Cosa sta succedendo nel Sud Sudan?
JOHN GARANG, IL NUOVO SUDAN e LE TENSIONI INTERNE ALL’SPLM
Il 9 giugno del 2005 John Garang,storico leader dell’ SPLM (Sudan People’s Liberation Movement), viene nominato “Primo vicepresidente” mentre la sua controparte: Ali Osman Taha è nominato vicepresidente,Il Sudan si trova così ad avere un presidente (Omar Bechir) e due vicepresidenti: Ali Osman Taha (a rappresentare il Nord) e John Garang (a rappresentare il Sud).
Sempre secondo gli accordi i due vicepresidenti dovranno formare un governo di unità nazionale,scrivere una nuova costituzione e portare il paese a libere elezioni.
Il giorno successivo vi fu un meteeng tra John Garang, Kofi Annan e l’allora presidente dell’Unione Africana Jan Pronk oltre al presidente sudanese Omar Bechir e il ministro degli esteri Mustafa Ismail.
Nell’agenda dell’incontro il punto più importante,per Garang, è l’attuazione degli accordi di pace che prevedono la formazione di un Governo di Unita’ Nazionale, la creazione di una nuova costituzione in cui si preveda la trasformazione del Sudan in uno stato federale dove il Sud abbia piena autonomia di rappresentanza.
Da quel momento hanno inizio le tensioni interne all’ SPLM, Garang è ben cosciente della debolezza del suo movimento sul piano politico,sa che dopo 25 anni di guerra il suo movimento non è preparato a trasformarsi in un partito politico e a gestire il paese insieme al suo ex rivale,all’interno dell SPLM manca la capacità di gestione economica e s’intravede la tentazione di replicare la corruzione presente nel governo centrale.
Garang riesce a coinvolgere esperti internazionali nel suo team governativo,tecnocrati provenienti da vari paesi vengono assunti non per la loro affinità politica all’ SPLM ma per la loro capacità professionale.
Ma vi sono altri due leader, altrettanto importanti,dell SPLM che non approvano la linea di Garang: Riak Machar e Salva Kiir, loro sono per l’indipendenza totale del Sud e la creazione di un nuovo stato.
Garang, consapevole di queste divergenze,manda Riak Machar nella regione del Western Equatoria,ed esige una netta distinzione tra SPLM e il suo movimento armato: l’SPLA (Sudan People Liberation Army) subordinando quest’ultimo al comitato politico dell’ SPLM, Garang è seriamente intenzionato a rispettare gli accordi di pace che prvedono la dissoluzione dell’ SPLA e la sua fusione con l’esercito nazionale sudanese.
L’obbiettivo di Garang è quello di trasformare il movimento in un vero partito nazionale, evitando di rinchiudersi nella trappola etnica creando un partito rivolto esclusivamente alle etnie africane del sud del paese.
La creazione di sedi dell’ SPLM a Khartoum e in altre città del nord,viene inoltre interpretata dal presidente Bechir come un pericoloso segnale di allarme, l’SPLM inizia ad avere una composizione interetnica giustificata dal fatto che molti arabi e musulmani, contrari all’islamizzazione forzata portata avanti da Bechir, si iscrivono all’SPLM.
Garang inizia a essere un avversario temibile, e potrebbe vincere le elezioni presidenziali previste dagli accordi di pace.
Il 29 luglio del 2005 John Garang muore in un incidente aereo, L’elicottero presidenziale Mi-172 offerto dal Presidente ugandese per il rientro del Dr. John Garang in Sud Sudan dopo un metting con Yoweri Museveni nella cittadina ugandese di Rwakitura, precipita al suolo senza lasciare sopravvissuti.
OGGI: IL SUD SUDAN IL RUOLO DELLA CINA e LA POSTA IN GIOCO
Subito dopo i funerali di John Garang Salva Kiir venne nominato leader indiscusso dell’ SPLA,dissolse la leadership politica dell’ SPLM rimpiazzandola con personaggi fedeli all’ SPLA boicottandone la fusione con l’esercito sudanese.
Negli anni successivi Salva Kiir e Omar Bechir lavorarono di concerto per distruggere ogni possibilità di uno stato federale puntando alla secessione del sud del paese. L’unico forte punto di dissaccordo tra i due leader rimane a oggi l’appartenenza geografica delle zone petrolifere al confine tra il nord e il sud del Sudan,contesa tutt’ora irrisolta.
Al Nord Omar Bechir ha rafforzato il suo potere,sia a livello regionale che nazionale, a Sud Salva kiir (presidente del Sud Sudan) ha il pieno controllo del paese in cui è localizzato gran parte del petrolio sudanese.
Prima della separazione la maggior parte del greggio estratto era destinato alla Cina, paese con cui il governo di Bechir aveva solidi legami,tuttavia la penetrazione occidentale,dopo il referendum del 2011 e la nascita del Sud Sudan è stata inferirore alle aspettative.
La nuova classe dirigente,e in particolar modo le fazioni facenti capo a Machar,oggi vicepresidente del sud Sudan, è tornata a rivolgersi a Pechino,per investimenti volti a creare le infrastrutture nel paese e,in assenza di rotte alternative,il petrolio estratto continua a passare negli oleodotti del Nord per essere esportato.
La Chinese National Petroleum Corporation (Cnpc), è saldamente presente in Sudan dal 1997, operando in progetti riguardanti diversi blocchi petroliferi, raffinerie e infrastrutture per il trasporto del petrolio e per l’industria petrolifera e del gas. La cina è il principale importatore del petrolio del Sud Sudan, oltre a essere, come per la maggior parte dei paesi africani, uno dei principali investitori con progetti che spaziano dalle infrastrutture, alla tecnologia, all’agricoltura.
Juba, già prima del referendum del 2011, si era preoccupata di garantire al partner cinese la stabilità delle sue concessioni petrolifere; infatti, nonostante Khartoum rimanga il principale alleato della Cina, viste le nuove circostanze, la Cina non può fare a meno della collaborazione del Sud Sudan, considerando le forti carenze strutturali del nuovo Paese le carte che Pechino può giocare sono molte.
Nel frattempo il 27 giugno del 2013,Sam Kutesa, il ministro degli esteri dell’ Uganda, dopo aver siglato con il Kenya accordi concernenti l’oleodotto che dal lago Albert, in Uganda,porterà il petrolio nel porto di Lamu (Kenya) ossia nel più grande terminal petrolifero dell’ Africa, che dovrebbe essere ultimato nel 2014,dichiarò di garantire un collegamento per il petrolio della reubblica del Sudan del Sud.
Ed è prorpio a questo punto che inizierà il braccio di ferro tra il presidente Alva kiir e il vicepresidente Riak machar,ossia tra una fazione più propensa ad allearsi con Usa e Unione europea attraverso Uganda e Kenya e una fazione più propensa a siglare i propri accordi petroliferi con Pechino,che sfocierà negli scontri di Juba del 15 dicembre 2013.
Già a luglio dello stesso anno Salva Kiir, estromettendo Machar dalla vicepresidenza e dimezzando la squadra di governo, cercò di accentrare il potere nelle mani di pochi collaboratori fidati e filo occidentali.
La posta in gioco non è solo il petrolio del paese ma anche la possibilità di contrastare l’espansione cinese nel continente,già pienamente realizzatasi in Congo (il cui presidente si è formato all’accademia militare di Pechino) e in Angola.
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