L’Europa assassina
Com’è noto l’espressione “catastrofe naturale” è un concetto fondamentalmente sociale, essendo questa il frutto dell’impatto tra un evento più o meno prevedibile e la vulnerabilità di un determinato contesto. È per questo che lo stesso terremoto fa centinaia di vittima a L’Aquila e nessuna in Giappone o che puntualmente, in Italia, dei semplici acquazzoni (rinominati iperbolicamente “bombe d’acqua”) provocano morti e feriti. Se poi ci rendiamo conto che la vulnerabilità è, a sua volta, la risultante di scelte precise diventa evidente che nella “catastrofe naturale” non c’è niente di “naturale” ma tutto di politico, in questi casi la gestione scellerata delle infrastrutture e l’abbandono dei territori.
Ieri ventinove migranti sono morti nel tentativo di raggiungere Lampedusa. L’allarme è arrivato nel pomeriggio di domenica alla capitaneria di porto di Roma e i soccorsi sono arrivati verso le 22h. Le grandi navi della marina militare italiana, che fino a qualche mese fa sostavano a una cinquantina di miglia della costa libica, sono ormai state fatte sloggiare e la flotta dell’agenzia europea di controllo delle frontiere, Frontex, si limita a sostare intorno a Lampedusa nel solo obiettivo di bloccare gli irregolari che riuscissero a passare tra le maglie della fitta rete posta a difesa della fortezza europa. Al loro arrivo i soccorritori trovano sette vittime. Ventidue migranti, invece, sono morti nel corso delle operazioni di salvataggio. Morti assiderati durante il trasporto – durato diverse ore a causa del mare mosso – a bordo delle navi della marina militare italiana.
Non è il freddo che li ha uccisi bensì la mancanza di mezzi idonei al soccorso: potevano essere salvati, a quanto riferiscono i medici presenti sul luogo del salvataggio.
La fine di mare nostrum è stato imposta dall’Europa dei burocrati e della destra xenofoba, ben più affini di quanto non vogliano, entrambi, dare a vedere. E il montare dei vari lepenismi avrà come effetto quello di far aumentare le vittime sacrificate sull’altare dell’inviolabilità dello frontiere europee. Si tratta di un nodo doloroso, da affrontare evitando il facile placebo della commozione: perché se nessuna catastrofe è naturale alcune tragedie sono, purtroppo, annunciate…
Ascolta Giacomo di Askavusa (RadioBlackOut):
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