Salvini annuncia il Decreto Sicurezza bis: ulteriore stretta su migranti e manifestazioni
Il 10 maggio il Ministro degli Interni Salvini ha rilasciato la futura bozza del secondo Decreto Sicurezza. Il Decreto-legge prevede un ulteriore inasprimento delle misure di sicurezza costiera e di gestione dell’ordine pubblico, colpendo con pene pecuniarie chi presta aiuto e salva i migranti in mare e aumentando le pene detentive connesse a fatti avvenuti durante le manifestazioni.
La bozza si suddivide in tre parti, la prima inerente l’immigrazione, la seconda l’ordine pubblico e la terza la risoluzione degli arretrati amministrativi nell’esecuzione delle condanne penali definitive.
Per quanto riguarda la questione sbarchi, verranno colpite direttamente le persone, organizzazioni e semplici imbarcazioni che presteranno aiuto ai barconi con migranti presenti nel Mediterraneo. Questo viene fatto attraverso la formulazione di una pena pecuniaria, che può variare tra i 3500 e 5500 euro per ogni migrante aiutato, e di sequestro dell’imbarcazione medesima fino ad 1 anno con revoca di licenza di navigazione. Tutto questo può avvenire nel caso le navi non rispettino il diritto di navigazione internazionale, ovvero non lascino le persone salvate nel porto sicuro più vicino al punto di navigazione. Per le autorità porti sicuri sono considerati anche quelli libici, a dispetto delle condizioni disumane con coi sono trattati i migranti nei centri di detenzione del paese nordafricano e della situazione stessa del territorio, ormai in guerra civile dal 2011. Obiettivo del decreto è dunque quello di obbligare le navi che prestano soccorso a riportare le persone in Libia, eliminando così gli sbarchi sulla penisola.
Ulteriore modifica è l’allargamento dei poteri del Ministro dell’Interno che potrà limitare, per motivi di ordine pubblico, la navigazione e il transito di qualsiasi imbarcazione all’interno delle acque territoriali nazionali. Questo articolo prevede quindi una limitazione dei poteri del Ministero dei Trasporti e da a Salvini il controllo pressoché totale delle frontiere.
Un ultimo articolo, inerente la questione immigrazione, sostiene lo stanziamento di un milione di euro annui fino al 2021 per le operazioni sotto copertura delle forze dell’ordine con l’obiettivo di individuare i migranti e i soggetti che li aiutano. Il tutto attraverso il coordinamento con le forze di polizia libiche e l’intervento diretto su tale territorio.
La parte che riguarda la gestione dell’ordine pubblico prevede un inasprimento delle pene per reati avvenuti nell’ambito di manifestazioni. In particolare si sostiene la reclusione fino ad un anno nel caso di: manifestazioni non preavvisate o autorizzate e nel caso di atti di danneggiamento o ascrivibili al reato di devastazione e saccheggio. Si punisce inoltre con pena fino ai due anni l’uso di caschi nell’ambito di manifestazioni e con pena da 1 a 3 anni l’uso di scudi o oggetti di protezione passiva per proteggersi dalle cariche degli agenti di polizia; punito inoltre l’uso di qualsiasi oggetto pirotecnico, per es. i fumogeni, con pene da 1 a 4 anni di reclusione. Infine viene aumentata la pena massima per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale da 3 a 4 anni.
Il decreto-legge si sofferma poi sugli stanziamenti per l’ordine pubblico per le Universiadi a Napoli nel 2019, autorizzando quindi la spesa di 1 milione e 200 mila euro, e infine proroga l’abrogazione dell’art. 57, che sostiene la responsabilità penale del direttore di un mezzo di stampa per quanto pubblicato dal suo periodico, al 1 gennaio 2020 al posto che il 18 maggio 2019. Un ultimo stanziamento di fondi di 25 milioni e 660 mila euro è formulato poi per la costituzione di un commissario straordinario, con relativi 800 dipendenti, per l’esecuzione dei provvedimenti di condanna penale definitivi.
Il decreto è ad oggi solo una bozza e deve essere ancora vagliato dal Consiglio dei Ministri. Se dovesse essere approvato così come formulato finora, rappresenterebbe un ulteriore stretta sulla libertà di movimento, di manifestazione e di espressione del dissenso, già profondamente colpite con il Decreto Sicurezza approvato dal Parlamento il 27 novembre 2018.
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