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L’estrema destra ora parla padano

L’estrema trema destra in Ita­lia si sta ridi­se­gnando. Un pro­cesso in realtà in atto da tempo. L’esito delle ultime euro­pee ha però impresso un’accelerazione decisa e cam­biato il corso delle cose. L’elemento di forte novità con­si­ste nell’ultima muta­zione della Lega Nord che nei fatti sta sosti­tuendo le altre destre (da Forza Ita­lia a Fra­telli d’Italia) nello sto­rico ruolo di garanti per la galas­sia neo­fa­sci­sta nei ter­mini di coper­ture isti­tu­zio­nali, sdo­ga­na­menti e alleanze elet­to­rali. Sotto la guida di Mat­teo Sal­vini la Lega ha ripreso vigore inver­tendo un trend pesan­te­mente negativo.
Cen­trale da que­sto punto di vista è stata la decisa virata a destra, una sorta di tor­sione radi­cale che ha oscu­rato tutti gli altri pro­getti col­ti­vati nella pre­ce­dente gestione maro­niana, dall’idea di una macro­re­gione del Nord all’ipotesi dell’attuale sin­daco di Verona, Fla­vio Tosi, incen­trata su un nuovo par­tito tipo Csu bava­rese, regio­na­li­sta e con­ser­va­tore, da col­lo­care nell’ambito del centro-destra, supe­rando in pro­spet­tiva la stessa Lega.
La svolta è con­si­stita, in primo luogo, nel recu­pero pieno di tutti i temi di impianto raz­zi­sta che ave­vano carat­te­riz­zato il par­tito al tempo del con­gresso di Assago. In quell’occasione, era il 2002, si assun­sero uffi­cial­mente da parte di Umberto Bossi tutti i tratti tipici di una for­ma­zione di estrema destra, dal rifiuto della «società mul­ti­raz­ziale» alla «difesa della cri­stia­nità minac­ciata dall’invasione extra­co­mu­ni­ta­ria». La «Pada­nia», in quel con­te­sto, quasi dive­niva “una cit­ta­della asse­diata” entro cui arroc­carsi. In com­penso ai migranti si adde­bi­tava la respon­sa­bi­lità di ogni male, dalla cre­scita della cri­mi­na­lità al dila­gare delle dro­ghe e della pro­sti­tu­zione, fino al dif­fon­dersi di malat­tie vec­chie e nuove.
La let­tura di tipo apo­ca­lit­tico, si vedano le con­clu­sioni di quel con­gresso, si sostan­ziava in un atto di accusa finale nei con­fronti dei «poteri forti» e delle lobby finan­zia­rie intente a mano­vrare, secondo una visione com­plot­ti­sta, i flussi migra­tori per sra­di­care le tra­di­zioni cul­tu­rali e reli­giose di interi ter­ri­tori, in pri­mis delle regioni nor­di­che. Nel ride­cli­nare da parte di Sal­vini que­ste osses­sioni raz­zi­ste si è però prov­ve­duto a cam­biare i desti­na­tari del mes­sag­gio, non più cir­co­scritti ai «padani» ma com­pren­denti l’insieme degli italiani.
Una svolta di tipo “nazio­na­li­sta” con la quale la Lega si è pre­sen­tata alle euro­pea, riba­dita, pur con qual­che arti­co­la­zione, al recen­tis­simo con­gresso straor­di­na­rio di luglio a Padova. In ciò un ele­mento di indub­bia novità. Per la prima volta nella sua sto­ria la Lega ha tenuto e orga­niz­zato in una cam­pa­gna elet­to­rale ini­zia­tive nelle regioni del centro-sud. In prima fila lo stesso segre­ta­rio. Anche il taglio degli slo­gan è mutato per indi­care il nuovo corso: «Basta tasse, basta immi­grati, no Euro, prima gli ita­liani!». La tra­du­zione in pra­tica delle posi­zioni del Front natio­nal fran­cese con il quale il par­tito di Sal­vini ha stretto un’alleanza in occa­sione del voto. Da qui il supe­ra­mento del seces­sio­ni­smo (vedremo fino a che punto) che ha for­te­mente impat­tato nel mondo dell’estrema destra, che inca­pace di pre­sen­tare pro­prie liste è rifluito in larga parte in quelle della Lega. È stato il caso di Casa Pound, che ha soste­nuto aper­ta­mente nel cen­tro Ita­lia la can­di­da­tura di Mario Bor­ghe­zio, poi eletto con poco più di 5mila preferenze.
L’azione della Lega nei pros­simi mesi si incen­trerà sul rilan­cio dei “for­coni” da porre, que­sta volta, sotto le sue ali. Diversi sono stati gli annunci in que­sta dire­zione. L’idea è quella di una rivolta fiscale, da Nord a Sud, anche come leva per la costi­tu­zione di nuovi sog­getti asso­cia­tivi e poli­tici locali da fede­rare alla Lega stessa, magari, come pre­an­nun­ciato, con nel sim­bolo l’Alberto da Gius­sano. Già si parla di “leghi­sti” sici­liani, cala­bresi o della Tuscia. In que­sto qua­dro il depo­sito in Cas­sa­zione a fine giu­gno di 3 milioni di firme in calce alla richie­sta di 5 refe­ren­dum accom­pa­gne­rebbe su scala nazio­nale que­sta cam­pa­gna. A far da traino nella rac­colta delle sot­to­scri­zioni è stata indub­bia­mente la can­cel­la­zione della “legge For­nero”, anche per richie­dere lo stop ai con­corsi aperti agli immi­grati e la sop­pres­sione di due leggi invise ai fasci­sti, la legge Mer­lin e soprat­tutto la legge Man­cino con il reato di isti­ga­zione all’odio raz­ziale, etnico e religioso. 
A finire nell’orbita della Lega è anche Forza nuova, attra­verso un per­corso diverso. Il par­tito di Roberto Fiore è in forte dif­fi­coltà. Tutti gli obiet­tivi pre­fis­sati sono stati man­cati, anche in modo cla­mo­roso, dalle poli­ti­che del feb­braio 2013 (0,26%) alla non pre­sen­ta­zione alle euro­pee di mag­gio data l’incapacità di rac­co­gliere le firme. L’idea di con­ten­dere da destra, in par­ti­co­lare sui temi dell’immigrazione e dell’uscita dall’euro, con­sensi alla Lega, si è risolta in una déba­cle. Da qui un’emorragia, ancora in corso, spe­cie al nord, di qua­dri e mili­tanti pro­prio verso Sal­vini, con la chiu­sura spesso di sezioni sto­ri­che. Non indif­fe­renti, in que­sto sce­na­rio, anche l’accumularsi di debiti e le accuse a Fiore di gestione ver­ti­ci­stica. Per tutti l’approdo si sta sostan­ziando nell’adesione all’associazione Patriae, costi­tuita da un ex espo­nente de La Destra, Alberto Arri­ghi, finan­ziata dalla stessa Lega, la cui fun­zione, al momento, sem­bre­rebbe pro­prio quella di ospi­tare sin­goli mili­tanti e realtà col­let­tive pro­ve­nienti dal neo­fa­sci­smo in crisi.
Il sostan­ziale fal­li­mento di chi pen­sava di poter tra­pian­tare in Ita­lia espe­rienze come Alba dorata o Job­bik si sta nei fatti risol­vendo guar­dando alla “nuova” Lega. Anche alcuni vec­chi “arnesi” sem­bre­reb­bero inte­res­sati. Non a caso due tra i prin­ci­pali pro­ta­go­ni­sti della stra­te­gia della ten­sione, Ste­fano Delle Chiaie, l’ex capo di Avan­guar­dia nazio­nale, e Mario Mer­lino, noto pro­vo­ca­tore, non­ché esperto in infil­tra­zioni, nel ten­tare di rie­di­tare, pur solo in forma asso­cia­tiva, la vec­chia sigla di An, hanno prov­ve­duto a omag­giare osten­ta­ta­mente il “vec­chio came­rata” Borghezio.
Un pano­rama nuovo, quello che si sta deli­neando, desti­nato a inci­dere in pro­fon­dità nell’estrema destra. La prima veri­fica sarà il 18 otto­bre quando a Milano sfi­le­ranno in un cor­teo nazio­nale, pro­mosso dalla Lega «Con­tro gli immi­grati», tanto i leghi­sti quanto tutte le prin­ci­pali sigle del neofascismo.

di Saverio Ferrari per Il Manifesto

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