Lucca in piazza contro l’aggressione al partigiano Lilio Giannecchini
La cronaca
Sono le venti circa di domenica sera quando Giannecchini (nome di battaglia Toscano, a capo della brigata Oreste) rientra alla Casa del clero in via San Nicolao dove Lilio risiede. Appena varcato l’ingresso del cortile interno dove si affaccia l’edificio si accorge di una presenza. Sono frazioni di secondo: riesce a intravedere un giovane, non molto alto, che gli dice qualcosa, forse lo insulta, e poi sente solo i colpi. Tanti, ripetuti, vergati a tutta forza sul volto, sulla testa, sul collo e sulla bocca.
Trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Campo di Marte, Giannecchini viene sottoposto a tutti gli accertamenti del caso. Ha i denti inferiori completamente spezzati, quattro ferite da taglio sulla testa oltre ad altre ferite minore lacero-contuse. Ma soprattutto la Tac evidenzia un ematoma cerebrale nella zona frontale destra, e per questo Giannecchini viene trasportato nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Cisanello a Pisa dove tutt’ora si trova ricoverato.
L’antifascista militante
Lilio è certamente un ex-partigiano “scomodo” a molti, uno che non si è accontentato di musealizzare la resistenza pur di servire un’indistinta e ideologica unità repubblicana ma ha sempre vigilato, da antifascista militante, contro le recrudescenze fasciste, contro i loro camuffamenti e camaleontismi, specie in una realtà contradditoria come quella lucchese, la cui vita politica si trova pesantemente segnata dalla presenza di forze dichiaratamente neofasciste.
Caso emblematico di questo impegno di Giannecchini si individua nell’episodio che lo ha visto trascinato in tribunale dall’ex candidato sindaco per una lista di centro sinistra della città di Lucca, Umberto Sereni, il quale denunciò Giannecchini per violenza privata e lesione della privacy. A scatenare le ire di Sereni un plico, inviato da Giannecchini a Sereni, contenente una serie di documenti pubblici che dimostravano le frequentazioni politiche del futuro candidato sindaco con ambienti politici vicini alla destra, nonché il comportamento ambiguo del padre di Sereni, Bruno, il quale durante il ventennio, prima riparò in Spagna poi, pentito, chiese il di essere rimpatriato dietro un atto di sottomissione al regime. Nella lettera allegata al plico Giannecchini s’impegnava a divulgare la documentazione qualora Sereni avesse optato per la candidatura.
L’episodio sollevò cori di sdegno ipocriti contro l’ex partigiano sia da destra che da sinistra portando Giannecchini alla sospensione dall’Istituto Storico della Resistenza, ente di cui era presidente da oltre vent’anni, per aprire a un nuovo corso fatto di “pluralismo democratico”. Ogni volta sorge spontanea la domanda di come possa essere pluralista la storia della resistenza partigiana, visto che di lotta partigiana si trattò.
Per le accuse rivoltegli da Sereni Giannecchini è stato assolto nell’ottobre di quest’anno.
Lilio si ritrovò al centro delle polemiche anche dopo aver rilasciato un’intervista in cui dichiarava di aver dato ordine, durante la guerra, di fucilare 80 prigioneri tedeschi. Le parole del partigiano portarono alla sua esclusione dalle celebrazioni istituzionali del 25 aprile. Ancora una volta tanto sdegno e tanta ipocrisia con schiere di benpensanti pronti a condannare l’ex combattente come un barbaro criminale di guerra.
Ma soffermarsi con serietà sulle vere parole di Lilio (vedi la video intervista) riporta alla realtà della guerra contro il nazifascismo, una realtà dove il diritto non si misura su codici di guerra ma sulla capacità di resistere al nemico e alla sua condotta da tempo ben al di là di qualsiasi convenzione dell’Aia o di Ginevra. Lilio dice infatti di aver proceduto all’esecuzione dei militari tedeschi per fermare le rappresaglie naziste che mettevano a morte 10 partigiani imprigionati per ogni soldato tedesco ucciso in battaglia. Le rappreseglie naziste dopo l’iniziativa della brigata Oreste cessarono.
Lucca resistente
Il presidio di questo pomeriggio in piazza San Michele chiama a nuove forme di coordinamento tra gli antifascisti lucchesi, facendo tesoro dell’esempio e della figura di Giannecchini intorno al quale le sensibilità antifasciste si stringono. Infatti è importante, da un lato, isolare e respingere i noti soggetti del neofascismo lucchese, da Casa Pound Lucca alle infiltrazioni nella curva. Dall’altro lato bisogna resistere agli allarmismi reazionari che vorrebbero ricondurre – separandolo da qualsiasi contesto politico – anche l’episodio di cui Lilio è stato vittima, semplicemente a un clima di crescente violenza criminale in città contro il quale – come nel delirio di Aldo Grandi sulla Gazzetta di Lucca – invocare manganello e galera per tutti.
Leggi anche: curriculum di vita partigiana di Lilio Giannecchini
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