Sui fatti di Forlì: i Nuovi Mandarini e il governo della paura
«La causa per cui la superstizione nasce, mette radici e si accresce è la paura». Trattato Teologico Politico, Praef4, Spinoza.
Il filosofo olandese del XVII secolo Baruch Spinoza aveva profondamente a cuore la questione della paura. Non vi sono orizzonti di libertà pensabili a partire dalla paura, che ne è piuttosto la negazione, dal momento che costringe gli uomini sotto la schiavitù perenne della superstizione, frutto a sua volta della mancata conoscenza adeguata delle cose.
La paura è, insomma, foriera di ulteriori forme di schiavitù; un’occasione sulla quale innestare tecniche di potere, si dirà qualche secolo più avanti.
Ci troviamo, negli ultimi decenni, di fronte a un cambio di paradigma epocale: il Centralismo Democratico leniniano, adottato come mezzo di funzionamento interno privilegiato da pressoché tutti i partiti politici di massa durante il XX secolo, ha ormai ceduto definitivamente il passo a formazioni dal funzionamento fluido, adatte ai ritmi di una scena politica figlia della cosiddetta “fine della storia”, in cui l’impossibilità di pensare un futuro differente da quello presente, si accompagna al postulato dell’esistente in quanto prospettiva eterna.
Non è la dialettica fra base sociale di massa e dirigenza del partito a determinare la linea politica, quanto l’inseguimento da parte di queste ultime dei flussi di dati che attraversano la rete e la società. Le formazioni politiche odierne si trasformano in amplificatori delle paure degli elettori-utenti: ad essere presi come punto di riferimento sono gli individui aggregati, per definizione soli e portatori ognuno dei suoi particolari timori, e non le soggettività sociali, coese e portatrici di interessi collettivi, rassicuranti e soprattutto proiettati in un futuro in cui queste paure cesseranno di essere efficaci, proprio grazie alla modificazione dell’ordine politico e sociale proposto.
Nel contesto attuale vince, sostanzialmente, chi la spara più grossa: chi riesce più coerentemente a proporsi come argine alla forma di paura più in voga fra i singoli. La faccia più pulita in grado di mettere ordine in un caos apparentemente dilagante.
Fino a un paio di settimane fa il pericolo migrante, evidentemente in cima ai trending topic delle fobie, era inseguito da tutti; forse ora è passato di moda e andava trovato qualcos’altro, identificato nelle teste luccicanti di un manipolo di utili idioti del Veneto Fronte Skinhead, prima, e di Forza Nuova, poi.
Il coro collettivo dei “Nuovi Mandarini” al servizio del sistema di potere PD-CGIL-LaRepubblica-ecc, in caduta libera nei sondaggi e in cerca di nuove fobie dopo la batosta del fallimento della nuova dottrina Minniti, ci ha messo poco ad applicare un’impietosa e paradossale legge del contrappasso, per cui il nuovo nemico pubblico numero uno sono diventati i fascisti al posto dei migranti.
Non ha senso sprecare parole sull’incoerenza dei nuovi presunti partigiani neoliberali, macellai sociali e torturatori di poveri e migranti, ma va rilevato un dato fondamentale: a colpi di editoriali, opinioni, occhielli e fake news l’antifascismo rischia di diventare un tema reazionario, proprio dal momento che muove dalla paura, che è un sentimento reazionario.
A Forlì con Forza Nuova non è successo quanto roboantemente scritto dai giornali e lagnato da qualcuno abituato a dialogare coi neofascisti citando Voltaire: è successo che qualcuno è in cerca, disperata, di voti e a qualcun altro è piombata la realtà addosso. Non si affronta un presidio di Forza Nuova aspettandosi che questi rispondano con argomentazioni argute, salvo poi meravigliarsi se viene estratto un bastone. Non si scende in piazza per un presidio antifascista, chiamando in causa gli agenti di polizia se questi reagiscono.
Non si tratta né di “celodurismo”, né di presunta coerenza: si tratta di non delegittimare una cosa seria come l’antifascismo e di non farsi trascinare nel vortice di menzogne e sensazionalismi prodotti dalla stampa italiana. Pena di tutto ciò è fare il gioco del potere, facendosi trascinare nel vortice della paura, tornando a Spinoza, insieme : «[ai] superstiziosi, che sanno biasimare i vizi più che insegnare le virtù, e si adoperano a non guidare gli uomini con la ragione ma a contenerli con la paura in modo da fuggire il male invece di amare le virtù [e che] non mirano ad altro che a questo: che gli altri divengano miseri come essi stessi», Etica, P63S.
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