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I perversi meccanismi di aggiustamento macroeconomici

Il funzionamento della macroeconomia non è cosa da raccontare, meno che mai da illustrare nei dettagli ai profani. La storia del capitalismo ha specializzato i c.d. meccanismi di aggiustamento macro economici che non appaiono evidenti alle persone, per complessità e impossibilità di esser ricostruiti attraverso le notizie frammentarie riportate dal sistema dell’informazione. Certi meccanismi sono l’architrave del nostro sistema economico finanziario sotto i quali si sono giocati e si giocano i rapporti di forza tra le agenzie internazionali multilaterali della finanza e i soggetti economici privati che gestiscono enormi patrimoni finanziari. Enormi significa che le loro fonti finanziarie sono i fiumi di liquidità che le banche commerciali e le assicurazioni ad esse legate riescono ad aggiudicarsi attraverso la raccolta dei depositi, del risparmio e dalle polizze di ogni genere.

Un compito veramente difficile è indagare sui rapporti tra sistema pubblico e privato all’interno dei settori della finanza internazionale. Come le agenzie multilaterali insieme alle Banche Centrali si districhino di fronte ai comportamenti dei soggetti privati che sempre di più hanno dei comportamenti sui mercati finanziari che arrivano a creare interferenze nelle economie di Stati “indipendenti”. Un sistema di rapporti molto complesso in quanto i Governi dei singoli paesi sono il frutto di elezioni in contesti democratici artificiali dove i candidati sono inseriti nel sistema dei media a pagamento. Quindi il contesto che vogliamo analizzare è fatto da agenzie multilaterali, banche centrali, governi e operatori privati nella forma di intermediari finanziari. Già si capisce che questo mondo è su un livello diverso da quello che noi conosciamo, fatto di persone che piangono e ridono, fatto di emozioni e di reazioni. Quel mondo potrebbe fare senza di noi poiché le masse finanziarie tali e tante potrebbero essere chiuse in un insieme patrimoniale a se stante da garantire a coloro che hanno interessi di continuare ad operare e dunque vivere per lungo tempo. Ma nell’attuale ci sono ancora delle connessioni tra il nostro mondo e loro soprattutto legato alle necessità primarie come è l’acqua, l’energia e il bisogno di non far perdere il valore ai micro patrimoni personali o familiari espressi secondo una propensione al risparmio sempre in attività.

Da quando l’economia generale si è informatizzata gli attori dei meccanismi di funzionamento si sono specializzati nel loro lavoro quindi nei propri ruoli e mentre Murdoch disegnava con colori forti l’immaginario della sazietà di cui le menti potevano iniziare a nutrirsi conoscendo bene la voracità e la voglia di soddisfare i propri bisogni dell’homo sapiens sapiens, loro marciavano ad un 30% annuo di crescita media dei flussi che arrivavano a farsi gestire sui mercati finanziari. I flussi sono costituiti da moneta e credito che appunto con l’IT (la telematica) raccorciandosi i tempi hanno accelerato la loro vorticosità diventando delle masse non gestibili dalle autorità finanziarie pubbliche. L’euro nasce per difendere le economie nazionali europee da queste turbolenze. Nel pieno del turbocapitalismo costruire una moneta forte significava volersi assicurare una leva in più nella gestione dei meccanismi di funzionamento. La moneta forte ha l’ambizione di essere stabile e lo diviene se le economie nazionali che la sostengono sono solide ossia hanno soprattutto un buon funzionamento della parte corrente delle proprie Bilance dei Pagamenti, una spiccata capacità di attirare Investimenti Diretti e di Portafoglio e un livello patrimoniale certo assicurato in riserve. Perché ci sia questa forza occorre che l’economia reale fatta di aziende e lavoratori non crei cattivi funzionamenti della parte corrente del bilancio. I cattivi funzionamenti possono dipendere da alterazioni di qualità economico – finanziaria quali l’inflazione preso come indicatore principe del reale stato del funzionamento dell’economia nazionale e certe categorie di norme dell’ordinamento giuridico interno al paese relative al diritto del lavoro, sanità e tutela ambientale.

Non partiamo dalla funzione craxiana nell’avviamento del processo, iniziamo a ricostruire da Ciampi in poi saltando i primi dieci anni di crescita dei flussi in entrata sui mercati finanziari. Partendo da Ciampi e tenendo sempre sott’occhio il governo delle economie a sostegno delle altre monete forti nonché delle famose aree monetarie quindi Stati Uniti e Cina in testa alle quali si affiancano decine di paesi che non elenchiamo per brevità, possiamo comprendere le fondamenta su cui si è andati a costruire la moneta forte europea. L’euro è entrato sullo scenario globale seguito da un forte apprezzamento da parte di tutti quei soggetti economici che hanno iniziato a voler esser pagati con essa piuttosto che con il dollaro. La misura di questo utilizzo si è avuta con il suo apprezzamento inteso nel senso economico del termine secondo quella semplice regola della domanda e dell’offerta che arriva a segnare il corso di una moneta così come ogni altro bene. Oggi che l’Europa rende pubbliche le sue difficoltà l’euro dimostra meno la sua capacità di stabilità di cambio poiché i soggetti economici dell’economia reale lo desiderano meno per farsi pagare e di conseguenza per pagare, infatti si sta deprezzando.

Con questo tentativo di descrivere quello che ho definito l’architrave del capitalismo odierno ho voluto predisporre una base, un riferimento, la codifica di una realtà complessa impossibile da ricostruire assumendo un atteggiamento induttivo. Chiunque viva “onestamente” la propria vita nella dedizione e nella correttezza degli atteggiamenti non potrà mai ricostruire il percorso che fa anche un solo euro che gira attorno a se, semplicemente non riuscirebbe a crederci. Questo non deve scoraggiare la persona comune ma anzi deve cercare di spronare alla comprensione di un sistema che contempla sempre meno l’individuo come produttore di storia. Il singolo all’interno di un gruppo e il gruppo stesso sono funzionali all’aggiustamento, sono una pre-condizione sempre meno importante per reggere l’architrave che si va autonomizzando alimentandosi di flussi interni ai mercati finanziari e non più provenienti dall’economia reale. Ripeto che ciò è avvenuto grazie all’IT altrimenti eravamo ancora come 60 anni fa magari con un boom economico decisamente ridotto ma non in una crisi del genere.

Si spiega così il perché del Governo Monti. Ricordate tutti quando Rambo in fuga creava così tanti problemi da scomodare il Colonnello Trautman  che appena arrivato al paesello dichiara di esser venuto a prendere il proprio ragazzo. Ecco Berlusconi paragonatelo al comandate ciccione e gretto della polizia locale e Monti al Colonnello Trautman. Monti è venuto per curare quei difetti di funzionamento che riguardano la parte corrente della nostra bilancia dei pagamenti e le norme che costituiscono rigidità. Il termine flessibilità che da anni è stato accostato al lavoro inteso come variabile macro economica non è altro che l’opposto delle rigidità normative. I contratti di lavoro saranno un capitolo importante da sistemare affinché cadano ancora le retribuzioni reali da lavoro dipendente già avviate nei settori privati dopo il rompighiaccio svizzero Marchionne e da avviare nei settori dei dipendenti pubblici (compreso i militari che non si salveranno). Il pernicioso articolo 18 che permette al giudice del lavoro di intervenire nei rapporti tra principale e agente è superato dai fatti per cui sarà una modifica al margine.

Viene spontanea la domanda del perché è necessaria una caduta del valore reale dei redditi da lavoro e di quelli autonomi messi sotto la pressione delle liberalizzazioni che pian piano andranno a regime.

Da una parte si darà una spinta alla competitività delle merci prodotte in Italia, dall’altra si calmiera la crescita dell’inflazione da domanda da parte di coloro che guadagnando in Italia vogliono consumare i beni da cui traggono soddisfazione. Se esistesse una tale componente significherebbe che la domanda avrebbe un livello di occupazione che non è quello di oggi. Attualmente non esiste un eccesso di domanda da parte della popolazione registrata appunto disoccupazione, calo del valore reale dei redditi da lavoro e Patti di Stabilità come vincolo alle spese degli Enti Territoriali. Oggi esiste un’altra cosa che non è mai esistita nell’economia reale, quella prima di Ciampi e Craxi: i beni di prima necessità sono divenuti moneta forte sui mercati finanziari. Nei contratti tra intermediari le quantità di beni come il mais, il grano, la benzina e a breve anche l’acqua sono gli elementi di scambio per cui si apprezzano e si deprezzano per quella solita stupida regola della domanda e dell’offerta gestita nella dimensione temporale della telematica. Questa pressione sui prezzi si fa sentire nei bilanci familiari e delle piccole e medie realtà produttive che pagano di più sia al venditore che allo Stato il quale introita percentualmente su ogni base imponibile.

I mercati finanziari che si nutrono della liquidità generale schiacciano l’economia reale fatta di bilanci e piccoli e medi soggetti produttivi. I grandi intermediari e i grandi soggetti produttivi sono compenetrati e viaggiano su un’altra dimensione a tal punto il loro potere è tale che i Governi non potrebbero ritagliarsi autonomie. Se ci mettiamo che i Governi sono il frutto di campagne elettorali sponsorizzate a livello internazionale possiamo assumere un punto di vista inedito, in vantaggio rispetto a coloro che si rassegnano ai disagi di un destino che non ha responsabili.

Potremmo leggere tutti i movimenti del Governo Monti dalle questioni tecniche alla persuasione operata nei confronti dei cittadini utilizzando battute che introducono nelle menti dei nuovi concetti di mobilità e di competitività a cui non siamo abituati. Le battute rilasciate in tv da Monti e i suoi Ministri non sono state fatte a caso ma fanno parte di un protocollo che deve essere tutto messo in atto. Questa è la democrazia in cui viviamo nell’anno 2012.

per Senza Soste, Jack RR

8 febbraio 2012

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