Lotta per la casa a Londra: autunno 2014
Pubblichiamo qui di seguito il contributo di una compagna londinese su FocusE15, un percorso di lotta per la riappropriazione del diritto alla casa messo in atto da madri-single nella capitale britannica.
Il movimento contro la pulizia sociale
Il complesso di Carpenter, costruito nell’est di Londra negli anni 60, è costituito da tre torri attualmente circondate da file di edifici di due o tre piani costruiti tra quel periodo e gli anni ’80, una piazza centrale, un pub e un centro comunale. Anche se il comune ne aveva programmato la dismissione anni prima, la distruzione degli stabili è divenuta una certezza solamente quando il complesso di Carpenter si è ritrovato a confinare con la zona destinata al futuro Villaggio Olimpico. Il degrado, tollerato per decenni, ha cominciato ad aumentare, è stata annunciata la demolizione dei palazzi e i residenti hanno cominciato a essere allontanati. Un mix di tecniche – minacce, offerte di alloggi alternativi, prestiti per comprare altre case o addirittura buonuscite in contanti – sono stati utilizzati per disfarsene. Come dice uno degli ex-abitanti a questo proposito: “Abbiamo perso la nostra comunità”.
Ma, anche se gli stabili sono stati abbondantemente svuotati, ad oggi l’operazione di sgombero non è ancora stata completata. Alcuni abitanti si sono rifiutati di andar via e si sono organizzati. Hanno cominciato una campagna, dal nome Carpenter’s Against Regeneration Plans, ottenendo il sostegno degli studenti, direttamente coinvolti a causa del progetto di un nuovo campus previsto dalla University College London per il sito. Grazie alla pressione di questa campagna, nel 2013 l’università ha rinunciato ai suoi piani. Come la sua stessa unità di sviluppo territoriale ha poi riconosciuto il complesso rappresentavano “un quartiere unito in una città sempre più individualizzata”. Anche se da molti punti di vista gli abitanti hanno perso, i palazzi sono sempre in piedi. Ed è una serie di appartamenti di questi palazzi che Focus E15 ha deciso di occupare nell’autunno del 2014.
Focus E15 è nata attorno ad una diversa campagna di lotta per l’abitare: quella sviluppatasi contro i tagli nei servizi pubblici. In seguito al ritiro dei fondi comunali per gli ostelli (anch’essi in pessimo stato), 29 giovani madri single che vi risedevano erano state sgomberate dall’associazione responsabile degli alloggi sociali che li possedeva. Mentre il palazzo era stato venduto a un imprenditore privato, queste donne si erano viste offrire una sistemazione alternativa in altre città come Manchester e Birmingham. Rinnovazione urbana da una parte e tagli in bilancio dall’altra! Come dice Focus E15: “questa è pulizia sociale”. Le donne si sono alleate con un piccolo collettivo (the Revolutionary Communist Group). Hanno messo su un presidio in un centro commerciale del posto, protestato in comune e occupato gli uffici dell’associazione che le aveva sfrattate, trasformandoli in un asilo per un giorno.
Dopo che la loro lotta ha guadagnato la prima pagina dei giornali locali, il comune ha aiutato tutte le donne in questione a stipulare dei contratti d’affitto con privati della zona. Nessuna di loro è stata obbligata a trasferirsi da Londra. Tuttavia il successo ottenuto nel soddisfacimento di questo bisogno immediato non ha fermato la loro lotta: ancora insoddisfatte della loro situazione precaria e del più generale processo di pulizia sociale del quartiere hanno allargato il loro raggio d’azione. L’occupazione degli immobili di Carpenter rientra in questo quadro. L’occupazione ha funzionato come posto dove sia gli abitanti del luogo sia i militanti di più lungo corso potevano incontrarsi e costruire relazioni. Un membro di Focus E15 ha dichiarato “Molta gente, perché è sola… quanta gente è venuta e ha raccontato la sua storia e ha detto ‘non ho mai parlato di questo a nessuno’? Il fatto di essere insieme ti dà la speranza che le cose possano andare diversamente”. Da quel giorno Focus E15 ha continuato a lavorare sul quartiere e a tessere alleanze con i gruppi della sinistra antagonista londinese. Il gruppo ha bloccato il ‘Mipim’ – una vera e propria fiera per investitori, costruttori e politici locali – durante un corteo con il sindacato del settore pubblico Unite, il London Solidarity Federation, il Radical Housing Network e il Defend Council Housing; e ha anche preso parte a una lezione con accademici solidali e il gruppo London Black Revolutionaries.
I processi di pulizia sociale rappresentano tre vantaggi inter-connessi per il capitale. Rimettono a disposizione terreni che, in questi ultimi decenni, a Londra, hanno incredibilmente incrementato il proprio valore, rendendoli disponibili per quella parte della popolazione che può pagare di più per una casa e per i consumi e e per investimenti capaci di attirare questa fascia di popolazione. Eliminano le forme di contratto stabili che sono stati stabiliti in passato costringendo tutti gli abitanti di una zona ad entrare nel costoso e precario mercato privato dell’affitto o ad acquistare una casa. Infine cacciano la gente dai quartieri in cui hanno da sempre vissuto, distruggendo grappoli di cultura di classe e di solidarietà. A volte tutto questo succede senza gran clamore. Ma, soprattutto quando questi processi interessano grandi complessi di case popolari, iniziano a incontrare forme di opposizione organizzata. Nelle case popolari di tutta Londra in questo momento crescono lotte dal basso che si oppongono all’aumento degli affitti e agli sgomberi di massa. E15 e altri gruppi simili hanno fatto molto durante quest’ultimo anno, cominciando senza una grossa esperienza politica alle spalle e tuttavia aprendo la strada ad un nuovo movimento di classe a Londra.
Celebrità e madri single
Un altro freno all’imperversare del capitale a Londra sono le sue madri single. Il genitore single medio del Regno Unito richiede il doppio del sostegno di un nucleo familiare medio con due genitori. Le madri single rappresentano anche un fenomeno molto diffuso: un quarto dei bambini sono stati cresciuti da un genitore single. Le madri sole sono quindi il bersaglio di numerosi tagli, non soltanto perché si appoggiano molto di più sui servizi pubblici ma anche perché ma anche perché rappresentano una categoria di lavoratrici impiegate per lo più proprio in quei servizi pubblici oggetto dei tagli. In media, le madri single hanno perso il 15% del loro reddito rispetto al 2010.
Le madri single lavoratrici sono spesso calunniate dai media e dai politici, quindi è veramente significativo che le donne di Focus E15 siano state dipinte in questi ambiti come un esempio per tutti. Come ha detto un giornale “Grazie ad un gruppo di donne intraprendenti e radicali, una vera azione politica è in corso. Inizialmente trattate come un problema da sballottare tra soluzioni abitative temporanee queste donne stanno sollecitando nuove soluzioni per il vero problema – impedire che Londra diventi una città nella quale possono vivere solo i ricchi mentre il resto di noi deve fare il pendolare per venire a servirli. Il successo mediatico di Focus E15 – il dibattito sulla sua campagna in tutti i giornali del paese e anche in qualche media internazionale – non è dovuto soltanto alle loro capacità e al loro carisma ma anche al sostegno di Russel Brand, una sorta di carismatico comico divenuto attivista e conosciuto per diversi exploits sessuali. Con Brand, E15 è riuscito a dare rappresentazione di massa alle dure pressioni che subisce la classe lavoratrice londinese, alle attive e intelligenti madri single e a un impulso al cambiamento.
Il modo con cui queste madri sono state rappresentate, con le carrozzine e i bambini al seguito, non è tuttavia esente da ogni rischio La figura della mamma delle classi popolari ha ancora un tono conservatore. Tatcher per esempio, anche se era disegnata come una affamatrice senza alcun tipo di simpatia umana, era anche descritta come la “casalinga della nazione”, che s’incarica del benessere materiale della nazione come una donna lo fa per la sua casa. Ecco forse perché la figura della mamma ha acquisito un potere trainante a livello politico in tempi di “austerità”, che fa eco non soltanto agli anni 80 ma anche alla propaganda durante la Seconda guerra mondiale. Le donne, ancora una volta, sono quelle da cui dipende la sopravvivenza della nazione: ci proteggono dalle catastrofi della disintegrazione sociale e del collasso economico. L’Ukip (partito della destra populista NdR) ha cominciato ha esprimere un certo interesse nelle questioni della casa.
Nel frattempo il nuovo libro di Brand che chiede una “rivoluzione” è stato squalificato come incoerente, autoindulgente e irresponsabile. Tra l’altro, la star e l’interesse mediatico che si porta dietro rappresentano un altro pericolo per il movimento. Mentre Focus E15 continua i suoi presidi nei centri commerciali, Brand ha organizzato manifestazioni con altre case popolari nelle quali lavoratori del posto, donne in particolare, militanti e appariscenti uomini vip si mescolano. Avere Brand alla tua manifestazione porta visibilità, ironia e agitazione a ciò che senza di lui sarebbe stato piccolo e noioso. Ma sposta anche l’attenzione dall’azione collettiva, dal processo collettivo costituente verso di lui. Questo tipo di manifestazioni non ha mordente. Si ha l impressione che ognuno non sia altro che un aggiunta ad una ricostruzione da film. E in più: cosa ti resta quando queste celebrità passeranno ad altro?
DIY or die!
Focus E15 ha stabilito un’ampia ma chiara richiesta per un movimento di lotta per la casa: affitti sicuri in case popolariabbordabili. La loro occupazione ha chiesto di riaprire le case popolari di Carpenter con dei contratti a lungo termine e con una gestione del complesso “da parte dei residenti per i residenti”. Come Brand, famoso per suggerire che la gente non dovrebbe votare ma invece “prendere controllo del proprio destino politico”, E15 sostiene un mix di redistribuzione e si sostituzione della classe politica con forme di partecipazione popolare. Il video che Brand ha realizzato per promuovere Focus E15 ha come titolo “Per delle vere politiche ignora Westminster – fattele da solo (Do it yourself o DIY Ndr)”. Purtroppo il DIY che reclama, si limita rigorosamente al far propaganda e agitazione dal basso. L’occupazione aveva come obiettivo di dimostrare la fattibilità delle richieste; ha mostrato “che dietro ai sigilli sui palazzi ci sono appartamenti in buone condizioni pronti per i loro abitanti”. Scrive E15 in uno dei suoi testi: “I politici pretendono che non ci siano soluzioni semplici. Noi diciamo che ci sono delle risposte semplici, ve le presentiamo oggi: fine degli sfratti, riaprire le case popolari di Carpenter e ogni singola casa con i sigilli, tassare le proprietà che non sono altro che paradisi fiscali per i ricchi e che restano vuote mentre la gente dorme in strada”. Nei discorsi fatti finora da Focus E15, la soluzione risiede nel cambiare l’agire del comune, dei politici e dello stato. Come troppe lotte al giorno d’oggi, individuano come controparte i meccanismi di distribuzione e le politiche vigenti mentre i veri nemici – il capitale e lo stato – restano nascosti.
Questo movimento è molto lontano dal movimento squatter che molti italiani hanno potuto conoscere e che è stato facilmente decimato nell’autunno del 2012, quando è diventato illegale occupare edifici residenziali. Era un movimento che faceva pochissimi sforzi per rappresentarsi e sul livello dell’organizzazione politica. Gli squat erano diffusi e dispersi, occupati tanto da migranti in cerca di lavoro quanto da euro-punks che cercavano di evitarlo. Un gruppo di squatters poteva non essere neanche al corrente dell’esistenza di un altro gruppo giusto qualche porta più lontano. Era semplice mettere insieme qualche amico, trovare una casa vuota, della dimensione giusta e nell’area che preferisci, strisciare dentro e vivere più o meno tranquilli per un certo periodo. Quando l’ordine di sgombero arrivava era tempo di spostarsi. Gli occupanti che consideravano lo squat come un atto politico, facevano parte di una sottocultura che ha ereditato molto dall’etica DIY: fanculo la polizia, fanculo lo stato, fanculo il comune, fanculo i media; possiamo trovare i mobili di seconda mano e recuperare il cibo nei bidoni della spazzatura; costruiamo il nostro piccolo mondo sulle macerie di quello che odiamo… ma facciamoci una canna prima! Ed è stata una grande e genuina esperienza nella quale la gente contava sulle proprio conoscenze – come allacciare un contatore dell’elettricità, come ricostruire un impianto di tubatura – e si organizzava con chi gli era attorno – che distraeva la polizia davanti alla porta mentre gli altri (chi ha il cacciavite?) la sigillavano – per portare avanti una sorta di lotta quotidiana di basso livello contro la proprietà privata.
Col tempo, ci si rende conto fino a che punto sono importanti le misure preventive del governo per controllare Londra. Fin dalla crisi degli alloggi che ha seguito la seconda guerra mondiale, lo squat era tollerato come una valvola per innalzare un pò i livelli di povertà e disagio estremi ma, nel 2012, hanno deciso che era più sicuro rinunciarvi. E sono fortunati che i gruppi come Focus E15 – gente profondamente radicata in un territorio e in una comunità – non stiano incontrando un bacino di occupanti connessi a livello internazionale e non interessati a rinnovare la classe politica, perché quello sì che sarebbe interessante. Ad ogni modo domani Focus E15 aiuterà una famiglia nella resistenza allo sfratto: “Domani incontriamo una famiglia con tre bambini sotto sfratto. Stiamo organizzando una resistenza. Per favore venite a sostenerci e condividere la nostra battaglia” dice la loro pagina Facebook. “Si si e si” rispondo fra me e me.
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