Catalogna, si rimescolano le carte nei palazzi e in piazza dopo l’impasse per Puigdemont (Pt.1)
Nella partita che si gioca tra Spagna e Catalogna, con in ballo interessi per l’ Europa a venire, i colpi di scena dettati da uno scacchiere poco lineare son sempre dietro l’angolo. A livello istituzionale, il blocco del 155 prova a scomporre il fronte governativo catalano, portando a una posposizione forzata dell’ eleggibilità di Puigdemont.
Questa decisione ha portato d’altro canto alla riattivazione di un dialogo molto secco e forzato tra forze politiche, coudiuvato invero dall’ aumento dei toni della base indipendentista, sempre indisposta quando i tre partiti che la rappresentano si incartano su posizioni divergenti, rischiando poi di indebolire le capacità di decisionalità autonoma del Govern nel suo congiunto.
Sarà anche per questo motivo, ossia ridurre l’ incidenza delle forze spagnole e della capacità di imposizione giuridica dello Stato monarchico da un lato, e frenare gli interessi dei singoli partiti in una fase come questa di fronte ad un generale surriscaldamento dei toni della loro base, che sta venendo fuori un patto frutto della gestazione e del confronto politico successivo al risultato elettorale del 21D. Un patto che rientra nella tanto decantata fase costituente posteriore al mese di Ottobre, affossata poi dai dietrofront di Puigdemont e la scure levata dalla Moncloa. A bollire nel calderone la formazione di una nuova istituzione che nasce da una proposta avanzata nel 2016 dall’ associazione dei Municipi per l’ Indipendenza, che porterebbe a una Assemblea degli Eletti della Catalogna, includendo in questa oltre 9 mila rappresentanti politici, sia parlamentari che cariche istituzionali locali e municipali. Una nuova carta in mano alla rappresentanza politica catalana, che approfondirebbe ancora di più il braccio di ferro con le voluttà di estinzione pressoché totali dell’ autonomia palesate da PP e Ciudadanos con l’ occhiolino del PSOE. Già, perchè a livello di possibilità promulgative, una assemblea degli eletti così come quella che si andrebbe configurando presenta in fieri una capacità decisionale, se portata a fondo, superiore a quella dell’ autonomia appena dismessa a seguito della Dichiarazione Unilaterale di Indipendenza del 10 Ottobre, durata qualche secondo..
Questo in un clima, in cui prosegue senza sosta quello che qualcuno ha chiamato “effetto 155”. A tal proposito, la presidentessa della regione Andalusia, del PSOE, si dichiarata rammaricata per non aver applicato la destituzione dell’ autonomia catalana prima dell’ 1 Ottobre, mentre è l’ emittente radiofonica pubblica tedesca a denunciare lo stato spagnolo per aver censurato i contenuti delle sue trasmissioni di approfondimento riguardo la situazione politica in corso nella regione iberica.
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