Padova: grave aggressione della polizia contro la lotta per la casa
Il Comunicato del Comitato di lotta per la casa di Padova che interviene sugli eventi di sabato scorso:
I NOSTRI BISOGNI NON SI POSSONO REPRIMERE!
La cronaca dei fatti di sabato 4 aprile è semplice quanto brutale. Il Comitato di lotta per la casa si era dato appuntamento in via Tartaglia, davanti ad una palazzina di proprietà ESU (ente regionale per il diritto allo studio) sfitta da anni, con la volontà di occuparla per risolvere così la situazione emergenziale di una dozzina di famiglie, alcune da anni sotto sfratto e molte altre già senza casa. Una scelta, quella di occupare, di coraggio e autodeterminazione, per riprendere in mano la propria esistenza e garantirsi un futuro.
Un immediato intervento della questura, con Digos, squadra mobile e reparti antisommossa della celere, ha fatto precipitosamente degenerare la situazione. La polizia giunta in forze ha deliberatamente aggredito tutti i presenti, comprese famiglie con bambini, manganellando più volte chi ha cercato di fermarli. Un nostro militante è stato sbattuto a terra e ammanettato, mentre altri due attivisti hanno accusato dei “malori”: il primo, gettato violentemente a terra da due agenti della Digos, ha perso i sensi ed è stato portato via in ambulanza, la seconda, una donna incinta, è stata ricoverata solo in seguito, verso sera, dopo un mancamento avuto a causa di tutta la tensione accumulata a conclusione della giornata.
La questura di Padova è stata poi autrice di una serie di trattamenti discriminatori nei confronti di diversi compagni stranieri, raggruppandoli al muro della chiesa delle Cave come nei peggiori racconti dei rastrellamenti delle SS, separandoli dal resto dei presenti per presunti controlli dei documenti e portandoli in questura, dove molti hanno poi riferito di essere stati minacciati personalmente (con frasi del tenore di “non ti rinnoviamo più il permesso di soggiorno” ) se intendevano continuare a frequentare le attività del Comitato e del suo sportello antisfratto.
L’emergenza abitativa viene gestita come un problema di ordine pubblico da quelle stesse istituzioni che di fatto non vogliono assumersi realmente la responsabilità di dare delle risposte concrete alla situazione attuale.
Non ci aspettavamo risposte da istituzioni che fanno vivere gli abitanti delle case popolari in stabili lasciati all’incuria e bisognosi di manutenzione; da istituzioni che declinano il problema della casa parlando di degrado e di immigrati che rubano la casa agli italiani, per nascondere quelle che sono le vere problematiche sociali alle quali non vogliono e non sanno dare una risposta. Non le aspettavamo prima e dopo sabato scorso le aspettiamo ancora meno.
Perché oltre alle persone che sono state ferite e altre che verranno denunciate, il bilancio della giornata è stato quello di aver mobilitato quasi un centinaio poliziotti, militarizzando un quartiere, in modo da essere sicuri che uno stabile vuoto rimanesse tale: uno stabile vuoto che non è diventato la casa di persone costrette a vivere in mezzo a una strada da un sistema che vede nel denaro la sua unica ragione sociale, ma è rimasto l’ennesimo tassello da tenere intoccato e pronto in attesa di tornare utile nel gioco speculativo di turno.
La violenza delle istituzioni, che abbiamo visto sabato per l’ennesima volta, porta con sé un segnale profondo: chi lotta va fermato e punito.
Vogliono dividerci e spaventarci, per farci accettare a testa bassa il presente di miseria e sfruttamento che è stato disposto per noi da chi sta al potere.
Di fronte a una crisi che ha ormai del tutto smascherato da che parte sia schierata la classe politica, la rabbia popolare fa sempre più paura. Fanno paura le lotte dei lavoratori, degli studenti, dei territori e fanno paura anche le ottanta persone che sono scese in strada a Padova quel pomeriggio per ribadire che occupare è giusto e necessario, come fanno paura anche le persone che dai balconi si sono affacciate per esprimere solidarietà e vicinanza a quegli ottanta, accerchiati e picchiati dalla polizia. A loro vogliamo esprimere un sentito ringraziamento per il calore che hanno saputo donarci in quei momenti di tensione e le invitiamo a lottare con noi.
Le problematiche sociali e umane che questo sistema classista produce non si risolvono con manganelli e denunce e finché le cause che ci spingono a lottare continueranno a sussistere la violenza di chi sta al potere non riuscirà mai a fermarci.
Per tutti questi motivi sabato 11 aprile scenderemo in piazza per gridare forte che non ci faremo intimidire dalle violenze della polizia e che continueremo a lottare per riappropriarci di quello di cui abbiamo bisogno, resistendo agli sfratti e occupando le case sfitte.
SABATO 11 APRILE – PRESIDIO – H 15.00 – PIAZZA ANTENORE
COMITATO DI LOTTA PER LA CASA
Una cronaca dell’iniziativa di lotta:
Provocazioni della digos e ripetute cariche della celere contro il Comitato di lotta per la casa a Padova. Sono ancora incorso le tensioni e le ostilità tra l’iniziativa di lotta per il diritto alla casa e la polizia a Padova dove nel primo pomeriggio si sono radunati nel quartiere Cave – Chiesa Nuova numerosi manifestanti con l’obiettivo di affermare le ragioni di lotta delle famiglie sotto sfratto e delle occupazioni cittadine. La questura aveva pianificato un vero e proprio agguato in grande stile con tanto di fermi violenti e perquisizioni alle vetture di alcuni solidali a cui sono seguite provocazioni fisiche contro il presidio e le cariche della celere. Alla manifestazione sono presenti anche donne incinta e molti bimbi. In questo momento alcuni compagni sono ancora in questura mentre un manifestante è stato soccorso dall’ambulanza per ferite profonde. Forte la solidarietà espressa dagli abitanti del quartiere affacciatisi alle finestre che hanno accolto i compagni con applausi e rivolto sdegno verso l’aggressione della celere urlando alle guardie “servi dei servi!”.
Aggiornamenti dalla pagina facebook della web radio RADIAZIONE
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RadiAzione 18.30 Rilasciati anche gli ultimi due fermati. Si è formato un corteo che si dirige compatto verso la Marzolo Occupata. Continuano le provocazioni della DIGOS. La rabbia è molta
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RadiAzione 17.56 Ancora due fermati trattenuti in Questura, continua il presidio
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RadiAzione 17.40 Sembra che tutti i fermati siano stati fatti uscire dalla Questura
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RadiAzione 16.50 Tutti i fermati sono usciti dalla Questura ma hanno trattenuto i documenti di alcuni di loro
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RadiAzione 16.40 continua il presidio all’esterno della Questura minacciato a vista da due camionette della celere
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RadiAzione 16.14 I compagni lasciano Chiesanuova e si dirigono verso la Questura seguiti dalla celere
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RadiAzione 15.55 I compagni si stanno dirigendo in Questura per un presidio
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RadiAzione 15.54 In realtà il compagno fermato è ancora in Questura. Altri tre sono sotto interrogatorio e cinque sono stati invitati in Questura a riprendersi i documenti
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RadiAzione ore 15.49 – l’avvocato ha raggiunto i compagni e parla con la DIGOS
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