Le figurine doppie nell’album Panini della religione civile
Chi non ha detto la sua in queste ore sulla figurina di Anna Frank distribuita dai laziali? “Vi aggiungete alla lista?” No, nel merito abbiamo poco da dire: è merda fascista.
Ah nessuno parla di questo? Si blatera di ultras, si edifica la morale civile e perbenista. Quelli che conoscono, quelli hanno memoria contro gli ignoranti. Je suis questo, je suis quello, siamo tutti Anna Frank: è aperta la corsa a intestarsi la facile patente dei giusti tra gli idioti. Repubblica correda il solito stucchevole editoriale di Calabresi con le figurine di Anna Frank che indossa la divisa della Lazio, della Juve, Inter, Milan… oltre la categoria! Non è una provocazione pop, nell’album Panini della religione civile di questo paese ci sono davvero troppe doppie. Tutti sono la copia di tutto, tutti fanno la stessa dichiarazione indignata per descrivere la stessa parabola: inqualificabile offesa, il tifo calcistico è malato, cureremo… con altri simboli; squadre in campo con la stella di David, viaggi di redenzione ad Auschwitz, visite in Sinagoga. Punto e da capo, nel labirinto degli specchi ci si perde. Parlano di calcio…
Le icone più o meno laiche consacrate dal moralismo e dalle sentenze tonanti e rituali di esponenti delle istituzioni, di politici, presidenti di club e giornalisti lavorano come pura ideologia: simboli disincarnati da qualsiasi forza storica e utili a confermare un’autorità presente che biasima o autorizza. Ma è un’operazione goffa, che fa un torto alla storia e un servizio all’ipocrisia. Mentana prima, in nome della democrazia, si accomoda nel salotto dei fascisti sdoganandoli culturalmente poi li bacchetta. A lui si associa il resto di questo clero civile che si appoggia ai processi di canonizzazione per rinnovare la fede in un discorso corretto, tollerabile e in fondo tollerante anche nei confronti degli scorretti (siamo in democrazia, no?): tanto basta restaurare i giusti codici puntando il dito sugli ignoranti e se si sbaglia la mira tanto meglio; ci passano gli ultras, il tifo, il calcio ma una missione di giustizia è stata assolta rafforzando i tabù che sovraordinano l’ordine simbolico democratico pur tollerando l’esistenza di fatto di fascisti e compagnia. È la stessa macchinetta propagandistica della legge Fiano, di un certo democraticismo di maniera, che fissa l’ortografia della bella lingua pur sapendo che il popolo ne parla un’altra. Non servono grammatici e non abbiamo bisogno di simboli dietro i quali riporre una fede che ci associa allo stesso regime di verità che ci impone penitenze per infrazioni non commesse. Non abbiamo bisogno di essere altro per sapere di non essere fascisti. La merda si riconosce perché puzza ma proclamerebbero un minuto di silenzio alla prossima giornata di campionato per non farcela respirare giusto il tempo utile a dimenticare di avercela tra i piedi.
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