I fascisti creano “comitati per i quartieri sicuri” ma poi portano la ‘ndrangheta a Piacenza!
Riportiamo alcune righe da parte di ControTendenza Piacenza sulla tornata di arresti avvenuti ieri mattina in Emilia-Romagna nei confronti di sedici persone, tra cui spicca il presidente del Consiglio Comunale di Piacenza. Esponente locale di Fratelli d’Italia, la sua affiliazione alle cosche rivela ciò che già in molti sanno. Ovvero che in diversi settori dell’economia emiliana, in particolare la logistica, la mafia è ben radicata. E quando questa “necessita della politica”, il neo-fascismo risponde sempre presente.
La notizia è clamorosa: arrestato per ‘ndrangheta il Presidente del Consiglio Comunale di Piacenza, Giuseppe Caruso. Costui, membro di Fratelli d’Italia, è l’uomo che il partito post-fascista e l’intera giunta Barbieri individuarono a suo tempo come meritorio dell’importantissimo ruolo di “arbitro” della contesa politica istituzionale. Non ci sovviene se su Caruso confluirono oppure no anche i voti dell’opposizione PD, ma è irrilevante.
Le anime belle si stracciano le vesti gridando alla penetrazione della criminalità organizzata nella nostra provincia, i giustizialisti invocano le forche e la galera. Noi, ci si consenta, invece non ci stupiamo per nulla. Sono anni che, attraverso la partecipazione organica al movimento dei facchini, denunciamo pratiche di subordinazione degli esseri umani al lavoro secondo pratiche di stampo mafioso. Intimidazioni venute nel corso degli anni tanto da cooperative spurie e in odor di malavita organizzata quanto da altre all’apparenza più regolari e intrise di retorica legalitaria. Negli uni e negli altri casi, a noi e ai lavoratori in sciopero sono sempre state riservate denunce, botte, gas tossici con un fluire continuo e ininterrotto da dieci anni a questa parte.
Ci perdoneranno gli ingenui, ma non sappiamo che farcene dei piagnistei e non ci stupiamo per niente. Il malaffare organizzato lo abbiamo sempre combattuto in prima persona trovando lo stato a reprimerci, e sappiamo che aumentare quelle lotte è l’unico antidoto per vincere e liberare questa città.
Ciò che davvero non possiamo esimerci dal fare è però una valutazione politica su un fatto senza precedenti e davvero clamoroso anche sul piano nazionale. Il tutto si può riassumere nelle prime righe di questa riflessione: Caruso era l’uomo cui la Giunta Barbieri aveva affidato le chiavi del confronto politico cittadino. Ciò basta e avanza per invocare da subito e senza esitazioni LE DIMISSIONI DEL SINDACO E DELLA GIUNTA. Chi verrà dopo sarà peggio? Probabile. Combatteremo anche loro. Ma le dimissioni, di fronte a un fatto di questa entità, sono un fatto dovuto.
In secondo luogo, è impossibile non rilevare la sfacciata e macroscopica contraddizione nella retorica dei fascisti piacentini. Proprio quei “Fratelli d’Italia” (che alle ultime elezioni europee hanno corso federati al partito neo-nazista “Progetto Nazionale”), più volte difensori pubblici di Casapound e animatori di ridicoli quanto non credibili “comitati per i quartieri sicuri”, erano i principali instillatori di retorica securitaria e della paura nel tessuto sociale.
Denunce sul niente a mezzo stampa, chat “di quartiere” in cui si terrorizzavano gli anziani e gli sprovveduti additando come forieri di insicurezza i pochi presidi di socialità rimasti in città, polemiche sul nulla elevato al cubo che avevano come destinatari i giovani, i “negri”, chi prova faticosamente a promuovere cultura ed aggregazione in città. Tutta questa pantomima per poi scoprire che il loro rappresentante col più alto grado di rappresentanza istituzionale era l’uomo della ‘ndrangheta a Piacenza. Ogni credibilità di questi fantomatici comitati è venuta meno, se non fosse già in passato bastata la candidatura di alcuni fra i loro principali animatori proprio nelle file di Fratelli d’Italia, laddove si sperticavano per dichiarare l’imparzialità dei comitati stessi.
Oggi come ieri, mafia e fascisti sono una cosa sola. Chissà che onore per quei fulgidi penta-stellati piacentini passati armi e bagagli in Fratelli d’Italia sperando di cavalcare il vento della paura. Oggi come ieri, sappiamo che non sarà dalle aule di tribunale che arriverà alcuna Liberazione, e che le strade e le città sicure le fanno le compagne e i compagni che le attraversano, che promuovono socialità e cultura, che lottano contro l’annichilimento nelle strade e davanti ai cancelli delle aziende.
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