
Tre morti sul lavoro in poche ore: “strage senza fine” o indifferenza senza vergogna?
La segretaria generale della CISL, a fronte delle ultime 3 persone morte lo stesso giorno sul proprio luogo di lavoro, ha sbrigativamente commentato: “è una strage che non finisce mai”.
Commento peculiare, visto che il compito di politica e sindacati sarebbe lavorare non solo affinché nessuna strage abbia più luogo, ma affinché non una sola persona perda la vita per colpa del proprio lavoro.
D’altronde, quest’affermazione sbrigativa ha una sua evidenza scientifica che trova riscontro non solo nei dati dell’INAIL – che si basano esclusivamente sulle denunce d’infortunio – bensì, da altre fonti informative – come le inchieste infortunio dei Servizi PreSAL delle ASL – che ci dicono che solo in Piemonte ci sono dai 35 ai 40 morti sul lavoro, una media stabile da 10 anni. I comparti più a rischio risultano essere agricoltura e edilizia e la popolazione più a rischio è ovviamente quella straniera.
C’è di più: dall’analisi di 800 infortuni mortali in 20 anni, è risultato che un terzo degli incidenti si sarebbe potuto evitare grazie all’intervento di un operatore di vigilanza e ispezione. In edilizia, almeno la metà. Dati interessanti si possono trovare qui .
È d’altronde chiaro che l’attività di controllo sulla sicurezza non può essere fatta solo dai servizi delle ASL. Devono farlo anche gli RSPP e i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, e avere un approccio più integrato sia tra loro che con coloro con i quali svolgono il lavoro di vigilanza e d’ispezione.
Ma i controlli da soli non bastano: servirebbe integrare fonti, saperi ed esperienze. Importantissima è la divulgazione dell’esperienza dei lavoratori e, per questo, abbiamo intervistato un epidemiologo del lavoro che da anni si occupa di raccogliere le storie dei singoli eventi su questo sito.
L’idea è che, da una parte, leggere retrospettivamente quello che è successo possa aiutare a capire se si sarebbe potuto evitare, e, dall’altra, fare di ogni singolo caso un principio di diffusione della conoscenza tra lavoratori e lavoratrici che si trovano ad affrontare il rischio, spesso in maniera contingente ed estemporanea.
Ai nostri microfoni, Osvaldo Pasqualini. Buon ascolto.
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