Annamaria Mantini era stata uccisa nell’ambito di un’operazione condotta dall’Antiterrorismo insieme alll’uffico politico della questura.
Il nucleo antiterrorismo aveva scoperto un appartamento-covo dei Nap in via Due Ponti alla periferia Nord della città. La mattina del 7 luglio 1975 avevano ottenuto dalla Procura un mandato di perquisizione.
Con la doppia chiave, messa a disposizione dall’amministatore, gli agenti erano entrati nell’appartamento. Dentro vi avevano trovato, secondo le dichiarazioni fornite dalla polizia qualche ora dopo l’operazione, i segni di un uomo e una donna che dovevano viverci abitualmente, e avevano sequestrato documenti falsi, targhe d’auto rubate, fotografia,32 milioni di lire (5 dei quali risultano provenienti dal riscatto Moccia) e sessanta cartucce di pistola calibro 32.
Finita la perquisizione i poliziotti che avevano circondato lo stabile si erano ritirati, erano rimasti nello stabile due agenti della questura, due uomini dell’Antiterrorismo e il vicebrigadiere Antonio Tuzzolino.
All’una di notte circa, Annamaria Mantini aveva fatto ritorno a casa e aveva aperto la porta dell’appartamento.
Secondo la versione della polizia, la ragazza, resasi conto della presenza degli agenti, avrebbe tentato immediatamente di richiudere la porta, bloccando così la mano del brigadiere che “per un tragico errore” aveva fatto partire un colpo. Le successive rilevazioni sconfessarono questa ricostruzione. La ragazza aprì la porta di casa e immediatamente il vice-brigadiere fece partire un proiettile che colpì, da circa 50 centimetri di distanza, la ragazza in piena faccia, appena sotto lo zigomo sinistro. Anna Maria Mantini, fino ad allora “non sospettata di svolgere attività terroristiche” morì poco dopo, all’età di 22 anni.
L’agente venne poi prosciolto da ogni accusa.
Nei giorni successivi alla morte, comparvero volantini dei Nap che ricordavano la ragazza uccisa e promettevano vendetta.
Sette mesi dopo la promessa venne mantenuta.
Il 9 febraio 1976 Tuzzolino si stava recando a casa della zia in via Scalia nei pressi dell’Olimpico. All’altezza del portone, davanti al quale Tuzzolino era in attesa, una vettura rallentò; dal finestrino partirono 4 colpi che colpirono l’agente, poi l’auto sfrecciò via. La macchina, una Lancia Beta coupè 1600 di colore scuro targata Perugia, verrà poi ritrovata ad una centinaia di metri dal luogo dell’azione. Il vice-brigadiere crollò a terra, 3 proiettili l’avevano colpito alle gambe, uno l’aveva ferito gravemente alla spina dorsale.
Antonio Tuzzolino rimarrà poi paralizzato. Per tutta la notte centinaia di posti di blocco creeranno un fitto setaccio in tutta la città, ma la ricerca non avrà esito.
“9 luglio 1975: Ieri in un agguato teso dalla polizia, è stata uccisa a freddo la compagna Annamaria. La volontà del potere di chiudere la partita con i compagni che si organizzano clandestinamente, ha armato la mano del killer di turno, che con la precisa coscienza di uccidere, ci ha privato di una compagna eccezionale.
Annamaria era uno dei compagni che hanno dato vita al nucleo “29 ottobre”. Ha fatto parte del gruppo che ha sequestrato sotto casa il magistrato Di Gennaro, e il contributo che ha dato alla costruzione ed esecuzione di questa azione, dimostrando il livello politico militare che aveva raggiunto. E’ enorme l’abisso che separa una compagna rivoluzionaria da uno sbirro. Non basterebbero la vita di cento Tuzzolino per pagare la vita di Annamaria.
Questo non significa che dimenticheremo i Tuzzolino, i Barberis, così come non abbiamo dimenticato i Conti e i Romaniello.
La mano che uccide un proletario ci è nemica come i porci che la armano. Ma lo ripetiamo, non è uccidendo uno o più sbirri che i proletari si possono ripagare del prezzo che stanno pagando per liberarsi. E per questo prezzo altissimo, in noi come in tutti i rivoluzionari, non c’è solo la rabbia ma anche la coscienza che il movimento si sta arricchendo in maniera definitiva del patrimonio di importantissime esperienze che questi compagni ci lasciano.
Le giornate di aprile, le innumerevoli azioni armate, gli espropri per autofinanziamento, le azioni nelle carceri, dimostrano la crescita di una nuova generazione di combattenti, e non bastano gli omicidi e gli arresti per distruggerla.
La nostra esigenza di comunismo è indistruttibile.
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