9/10/11 Dicembre: contraddizioni e composizione viste da dentro
Sfuggitoci nei giorni scorsi, proponiamo questo interessante report dei compagni del collettivo La Sciloria di Rho.
In questi giorni e’ in corso la mobilitazione denominata dai media, dei forconi. Una mobilitazione nata da alcune organizzazioni corporativiste e fasciste che dopo una promessa di incontro con il governo si sono tirate indietro. Gli annunciati blocchi di autotrasportatori e agricoltori non si sono quindi verificati se non in minima parte e in zone ristrette.
Il primo dato oggettivo da considerare è che attraverso la rete questa mobilitazione ha avuto larga presa tra quei proletari costretti a fare i conti con disoccupazione, precarietà e povertà reale.
Infatti, nell’ultimo periodo, durante le nostre iniziative, volantinaggi e presidi, ci è stato spesso chiesto cosa pensassimo in merito a quest’appello del 9 dicembre e se ci avremmo preso parte.
Come tanti compagni, anche le nostre conclusioni al riguardo liquidavano la questione semplicemente come una mobilitazione diretta da settori piccolo e medio borghesi, da fascisti e reazionari, tra autotrasportatori, agricoltori e bottegai, che nessun interesse certo nutrivano nei confronti dei proletari.
Indubbiamente la mobilitazione nasce da questi settori ed è palese che le parole d’ordine che oggi guidano le mobilitazioni sono assolutamente reazionarie.
Altrimenti non accadrebbe che la Polizia lasci fare i blocchi senza intervenire, che il Siulp esprima solidarietà verso le mobilitazioni e che i media diano tanto spazio ad un movimento comunque limitato nella portata reale.
Premesso che ogni città ha espresso modalità e componenti diverse tra loro, in base alla nostra esperienza, crediamo che sia esagerato e sbagliato parlare con leggerezza di colpo di stato e siamo convinti che non ci sia una regia dall’alto alla guida delle proteste ma tante micro realtà politiche di destra che stanno provando a egemonizzare politicamente e strutturalmente la piazza.
Insomma ci sono mille contraddizioni e mille modi di vedere quello che sta succedendo, ma crediamo che il metodo migliore sia di andare a toccare con mano senza accontentarsi di quello che viene scritto in rete o sui media, superando gli steccati ideologici nel vedere una bandiera italiana o sentire slogan che non sono i nostri. Tutte cose che, ripetiamo prima di essere accusati di essere rosso-bruni, fanno schifo anche a noi. Precisiamo anche che non vogliamo né esaltare né minimizzare la mobilitazione.
Per questo spinti dal rapporto quotidiano con i disoccupati sul territorio, che da subito hanno preso parte al blocchi di Rho-Pero, abbiamo “immerso le mani nella merda” tappandoci il naso e siamo andati a vedere la reale composizione di questo movimento.
E quello che abbiamo riscontrato e’ una situazione sicuramente diversa da quelle a cui siamo abituati, ma con un presenza di disoccupati e proletari giovani molto forte. Non abbiamo visto fascisti organizzati, pochi sono i bottegai che hanno partecipato alla protesta così come il razzismo e il fascismo culturale e’ relegato a singole persone ma non poteva egemonizzare la piazza. Anzi ci sono anche extracomunitari all’interno del presidio e nei discorsi tra i giovani disoccupati e precari emergeva chiaramente che dobbiamo stare uniti italiani e stranieri senza divisioni.
Certo gli slogan sono quelli lanciati dal movimento dei cosiddetti forconi e le bandiere italiane sono il collante della piazza. Ma in questo caso, sbagliano tutti quei compagni che accomunano la bandiera italiana o gli slogan a difesa dell’Italia ai fascisti, non e’ nulla di tutto questo.
L’impressione che si ha e’ quella di una mobilitazione che è’ montata e ha stravolto tutto il pacchetto costruito dagli organizzatori.
Una piazza spontanea, non guidata da nessuno e in cui i giovani (200/300) disoccupati dei paesi intorno a Rho hanno voluto esprimere la rabbia per un futuro che non c’è, giovani che non hanno mai partecipato in precedenza a cortei o blocchi.
Ma attenzione non perché condividano le parole d’ordine lanciate o siano fascisti, ma semplicemente perché una serie di circostanze li ha fatti confluire in questo momento su questa piazza.
Allora ci chiediamo cosa sarebbe successo se un corteo di centinaia di compagni avesse portato solidarietà al presidio? O se le realtà di compagni avessero lanciato obbiettivi e parole d’ordine di un certo tipo? Non lo sappiamo la domanda è aperta a tutti/, sicuramente avrebbe messo in moto ulteriori contraddizioni e forse avrebbe egemonizzato la piazza portando parole d’ordine che difendono realmente gli interessi di disoccupati e precari.
Invece questi giovani e meno giovani disoccupati sono in balia di illusioni dentro una mobilitazione senza obiettivi, che tra poco molto probabilmente rifluirà e non sappiamo cosa lascerà dietro di se.
A ognuno la scelta di rimanere fermi nei salotti o di riuscire a entrare anche nelle mobilitazioni che non sono affini a noi ma che hanno potenziale di prospettiva nella composizione.
COLLETTIVO LA SCILORIA – RHODENSE/ALTOMILANESE
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