Le politiche estrattiviste hanno attraversato la “democrazia” argentina sotto tutti i governi, indipendentemente dal segno politico.
Numerose organizzazioni di lavoratori e lavoratrici hanno marciato a Plaza Lavalle con la parola d’ordine “Abbasso il DNU” (Decreto di Necessità e Urgenza).
Processi di normalizzazione e sdoganamento nei media della politica di estrema destra dipendono dai media mainstream, più che dall’estrema destra stessa
Le minacce repressive della ministra Bullrich e dello stesso Milei sono fallite.
Le organizzazioni sociali hanno marciato a Buenos Aires verso il ministero dello Sviluppo Sociale.
Questo martedì la Corte Suprema di Giustizia argentina ha emesso un verdetto con cui convalida l’ordine d’estradizione in Cile del lonko mapuche Facundo Jones Huala, detenuto da gennaio nel carcere penale federale di Esquel, Chubut, nell’ambito di una causa penale realizzata nel paese transandino e sulla cui legalità ci sono più che troppi sospetti.
Con il trionfo di Javier Milei si chiude un ciclo della politica argentina, quello che si aprì nel dicembre del 2001 con l’insurrezione popolare che abbatté il governo di Fernando de la Rúa e le sue politiche neoliberali senza anestesia.
Il deputato di estrema destra ha dedicato il suo sermone alle “forze del cielo”: la proprietà privata e il Dio mercato.
La scorsa settimana la tensione si è accesa tra continue minacce e movimenti di estranei armati. Dietro c’è l’interesse di una società tedesca che emette “obbligazioni verdi”. Il governo provinciale ha inviato la polizia per evitare ulteriori incidenti, ma gli agricoltori sostengono che la situazione è “molto pericolosa”.
Il terzo Malón de la Paz è arrivato a Buenos Aires il 1° agosto dopo aver attraversato mezzo Paese e da quel giorno aspetta davanti al Tribunale che la Corte ascolti le loro denunce contro la violenza istituzionale che Jujuy sta vivendo in seguito alla riforma della Costituzione provinciale promossa dal governatore Gerardo Morales.