Il PD, un partito verso l’Armageddon?
Nemmeno l’ultima batosta elettorale sembra essere servita a fare cambiare atteggiamento al Partito Democratico renziano.
La cifra del suo trascinarsi è sempre più una sfrontata arroganza che non si misura tanto nelle schermaglie con vari dissidenti e fuoriusciti, quanto con la parte di popolazione che viene sempre più umiliata e che mostra, quando chiamata alle urne, di abbandonare sempre più la nave.
Del resto la torsione sempre più securitaria messa in atto da Minniti e l’utilizzo del corpo e delle biografie dei migranti come campo di contesa elettorale sembrano sfuggire di mano ai dem.
Come recita il vecchio adagio, l’originale è sempre meglio della copia e le vittorie di un centro-destra che sembrava morto e sepolto paiono più dovute a un PD allo sbando che a una vera e propria ripresa dell’opzione di Salvini e Berlusconi.
Il CinqueStelle intanto, tra un’ordinanza anti-movida e una dichiarazione contro i migranti, sembra perdere sempre più appeal sembrando sempre più incline ad una sorta di auto-sabotaggio.
L’unica cosa di cui dobbiamo ringraziare Renzi è che sembra sempre più accelerare lo sfaldamento dell’ultimo partito “sistemico” rimasto nel nostro paese.
Il dato del quasi dimezzamento dei comuni governati dal Pd nelle “regioni rosse” negli ultimi due anni, segnalato dall’Istituto Cattaneo, rende l’idea del sempre minore radicamento sociale del Partito Democratico nei territori, anche in quelli dove l’appoggio al partito nonostante le sue giravolte degli ultimi vent’anni sembrava più un atto religioso che civile.
Obiettivo di Renzi, preso atto di questa situazione, e dopo l’affossamento della proposta di legge elettorale comune con le altre forze politiche, sembra essere arrivare allo scenario da lui preferito in assenza di un governo monocolore PD: quello della Grande Coalizione con Forza Italia, benedetta da Bruxelles e mediazione accettabile per i diversi segmenti del capitalismo italiano che fanno capo alle rispettive opzioni.
Questo meccanismo potrebbe mettere da parte Lega e CinqueStelle, ma si scontra con l’opposizione di chi dentro il PD guarda più a Pisapia come soggetto con il quale costruire una nuova opzione di centro-sinistra che includa anche gli scissionisti di Mdp, verso il quale si stanno dirigendo centinaia tra dirigenti locali e iscritti al Partito dopo il voto di domenica scorsa.
Uno scenario, quello della federazione a guida Pisapia, che prevede come prima questione da regolare l’allontanamento di Renzi, ed è proprio su questo tema che il clima di faida nel PD sembra trovare una spiegazione. L’attivismo di Prodi e Veltroni, le pesanti parole di Franceschini e Sala sembrano sempre più sintomo di un crescente malumore verso Renzi in seno al partito. L’ex premier sembra però voler tirare dritto, e lo scenario sembra più essere quello di un Armageddon a venire che quello di una ricomposizione tra le sue diverse anime.
In questo quadro, il governo Gentiloni continua a vivacchiare in attesa di capire di che morte dovrà morire, se naturale come più probabile o se improvvisa in seguito a nuovi colpi di mano renziani. Nel frattempo, con il decreto di salvataggio di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, riafferma la sua vocazione di traghettatore sistemico e si diletta, attraverso colpi e colpetti di scena come la retromarcia aerea di Minniti, nel suo sport preferito: il tiro al migrante. Preparando il PD a nuove sconfitte..
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