alzare il costo dei biglietti e abbassare quello del lavoro, anche e soprattutto assumendo meno personale possibile, è infatti la strategia comune delle aziende ferroviarie, statunitensi o italiane che siano. Indipendentemente dalla partecipazione soltanto pubblica o meno, restano infatti pur sempre tutte delle corporation (anche Trenitalia è divenuta società per azioni nel 1992) e come tali agiscono.

Negli Stati Uniti la deregulation – iniziata con Ronald Reagan negli anni ’80 del secolo scorso – ha portato le compagnie ferroviarie a ridursi in quarant’anni da 30 a 7, i lavoratori del settore a diminuire da 540.000 a 130.000 e il corrispondente carico di lavoro inevitabilmente ad aumentare. Nel frattempo sono cresciuti notevolmente i prezzi del trasporto per i passeggeri. È la logica del profitto bellezza, che non ha certamente risparmiato i passeggeri italiani o i lavoratori delle nostre compagnie ferroviarie, se è vero che – come affermano i sindacati – oggi gli equipaggi dei treni convivono con un’eccessiva saturazione dei turni di servizio al punto di arrivare alla mancata concessione delle giornate di ferie.

È questa la logica che tanto Biden, nel dicembre scorso, quanto Salvini, il 12 di luglio appena trascorso, hanno difeso, impedendo ai dipendenti delle ferrovie dei due paesi di utilizzare lo strumento dello sciopero per rivendicare condizioni lavorative migliori. In entrambi i casi, però, la giustificazione formale – con promesse da marinaio di prendere nel futuro in seria considerazione gli interessi dei lavoratori – è stata la seria difficoltà in cui si sarebbero trovati i passeggeri in momenti cruciali, quali le festività natalizie nel caso statunitense e quelle estive, insieme al forte caldo, in quello italiano.

Stufi di vedere degenerare le proprie condizioni lavorative sotto il profilo economico, della qualità della vita e della sicurezza e costretti ad essere sempre reperibili, perché troppo poco numerosi per via degli esagerati licenziamenti nel corso degli anni, i lavoratori delle ferrovie statunitensi nel dicembre scorso avevano indetto uno sciopero. Il particolare periodo natalizio, di inteso traffico, avrebbe dato loro la forza contrattuale necessaria ad ottenere soddisfazione delle proprie rivendicazioni. Proprio in ragione di quel particolare periodo dell’anno, però, applicando il Railway Labor Act emanato nel 1926, Biden aveva bloccato lo sciopero, considerandolo di eccessivo impatto sul pubblico, e, tramite il Congresso, aveva imposto autoritativamente un accordo che i ferrovieri non avrebbero altrimenti accettato. Una forzatura che – a tutto vantaggio delle aziende ferroviarie, il cui reddito complessivo netto ammonta a 27 miliardi l’anno (il doppio rispetto al 2013) – costringe oggi quei lavoratori a rimanere senza neppure un giorno di congedo per malattia. Il carico di lavoro sulle spalle di un numero troppo ristretto di dipendenti non permette, infatti, alle aziende di contemplare che si possano ammalare! Non troppo diversamente sono andate le cose nel caso italiano dello sciopero del 13 luglio, proclamato tre settimane prima – con tanto di fasce orarie protette e treni garantiti – la cui durata com’è noto è stata all’ultimo momento autoritativamente dimezzata con un’ordinanza di precettazione da Salvini.

Al di là come al di qua dell’Atlantico i Governi si comportano allo stesso modo. Non importa se i loro rappresentanti si presentano quali esponenti di un’ideologia di sinistra o di destra: colpiscono comunque la classe lavoratrice e il loro diritto di sciopero per favorire i grandi poteri economici, dai quali ormai sono catturati.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Sfruttamentodi redazioneTag correlati:

diritto allo scioperoferrovierilavoroscioperosfruttamento

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

“Restiamo umani”. Lavoratori e lavoratrici AvioAero dicono No al riarmo ed al genocidio

Nel silenzio assordante del governo italiano e dell’Unione Europea assistiamo quotidianamente al massacro in diretta streaming del popolo palestinese. Nessuna parola di condanna per chi sta commettendo crimini contro l’umanità! In un momento così complicato, l’Europa ed in primis l’Italia, al posto di occuparsi ed utilizzare risorse per aumentare e migliorare servizi collegati all’istruzione, alla […]

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Panama: Quasi 200 detenuti e un morto dopo una brutale repressione

l governo di José Raúl Mulino impone lo stato d’emergenza, sospende i diritti costituzionali e silenzia le proteste sociali.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Montichiari: cancellato il volo con i missili in transito.

Vittoria per lavoratrici e lavoratori. Revocato lo sciopero.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

“Senza il contratto, il Paese si blocca”

La lotta dei metalmeccanici per il rinnovo contrattuale non sembra affievolirsi ma anzi dimostra forza e determinazione. Sommando le 8 ore di ieri si arriva a 40 ore di sciopero da quando, più di un anno fa, è saltato il tavolo di trattativa con FEDERMECCANICA, non si vedeva una lotta così aspra dal 1997. Oltre […]

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Re-industrializzazione e guerra, a Torino gli operai prendono parola

Un confronto a tema re-industrializzazione e riconversione bellica è in programma per questa sera, giovedì 12 giugno, a Torino.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

La logistica tra legalità e illegalità

La crescita della logistica è impressionante, nel 2024 in Italia siamo intorno a un miliardo di pacchi consegnati. Un fattore di inquinamento e di consumo di suolo per gli hub. In Amazon e nelle “coop spurie” si lavora in condizioni di sfruttamento, ma crescono conflitti e sindacati di base di Marco Veruggio e Sergio Fontegher […]

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Pavia: logistica lombarda in crisi, caricati i lavoratori Geodis

Un nuovo attacco all’occupazione nella logistica lombarda. Ai magazzini della GEODIS di Marzano, Pavia, i lavoratori e lavoratrici in presidio sono stati caricati dalle forze di polizia nella giornata di martedì, 10 giugno 2025. Erano in protesta da una settimana davanti ai cancelli del magazzino della logistica per difendere il posto di lavoro quando un plotone di polizia ha tentato di sgomberare […]

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

L’AI, i lavoratori e i rapporti di potere

Dopo l’ondata di attenzione e infatuazione mediatica che ha accompagnato il lancio di ChatGPT e di molti altri strumenti di intelligenza artificiale generativa, dopo che per molti mesi si è parlato di vantaggi per la produttività, o di sostituzione del lavoro (soprattutto delle mansioni noiose e ripetitive) con l’AI, siamo arrivati a un punto dove […]

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Torino cambia lavoro – Tra deindustrializzazione e riconversione

Gli operai prendono parola: il lavoro cambia, la città si interroga

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Quattro giornate di sciopero nel distretto tessile di Prato. Un primo bilancio degli Strikedays

In quattro giorni, scioperi e picchetti in ventotto fabbriche dello sfruttamento e ventiquattro accordi 8×5 già firmati.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Oltre i Referendum: una sconfitta da capire

Mentre ancora i seggi erano aperti andava in scena il classico psicodramma della “sinistra”. 

Immagine di copertina per il post
Formazione

Sciopero nazionale contro il ddl Bernini: mobilitazione in tutta Italia delle Assemblee Precarie Universitarie

Ieri in occasione della giornata di sciopero oltre 20 città si sono mobilitate in tutta Italia contro la riforma Bernini, contro i tagli alla ricerca e contro gli investimenti in ottica bellica. Lo sciopero promosso da diversi sindacati (Flc-Cgil, Usi, Cub, Usb, Cobas, Adl Cobas, Clap) ha visto l’attivazione di molti atenei attraverso iniziative di blocco, presidi, cortei e occupazioni, grazie alla mobilitazione delle Assemblee Precarie Universitarie.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Sciopero dell’università: contro tagli, precarietà e guerra

Per avere un lavoro stabile nell’università allo stato attuale è richiesto ad ogni lavorator di sopportare tra i 15 e i 20 anni di precarietà lavorativa che costringe ad una vita precaria a 360 gradi.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

In cinquemila nello spezzone sociale del primo maggio 2025: l’unica opposizione credibile alla guerra

Lo spezzone sociale del primo maggio 2025 incarna l’unica alternativa reale allo scenario di guerra che sta venendo costruito scientificamente per imporre il ricatto della precarietà e un impoverimento progressivo in tutte le sfere della vita con l’obiettivo della disponibilità alla guerra.