InfoAut
Immagine di copertina per il post

Il voto in Grecia oltre il falso dilemma austerity/“crescita”

La Grecia è stata usata finora come un vero e proprio laboratorio di “terrorismo fiscale” da parte dei poteri forti europei e internazionali. Bene, l’esperimento non è riuscito: questo il significato principale del voto di domenica.

Una vittoria di Pirro dei fautori del memorandum, così i commentatori ufficiali meno costretti nel ruolo di imbonitori. In effetti, non solo la sinistra avanza di brutto, non solo più del 50% dei voti è esplicitamente contro l’accettazione della politica lacrime e sangue. Lo stesso voto al centro-destra ha per l’elettorato di ceto medio-piccolo -non parliamo ovviamente di borghesia compradora, clientele politiche e apparati di sicurezza- una valenza soft di ricontrattazione verso Bruxelles cui si è tolta l’arma di ricatto “non volete l’euro”. Riconoscendo tutto questo, non a caso il WSJ lamenta che la mancata affermazione odierna di Syriza paradossalmente potrebbe favorirne prossime vittorie.

 

L’esperimento non è riuscito non perchè la società greca non si sia impoverita enormemente, con rischio di implosione e sconforto, o perché la blanda ricontrattazione del memorandum cui a questo punto sia Berlino che il nuovo-vecchio governo ad Atene potrebbero accedere cambierà di molto le cose. Ma i greci non si sono piegati, e l’hanno manifestato anche sul piano elettorale dopo, attenzione, l’esplosione sociale del 12 febbraio scorso (quando, durante il voto parlamentare per il memorandum, ci fu una vera e propria battaglia di strada intorno a piazza Sintagma portata avanti da un fronte sociale realmente trasversale di mezzo milione di persone solo nella capitale).

In effetti, questo voto viene dopo due anni di dure lotte contro un attacco generale che ha tolto qualunque illusione a chi a diverso titolo si era fatto trascinare dall’economia del debito fino a interiorizzarne i dispositivi. Ma è anche un voto attraversato dai primi tentativi di ricostruzione dal basso di reti sociali di riproduzione, spesso di vera e propria sopravvivenza, precedentemente risucchiate nel gioco della “finanza facile”.

 

Tre elementi cruciali emergono. Primo, la spinta a farsi maggioranza -di rimando anche sul piano elettorale- di chi si oppone, da diverse condizioni sociali, alla devastazione seguita allo scoppio della bolla speculativa e alle ricette lacrime e sangue. È questa una polarizzazione per salti assai promettente.

Secondo: è divenuta percorribile nella coscienza dei più l’idea che ricontrattare dal basso i “crediti” non solo si può ma, a differenza dei piani di risanamento che uccidono il malato, è l’unica strada effettivamente realistica. Per sopravvivere, non fuori ma dentro l’euro -ogni altra ricetta è solo un’agonia più o meno lenta- e per far leva intelligentemente sul punto in cui l’avversario è più fragile: la paura di un nuovo Lehman moment. Così, contro la propaganda main stream che vuole i greci contro l’euro e, del caso, responsabili del crollo della costruzione europea -al coro si è unito

anche il neogalletto Hollande- il voto ha saputo rovesciare questo ricatto nel punto cruciale: non siamo noi a voler uscire dall’Europa, siete voi a distruggerla.

Terzo. Questa variegata spinta sociale e politica, per fattori contingenti e di contesto, si è incanalata in Syriza. Ma l’aspetto cruciale è che ha iniziato a ricomporsi grazie al fatto che sull’onda delle lotte sta destrutturando il sistema politico esistente a partire dal centro-sinistra lobbystico-affaristico del Pasok. Senza questa destrutturazione nessuna uscita dal basso dalla crisi è possibile; e, viceversa, ogni spinta reale in questa direzione non può che scomporre le reti di governance del centro-sinistra. (Lo si inizia a vedere anche da noi, pur al di qua della precipitazione e di forti lotte, con il successo dei grillini ma una residua e/o decotta “sinistra” politica e sindacale e ora purtroppo anche “civica” fa a gara a correre in soccorso di un Pd in affanno che merita solo di essere affogato).

 

Sono tutti elementi preziosi che iniziano a delineare una prospettiva anti-crisi, e non solo per la Grecia. Il più prezioso, foriero di possibili salti in avanti, è implicito, solo implicito per ora, nella rivendicazione sociale di ricontrattare per davvero e a fondo le condizionalità del memorandum, questione che si riporrà da qui a brevissimo. Farlo significa infatti non solo lottare contro l’austerity ma un rifiuto dal basso di pagare almeno parte degli oneri del debito ristrutturato “ordinatamente”, dall’alto, qualche mese fa. Gli “aiuti”, i crediti della trojka, servono solo a pagare il servizio del debito alla finanza internazionale. Non pagare, e limitare con ogni mezzo la proliferazione del debito, è allora la conditio sine qua non di qualsiasi seppur minima riduzione dei tagli (e sarà questo il vero banco di prova di Syriza). Dunque, il nodo che si pone è non solo il no all’austerity ma: vita e lavoro sotto o contro il debito? Si apre così un terreno di scontro nuovo che potenzialmente ricompone resistenza e riappropriazione della vita sociale.

 

Ma in Grecia e sulla Grecia si gioca anche una partita più complessiva, non solo europea ma globale. Innanzitutto quella tra Stati Uniti e Europa. Allo scoppio della crisi globale Obama scaricando sui bilanci statali i salvataggi della finanza speculativa ha permesso che questa riprendesse a scorazzare provocando così la crisi dei debiti sovrani europei. Oggi, in assenza di una ripresa economica negli States, crescono qui le pressioni perché l’Europa (leggi: Berlino) allenti i cordoni della borsa immettendo attraverso eurobond, Bce, ecc. liquidità illimitata coperta dagli asset produttivi europei. Questo permetterebbe alla speculazione internazionale di proseguire le sue scorribande e a Washington di salvaguardare il dollaro contro un euro palesemente indebolito e di continuare a monetizzare impunemente l’immane debito pubblico e privato statunitense. Obama, coi suoi corifei keynesiani alla Krugman, chiama questa ricetta “crescita”: in realtà si tratta di ripianare debito creando nuovo debito e scaricando sugli altri quella immane svalorizzazione di capitali che incombe sull’economia mondiale. Il tutto condito da una spremitura senza precedenti del lavoro senza nessuna concessione in termini di welfare (v. il flop della riforma sanitaria) e salari, e dai crescenti venti di guerra -dopo la Libia sarà la

volta della Siria o dell’Iran?- che nelle intenzioni di Washington devono servire a ribaltare la minaccia posta dalla primavera araba.

Sul versante opposto, a Berlino -dove si è capito il gioco statunitense ma non lo si può andare a vedere- si prosegue con la favola delle cicale nordiche e delle formiche mediterranee cercando illusoriamente di limitare con l’austerity la crescita dell’indebitamento dei paesi europei che però a uno a uno continuano a cadere sotto le grinfie della speculazione. Mentre, di fronte al disastro e allo scontento sociale crescente, i paesi della “periferia” Ue (allargata oramai alla Francia) pur continuando a consolidare i bilanci pubblici cercano di ammorbidire Merkel facendo sponda su Obama e sul discorso della “crescita” (con il centro-sinistra e la “sinistra” europei appiattiti su questo versante). Risultato: gli States stanno riuscendo nella strategia di spostare l’epicentro della crisi in un’Europa che va sfaldandosi tra l’incapacità delle sue èlites e la passività, tranne qualche eccezione, di una società frastornata e impaurita.

 

È in questo quadro che si inserisce la grande piccola lotta dei greci, lasciata nel pieno isolamento per la vergogna di una sinistra europea incapace di capire come il keynesismo finanziario di soccorso al capitale non comporti nemmeno come sottoprodotto non voluto un rilancio di salari e spese sociali, e di come la “crescita” che ci vogliono propinare sia complementare all’austerity e premessa di una sottomissione completa del lavoro e della vita ai dettami del profitto (vedere Monti-Fornero). Il terreno di scontro che la vicenda greca apre è invece, seppur solo abbozzato, del tutto differente dalla presunta alternativa austerity/”crescita”: non c’è lotta all’austerity senza lotta al debito e alla sua proliferazione, per una riappropriazione del cosa e come produrre. Si provi a porre questa questione e la compagnia dei pro-“crescita”, da Obama al partito di Repubblica, da Bersani a Hollande, dileguerà in un attimo…

___________

Su questo argomento, vedi anche: La strategia della “crescita” del governo Monti


Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

crisielezionieurocrisiGrecia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Le capacità diagnostiche dell’IA ed il capitalismo dei big data

Il cammino dell’innovazione tecnologica è sempre più tumultuoso e rapido. Lo sviluppo in ambito di intelligenza artificiale è così veloce che nessun legislatore riesce a imbrigliarlo negli argini delle norme. Stai ancora ragionando sull’impatto di ChatGPT sulla società che è già pronto il successivo salto quantico tecnologico. da Malanova.info In un recente studio del 28 […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il cambiamento climatico è una questione di classe/1

Alla fine, il cambiamento climatico ha un impatto su tutti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il coltello alla gola – Inflazione e lotta di classe

Con l’obiettivo di provare a fare un po’ di chiarezza abbiamo tradotto questo ottimo articolo del 2022 di Phil A. Neel, geografo comunista ed autore del libro “Hinterland. America’s New Landscape of Class and Conflict”, una delle opere che più lucidamente ha analizzato il contesto in cui è maturato il trumpismo, di cui purtroppo tutt’ora manca una traduzione in italiano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Controsaperi decoloniali: un approfondimento dall’università

n questo momento storico ci sembra inoltre cruciale portare in università un punto di vista decoloniale che possa esprimere con chiarezza e senza peli sulla lingua le questioni sociali e politiche che ci preme affrontare. Sempre più corsi di laurea propongono lezioni sul colonialismo, le migrazioni e la razza, ma non vogliamo limitarci ad un’analisi accademica: abbiamo bisogno dello sguardo militante di chi tocca questi temi con mano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Stati Uniti: soggetti e strategie di lotta nel mondo del lavoro

L’ultimo mezzo secolo di neoliberismo ha deindustrializzato gli Stati Uniti e polverizzato il movimento operaio.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’intelligenza artificiale. Problemi e prospettive

L’Ai attuale è una grande operazione ideologica e di marketing, confezionata per aumentare il controllo delle persone e restringere il margine di libertà digitale” (1) Intervista a Stefano Borroni Barale, da Collegamenti di Classe L’Intelligenza artificiale (Ai) è un tema oggi talmente di moda che persino il papa ha ritenuto indispensabile dire la sua sull’argomento. […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’enigma Wagenknecht

Dopo le elezioni regionali del Brandeburgo, il partito di Sahra Wagenknecht (BSW) ha confermato di essere una presenza consolidata nel panorama politico tedesco. di Giovanni Iozzoli, da Carmilla Il profilo stesso di questa aggregazione non autorizza la sua collocazione nel campo delle performance elettorali effimere o occasionali: le radici sociali sono solide e si collocano […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ribellarsi per la Palestina è possibile e necessario più di prima: una riflessione dal casello di Roma Ovest su sabato 5 ottobre e DDL 1660

Con questo articolo vogliamo proporre una riflessione sulla giornata di mobilitazione per la Palestina di sabato 5 ottobre a partire dall’esperienza di lotta e conflitto che abbiamo avuto come studentə e giovani di Pisa partitə con il pullman di Studentə per la Palestina, per arrivare a Roma.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il trattore torna al campo.. e adesso?

I primi mesi del 2024 sono stati segnati in molti paesi d’Europa dall’esplosione del cosiddetto “movimento dei trattori”.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Gli Stati Uniti verso le elezioni: guerre e guerra civile

Manca poco più di una settimana alle elezioni negli Stati Uniti e nonostante i pronostici regna l’incertezza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Grecia: i portuali bloccano un container di munizioni per Israele

Decine di membri del sindacato greco dei lavoratori portuali PAME (Front Militant de Tous les Travailleurs) hanno bloccato il carico di un container di munizioni destinato a Israele per protestare contro la guerra a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Traduzioni

Un suspiro de alivio, nada más

Más que la victoria a medias de la izquierda en Francia, lo que realmente podemos celebrar es la derrota de la Agrupación Nacional de Le Pen. Una derrota clara, una buena noticia a corto plazo pero que, después de haber suspirado de alivio, nos obliga a hacernos unas cuantas preguntas

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Un sospiro di sollievo, nient’altro

Più che la vittoria dimezzata, per quanto in parte sorprendente, della sinistra in Francia ciò che c’è possiamo festeggiare è la sconfitta del Rassemblement National. Una sconfitta chiara, ed una buona notizia nel breve termine, ma che, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, ci costringe a porci diverse domande.

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

Un fronte più salutare che popolare.

Traduciamo un commento da parte del collettivo francese Cerveaux Non Disponible rispetto alle elezioni per dare un quadro il più possibile composito di quali siano gli animi nei movimenti francesi a seguito della decisione di Macron.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nel CPR ad Atene per la solidarietà alla Palestina

Il 14 maggio 2024, ventotto (28) persone sono state arrestate nel corso dell’operazione di polizia durante l’occupazione della Facoltà di Giurisprudenza di Atene nel contesto delle proteste internazionali contro lo spargimento di sangue a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le elezioni USA: non solo uno scontro tra un “rimbambito” e un “delinquente”

Dopo il Super Tuesday del 5 marzo, la partita delle primarie presidenziali negli Stati Uniti si è chiusa con lo scontato risultato della vittoria di Biden da un lato e di Trump dall’altro, che quest’estate verranno incoronati quali candidati per la corsa del novembre 2024 nelle Conventions dei rispettivi partiti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Alcune valutazioni post elezioni in Turchia.

Con Murat Cinar facciamo il punto sulle condizioni delle elezioni in Turchia e gli scontri tra popolazione e forze dell’ordine nei giorni immediatamente successivi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Turchia: Erdogan tenta di delegittimare la vittoria di Dem nel sud-est del paese. Manifestazioni e scontri

Proseguono i tentativi del sultano Erdogan e del suo partito AKP di delegittimare i risultati espressi nel voto per le elezioni amministrative del fine settimana.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La crisi nel centro: la Germania nell’epoca dei torbidi. Intervista a Lorenzo Monfregola

La Germania, perno geopolitico d’Europa, epicentro industriale e capitalistico del continente, sta attraversando senza dubbio un passaggio di crisi.